In Italia In Italia Massimo Zanichelli

Anche in Italia nascono gli Icewine. Ecco quali sono

Anche in Italia nascono gli Icewine. Ecco quali sono

Sono i vini che nascono da uve lasciate appassire in pianta fino a novembre inoltrato e raccolte a temperature ben al di sotto dello zero. Nati in Germania, la produzione di Icewine in Italia è di nicchia e a tratti in via d’estinzione, a causa del cambiamento climatico. Ecco le chicche più preziose.

Ora che è al centro di un rinnovato interesse, tutti lo chiamano Icewine, ma il suo vero nome è Eiswein, essendo l’origine di questo vino tedesca. Si dice che sia nato alla fine del Settecento in Franconia a causa di una gelata precoce che avrebbe dovuto rovinare il raccolto e che invece si rivelò come qualcosa d’inedito e di prezioso. Ma sembra che la sua origine ufficiale vada rintracciata nella vendemmia dell’11 febbraio 1830 a Dromersheim, vicino a Bingen, in Rheinhessen.

Dopo la Germania, le altre patrie sono Austria e Canada

In Austria, sua seconda patria, arriva molto più tardi, all’inizio degli anni Settanta nel Novecento, in una località del Neusiedlersee, famosa per i suoi vini botritizzati (l’Eiswein, beninteso, non lo è), chiamata Mönchhof. Dal 1975 il Canada entra tra i protagonisti della tipologia, diventando in breve tempo uno dei principali produttori a livello internazionale con le zone del Niagara in Ontario e dell’Okanagan Valley in British Columbia. Dal 2003 il nulla osta della Comunità europea permette la vendita degli Icewine canadesi anche in Europa.

“Vini di ghiaccio” vendemmiati a sottozero

Eiswein e Icewine significano la stessa cosa, “vino di ghiaccio”: viene vendemmiato in inverno, generalmente prima dell’alba, a temperature molto rigide, quasi impossibili, comprese tra gli 8 e i 13 gradi sotto lo zero. L’uva lasciata appositamente appassire in vigna viene raccolta da novembre a gennaio in grappoli imprigionati nel gelo a una temperatura inferiore a quella in cui ghiaccia l’acqua, che rimane intrappolata nell’acino mentre dal torchio fuoriesce un liquido denso e fragrante (vengono prevalentemente utilizzati vitigni aromatici). Un “succo di frutta” di bassa alcolicità che si avvicina al grado zero della purezza.

Un mercato di ultra-nicchia

È un mercato di nicchia oggi sempre più in crisi, almeno in Europa, per le mutate condizioni climatiche dovute al global warming (Markus Molitor, celebre produttore di vini dolci in Mosella, ha vinificato il suo ultimo Eiswein nel 2016). Non avendo una tradizione storica alle spalle, in Italia questo tipo di produzione, non priva di interesse ma lontana dagli esiti esotici e aromatici del repertorio mitteleuropeo, è rimasta aneddotica e come tale va un po’ cercata con il lanternino.

ice wine in Italia

Pasquale Simonetta di Cascina Baricchi ha prodotto l’Icewine Solenne fino al 2005; ora usa lo stesso vino come base spumante

A Cascina Baricchi l’Icewine è la base spumante

Natale Simonetta di Cascina Baricchi è stato uno dei primi a cimentarsi nel “lontano” 1995 con l’Icewine nostrano, producendolo a Neviglie, in Langa, con uve Moscato. Il Solenne, prima chiamato Guardo, ha fatto molto parlare di sé. Ma Natale ha deciso di non produrlo più in versione passita per l’esiguità della produzione (l’ultima annata è stata la 2005), usandone la base per rinforzare lo spumante dolce Regina di Felicità, dedicato alla madre. La base è formata da una cuvée di tre annate dell’Icewine e da una quota di Moscato fresco per far partire la rifermentazione in autoclave. Ha un’etichetta vintage (la prima annata è stata il 2010 con una partita di Icewine del triennio 2007-2008-2009), è cremoso come una mousse e il produttore consiglia di sorseggiarlo nell’ampia, classica coppa da Moscato.

Il Chaudelune di Cave Mont Blanc de Morgex et de La Salle

Spostiamoci più sopra, nella Valle d’Aosta più estrema, quella di Morgex, dove le viti prefillossera dell’autoctono Prié blanc crescono fino ai 1150-1200 metri di quota, tra le più alte d’Europa. Qui Cave Mont Blanc de Morgex et de La Salle, guidata dal giovane enologo Nicola Del Negro, grazie a un microclima rigido come pochi altri che lo rendono uno dei rari terroir vocati per questa tipologia, produce dal 2000 un vin de glace chiamato Chaudelune. È affinato in botti scolme di diversi carati ed essenze, che ammalia per i sentori di erbe alpine, ginepro, cera, miele, per il tatto cremoso e vellutato, per il finale ammandorlato, non eccessivamente dolce.



Franck Thollet e Nadine Ronsil di Casa Ronsil danno vita a un Icewine rosso

A Casa Ronsil l’Icewine si fa rosso

Tornando al Piemonte e ai luoghi di montagna, a Chiomonte, in Alta Val di Susa, all’estremità occidentale della provincia di Torino e a un passo dal confine francese,  c’è Casa Ronsil. Seguendo le sperimentazioni istituite nel 2006 dalla Comunità Montana e dalla Regione Piemonte, l’azienda è la prima a cimentarsi con un Icewine rosso, da uve Avanà, Becuet e Chatus, varietà autoctone coltivate a 700 metri di altitudine, con una parcella che arriva fino a 1100 metri.

Il rustico Ice One – Vino del ghiaccio

All’interno di una dimora storica, che appartiene alla famiglia Ronsil dal 1250 e dove la coltura della vigna è documentata dal 1342, nasce l’Ice One – Vino del ghiaccio, prodotto in quantità confidenziali (200 mezze bottiglie) dai coniugi lionesi Franck Thollet e Nadine Ronsil, che hanno ripreso all’inizio degli anni Zero l’attività vitivinicola interrotta nel 1975 da Camillo Ronsil, il nonno di Nadine. È un vino vinificato in modo rustico-artigianale, dal colore cerasuolo intenso, dai profumi di bacche selvatiche in cui si respira il rigore invernale che lo genera, dal palato più contrastato che denso, la cui soave dolcezza è ben stemperata da un’acidità incisiva, dal finale di rabarbaro e tamarindo. 


Massimiliano Croci sui Colli Piacentini produce il vino Emozione di Ghiaccio

L’Emozione di Ghiaccio di Croci

Lontano invece dai climi montani, Massimiliano Croci, conosciuto per i suoi frizzanti rifermentati in bottiglia, di cui è uno dei più importanti interpreti, produce dal 2002 l’Emozione di Ghiaccio, da uve Malvasia di Candia aromatica e, in percentuale minore, Moscato coltivate a 260 metri di altitudine su suoli argilloso-sabbiosi in località Monterosso, a Castell’Arquato. Dalla Cantina s’intravede l’incantevole borgo medievale. Siamo nella zona dei Colli Piacentini, territorio di grandi vini dolci. È nato come un tentativo di botrite, è diventato un Icewine: la sua consistenza zuccherina è tale che la fermentazione dura anche un paio d’anni, fermandosi poi spontaneamente.

Dieci-Undici, blend intenso e denso

Il Dieci-Undici, blend di due annate, ha colore dorato antico e intenso, profumi di albicocca secca e di mou, un palato molto denso, dal tatto squisito, deliziosamente moelleux, con un finale di miele d’erica e contributi canditi. La cattiva notizia è che finora è l’ultimo prodotto (il riscaldamento globale impedisce alle temperature di andare sotto lo zero al momento giusto, tra dicembre e gennaio), quella buona è che si trova ancora in commercio.

Dove acquistare gli Icewine italiani

Chaudelune della Cave Mont Blanc de Morgex et de La Salleè disponibile su www.winepoint.it; Ice One – Vino del ghiaccio di Casa Ronsil su  www.casaronsilvini.it; Emozione di Ghiaccio di Massimiliano Croci si acquista su www.vineriafavalli.it.

In apertura: per produrre Icewine la vendemmia delle uve si effettua tra gli 8 e 13 gradi sottozero. Le uve più adatte sono allevate ad alta quota, come quelle della Cave Mont Blanc de Morgex et de La Salle in Valle d’Aosta

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© Riproduzione riservata - 26/02/2021

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