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Albeisa: 350 bottiglie d’autore per i 40 anni dell’associazione

17 Aprile 2013 Anna Rainoldi
Un traguardo festeggiato con arte. L’associazione Albeisa, nata quarant’anni fa per tutelare la bottiglia da vino storicamente adottata dai produttori dell’Albese, ha chiesto al giovane artista locale Valerio Berruti di personalizzare una serie limitata di 350 bottiglie. Gli esemplari da collezione sono valorizzati da un rilievo metallico, che secondo l’iconografia tipica di Berruti rappresenta il delicato profilo di una bambina. STORIA DI UN SIMBOLO - Era il 1973 quando Renato Ratti, in collaborazione con l’industria Vetrerie Italiane di Dego, scelse di rilanciare l’imbottigliamento in Albeisa per le etichette di Langa e Roero. La bottiglia fu inventata nel Settecento dai produttori di Alba e dintorni per distinguere i propri vini; oggi, portata nuovamente in auge grazie all’omonimo progetto, l’Albeisa è adottata da oltre 230 aziende del territorio. IN EDIZIONE LIMITATA - La serie ideata per il quarantesimo sarà riprodotta in due varianti: 270 bottiglie, destinate ai soci Albeisa e a esposizioni istituzionali, avranno il decoro firmato Berruti in acciaio inox. Altri 80 esemplari, con il rilievo laccato in oro, saranno omaggiati ai “migliori ambasciatori Albeisa” in Italia e nel mondo, ovvero i locali italiani e internazionali che hanno sostenuto nel tempo la famosa bottiglia e i suoi produttori. IL MESSAGGIO DI ALBEISA NEL MONDO - Spiega la scelta di creare questi “esemplari d’autore” il presidente dell’associazione, Alberto Cordero di Montezemolo: «Elevare la bottiglia stessa a oggetto d’arte, di valore, rende ancor più importante e prestigioso il ruolo che l’Albeisa ricopre per il nostro territorio; anche l’aver scelto un artista delle nostre colline, giovane, emergente e apprezzato dalla critica internazionale, non è stato casuale. Questa versione celebrativa avrà anche lo scopo di far conoscere il nostro progetto nel mondo: sarà consegnata ai migliori locali dei cinque continenti e questo permetterà, da New York a Tokyo, di portare un po’ del nostro messaggio, della nostra storia, del nostro orgoglio agli occhi di tutti».

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