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Nasce il primo Brunello Riserva Baricci

7 Marzo 2017 Emanuele Pellucci
Per mezzo secolo esatto il patriarca Nello non aveva mai voluto produrre un Brunello Riserva Baricci «per poter accontentare», questa la motivazione del nipote Federico Buffi, «il maggior numero di clienti». Ciò significa che dal primo imbottigliamento del Rosso dai Vigneti di Brunello (così si chiamava all’epoca il "fratello minore" del Brunello), risalente appunto al 1967, e dalla prima bottiglia di Brunello 1971 (oggi quasi introvabile) uscita dalla sua piccola cantina del Colombaio di Montosoli, mai il Bariccia (come era chiamato amichevolmente a Montalcino il buon Nello) aveva programmato di produrre un terzo vino, seppure una nobile Riserva di Brunello.

La nuova generazione lancia la Riserva

Finalmente ci hanno pensato i suoi nipoti, Federico e Francesco (figli di Graziella Baricci e Pietro Buffi), che oggi conducono in prima persona il piccolo gioiello che si adagia sulla collinetta di Montosoli, uno degli esclusivi cru del Brunello di Montalcino, a creare il Brunello Riserva Baricci . «Il nostro è stato un doppio omaggio al nonno», ci dice Federico, che si occupa della parte tecnica dell’azienda mentre Francesco cura gli aspetti di marketing, «doppio perché coincide con il Cinquantesimo anniversario del Consorzio, dove Nello figura quale primo firmatario dell’atto costitutivo (26 aprile 1967), e perché un mese dopo, il 26 maggio, nostro nonno compie 96 anni, ancora oggi ben portati assieme a nonna Ada».

Il rapporto con Franco Biondi Santi

Un personaggio incredibile, Nello Baricci, legato nientemeno che a Franco Biondi Santi (entrambi sono stati allattati dalla mamma di Nello, Annina). Nel 1955 da mezzadro diventa proprietario del podere Colombaio nel quale fino ad allora aveva lavorato, e con le poche viti presenti inizia a fare vino. Sangiovese sì, ma anche altre varietà autoctone tradizionali toscane. Con gli anni Sessanta lui ed altri piccoli coltivatori diretti di Montalcino cominciano a pensare che forse è il caso di cercare di seguire le orme di chi il Brunello già lo produceva da tempo, in primis le fattorie del Greppo Biondi Santi e dei Barbi Colombini.

Rosso di Montalcino fuoriclasse

Da allora è stato un susseguirsi di tappe che hanno portato la piccola cantina di Montosoli e i due vini di Nello Baricci a farsi conoscere nel mondo. «Non aveva bisogno neppure di fare pubblicità, né di andare in giro a venderlo», dice il nipote Francesco, «perché erano i clienti, grazie anche al passaparola, che venivano da lui in cantina. Soprattutto tedeschi e svizzeri, oltre agli italiani». Per molti anni il suo Rosso è stato considerato come il migliore in assoluto della categoria, mentre il Brunello, un po’ scontroso nei primi anni, ha dato prova poi di lunga serbevolezza. Un vino profumato, elegante e di grande personalità, che ben s’identifica con quella del suo produttore.

Il Brunello Riserva Baricci 2010 dedicato a Nello

Oggi l’azienda si sviluppa su 5 ettari di vigna e produce annualmente 18 mila bottiglie di Rosso, 14 mila di Brunello e adesso anche una piccola quantità di Brunello Riserva Nello. Già, perché i nipoti hanno pensato bene di creare un’etichetta speciale con sovrimpressa la firma del loro nonno. L’annata scelta è la 2010, vendemmia a cinque stelle, e dopo questa seguiranno la 2012 e la 2015. «Quando gliel’abbiamo mostrata», dice la figlia Graziella, «si è commosso fino alle lacrime».

Lo potremo bere sono nella annate top

Per fare la Riserva Nello 2010 è stata accantonata una parte delle uve destinate al Brunello, in particolare quelle provenienti dai migliori vigneti, con un'accurata selezione dei grappoli. Dopo la vinificazione in acciaio, il vino è maturato per 40 mesi in botti di rovere da 5 ettolitri cui è seguito l’affinamento in bottiglia per altri 18 mesi. La produzione dell’annata 2010 è stata di circa 1.500 bottiglie, destinata a salire a 2.500 con le vendemmie successive, naturalmente solo nelle grandissime annate.

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