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Cambia il disciplinare dei vini Maremma Toscana Doc

20 Maggio 2020 Anna Rainoldi
Cambia il disciplinare dei vini Maremma Toscana Doc
modifiche disciplinare maremma toscana doc

Nel nuovo disciplinare Maremma Toscana Doc cambiano gli uvaggi e si prevede la Riserva per le tipologie Rosso e Bianco. “Risultati importanti che consentiranno alla denominazione di crescere” per Francesco Mazzei, presidente del Consorzio.

Ci sono voluti quattro anni, fra consultazioni e iter burocratici. Ma l’attesa è finita: il Consorzio Tutela Vini Maremma Toscana ha ottenuto le modifiche richieste al disciplinare della Doc, ratificate dal Ministero delle Politiche agricole tramite il Comitato Nazionale Vini. Il nuovo disciplinare punta a completare il passaggio dalla preesistente Igt alla Doc, innalzando l’asticella della qualità e adeguando la denominazione alle nuove esigenze di mercato.

Nuovi vitigni per le tipologie Bianco e Rosso Maremma Toscana Doc

Le modifiche più rilevanti del disciplinare dei vini Maremma Toscana Doc riguardano, innanzitutto, la formulazione della base ampelografica. Per la produzione della tipologia Rosso sono ammesse le seguenti varietà: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Merlot, Syrah e Ciliegiolo (da sole o in blend per un minimo del 60%, più altre uve a bacca nera idonee alla coltivazione in Regione Toscana fino al 40%). Sul fronte del Bianco, invece, accanto a Vermentino e Trebbiano toscano sarà possibile utilizzare anche il Viognier. I tre vitigni dovranno essere presenti (da soli o in blend) per almeno il 60% (più altre uve a bacca bianca idonee alla coltivazione in Regione Toscana, tranne il Moscato bianco, fino al 40%). Le tipologie monovarietali vedono il successo del Vermentino e il nuovo ingresso in disciplinare di Cabernet franc, Petit Verdot e Pugnitello. Ma d’ora in poi sarà possibile indicare in etichetta anche due varietà (le tipologie bivarietali sono molto richieste sui mercati esteri).

Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Maremma Toscana Doc
Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Maremma Toscana Doc

La menzione Riserva e altre modifiche per valorizzare la qualità

“In un’ottica di innalzamento del livello qualitativo della proposta, è stata anche inserita la menzione Riserva sia per la tipologia Bianco sia per il Rosso”, spiega Luca Pollini, direttore dell’ente di tutela. Il disciplinare prevede un affinamento non inferiore a 12 mesi per il Bianco Riserva, mentre il Rosso potrà fregiarsi della Riserva a seguito di un invecchiamento di minimo due anni, di cui almeno 6 mesi in legno. Fra le ulteriori modifiche volte ad elevare il valore dei vini a denominazione, nel nuovo disciplinare Maremma Toscana Doc sono state aggiunte prescrizioni specifiche per la viticoltura, aumentando a 4.000 ceppi per ettaro la densità minima e vietando sistemi di allevamento come il tendone.

In attesa della modifica in Gazzetta Ufficiale

“Il percorso per l’approvazione ministeriale di questa modifica è quasi giunto al termine. Ora bisognerà aspettare che decorrano i tempi tecnici dalla pubblicazione della modifica in Gazzetta Ufficiale“, ha commentato Francesco Mazzei, alla guida dell’ente di tutela. Come spiega la nota stampa diffusa oggi dal Consorzio, è stato un lavoro lungo e complesso che ha dovuto confrontarsi anche con il cambio delle regole comunitarie, avvenuto a inizio del 2019, a fronte delle quali il Consorzio ha dovuto spacchettare le modifiche richieste.

Next step: vietare l’imbottigliamento fuori dalla zona di produzione

Per il presidente Mazzei “questo traguardo apre nuove interessanti prospettive. Consentirà alla denominazione di crescere e di ampliare il raggio d’azione, presentandosi sui mercati con una proposta ancora più ampia e articolata che andrà a raggiungere nuove punte di qualità”. Fra i prossimi passi in questa direzione, non appena concluso l’iter delle modifiche ordinarie sarà presentata la richiesta di imbottigliamento nella zona di produzione, una modifica per la quale è previsto il pronunciamento della Commissione Europea.

In apertura: vigneti sull’isola del Giglio (foto di Carlo Bonazza)

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