Annate storiche di vini mitici (18): Lazio
Certo, il Lazio non è il Piemonte, né la Toscana, né il Friuli; eppure sono state diverse le aziende locali degne di entrare a buon diritto nel nostro reportage. Non solo con le varie declinazioni di Cesanese nella versione di Affile e di Olevano Romano, o che con alcuni autoctoni pressoché sconosciuti, come Bellone, Giacchè, Nero Buono di Cori, ma anche con altri ben più famosi, quali Sangiovese, Grechetto, Aleatico, e con “i soliti” internazionali, qui declinati in modo originale, talvolta in assemblaggio con uve bianche locali. La regione entra nella mappatura anche con lo storico Frascati, maltrattato per decenni e ora in una fase di crescita qualitativa, grazie anche a un maggior impiego della Malvasia del Lazio e soprattutto a un rigoroso lavoro in vigna. Parlando invece di aree geografiche, le più generose sono state i Castelli Romani, la provincia di Latina, il Viterbese. Ne è uscito un puzzle in divenire e da perfezionare, ma potenzialmente foriero di sviluppi interessanti e originali, non più dominato dai carrozzoni delle grandi cooperative, ma assai composito e articolato.
Nei prossimi giorni saranno pubblicati i focus aziendali:
- Marco Carpineti: Oasi di vitigni “reliquia”
- Casale Cento Corvi: nettare etrusco
- Castel de Paolis: internazionali e indigeni
- Damiano Ciolli: qui dove la terra è bruna
- Colle Picchioni: la Borgogna a Roma
- Paolo e Noemia D’Amico: impronta francese
- Fontana Candida: la denominazione al centro
- Marcella Giuliani: pasionaria del biologico
- Sergio Mottura: una scelta, niente bianchi giovani
- Principe Pallavicini: lavorare con l’emozione
- Terra delle Ginestre: attrazione per il passato
- Trappolini: impegno preso con il tempo
- Villa Simone: per un cru in grande ascesa
© Riproduzione riservata - 24/09/2012