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Vino cinese tra tensioni internazionali e una nuova spinta al naturale

12 Novembre 2020 Anita Franzon
Vino cinese tra tensioni internazionali e una nuova spinta al naturale

Il paese del Dragone vive un momento di tensione con l’Australia, che minaccia le relazioni e gli scambi tra i due Paesi. Intanto si afferma sempre di più la regione vinicola di Ningxia, nella Cina del nord, e si fanno strada produttori che abbracciano una filosofia naturale.

Il rapporto tra Cina e Australia si è interrotto bruscamente nel 2020 dopo che il governo australiano ha aperto un’indagine sul ruolo della Cina nella diffusione della pandemia.

I problemi tra Cina e Australia

La Cina, da parte sua, ha reagito con un’inchiesta antidumping sulla concorrenza sleale minacciando di applicare dazi, anche retroattivi, sull’importazione di vino australiano e andando così a colpire un settore che nel 2019 valeva $1,26 miliardi (Winetitles e Vino Joy). Ma il vino non è l’unico obiettivo di questa battaglia commerciale, che coinvolge anche le aragoste australiane, zucchero, carbone, legname, lana, orzo e rame per un valore combinato di 5-6 milioni di dollari australiani.

L’incertezza regna sovrana

Inoltre, le importazioni in Cina di questi prodotti sarebbero state sospese in modo non ufficiale dal 6 novembre causando un duro colpo per l’economia australiana. Al momento, però, regna l’incertezza, poiché la Cina sembra si stia effettivamente muovendo per sospendere le importazioni dei diversi prodotti australiani, incluso il vino, ma non c’è stata alcuna autorizzazione ufficiale da Pechino. Il Ministero del Commercio cinese non ha risposto alle domande inviate dalla testata giornalistica ABC e il Ministro del Commercio cinese Zhong Shan si è rifiutato di parlare con il collega australiano Simon Birmingham anche se la Cina nega il coinvolgimento di qualsiasi motivazione politica.

I vini di Ningxia

Ma la Cina sta cominciando a fare da sé. Ningxia, regione situata nel nord della nazione, in breve tempo è diventata piuttosto famosa per il suo vino. I produttori, a oggi, sono quasi 200, molti dei quali appena arrivati, e sono riuniti sotto la denominazione Helan Mountain Eastern Foothills. Ai giornalisti e ai critici del vino piace descrivere questa nuova zona vitivinicola come la risposta della Cina a Bordeaux. Per i rossi, infatti, prevalgono le varietà bordolesi, in particolare Cabernet Sauvignon, e le diverse aree sono classificate con lo stesso sistema usato nell’area francese. E se, al momento, i costi di questi primi vini sembrano elevati, con la crescita della regione è possibile che il prezzo si stabilizzerà. La qualità sembra già molto buona, tanto che alcuni di questi vini assaggiati alla cieca hanno raggiunto punteggi di tutto rispetto da parte più critici (Prestige).

Verso il vino naturale

Secondo il professor Li Hua, il più famoso enologo cinese, il vino naturale rappresenta il futuro dell’industria vinicola. La Cina al momento è il settimo produttore di vino al mondo e anche il Presidente Xi Jinping si è accorto dell’importanza di questo settore, visto che in una recente visita nella regione Ningxia ha deciso di fermarsi a visitare cantine e vigneti. Al momento non si sa quante cantine in Cina aderiscano a una filosofia di vinificazione classificabile sotto il termine “naturale”, ma l’attenzione verso questa corrente è in crescita; l’anno scorso Shanghai ha ospitato un festival del vino naturale e le enoteche che seguono questa filosofia si stanno moltiplicando nelle grandi città (Vino Joy).

In apertura le vigne dell’azienda Helan-Qingxue, nella regione di Ningxia, in inverno

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