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Amarone: la sentenza definitiva per Consorzio e Famiglie Storiche

31 Ottobre 2019 Civiltà del bere
Amarone: la sentenza definitiva per Consorzio e Famiglie Storiche

Si è chiusa, dopo quattro anni, la vicenda sull’uso del termine “Amarone” che ha coinvolto il Consorzio vini Valpolicella e le Famiglie Storiche. La sentenza definitiva è a favore dell’ente di tutela.

Le Famiglie Storiche non possono utilizzare il termine “Amarone” per qualificare la propria associazione. La Corte d’appello del Tribunale di Venezia ha confermato, in via definitiva, la sentenza dell’ottobre 2017.

La querelle tra Consorzio e Famiglie Storiche

Il finale della vicenda è favore del Consorzio Vini Valpolicella. Nel 2015 l’ente di tutela della Docg aveva intrapreso un’iniziativa legale per evitare che il termine Amarone fosse “usato in maniera laudativa, quasi esistesse un Amarone di serie A e di serie B”, spiegava l’allora presidente Christian Marchesini. Il riferimento è al cosiddetto “Amarone d’Arte” indicato dalle Famiglie Storiche come prodotto distintivo delle aziende socie. Dopo una prima sentenza (ottobre 2017) a favore del Consorzio, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale sembrava aver ribaltato le sorti della querelle, respingendo la richiesta di annullamento del marchio europeo “Amarone Families – Famiglie dell’Amarone d’Arte”.

Che cosa ha decretato il Tribunale oggi

La sentenza del 2017, confermata nei giorni scorsi dal Tribunale di Venezia, costringeva le Famiglie a rimuovere dalla denominazione sociale qualsiasi riferimento totale o parziale alla Docg Amarone della Valpolicella, ivi inclusa la parola Amarone, accertava la nullità del relativo marchio italiano e ne vietava l’uso, ordinandone anche la rimozione dalle bottiglie di vino. Le Famiglie saranno inoltre obbligate alla pubblicazione della sentenza su importanti testate giornalistiche a diffusione nazionale, e al pagamento dei danni per l’uso improprio del marchio collettivo tutelato dal Consorzio Vini della Valpolicella.

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