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La Terra Trema 2016, dove inizia l’insurrezione culturale

30 Novembre 2016 Anita Franzon
La Terra Trema 2016 non è solo una fiera, ma è un gesto: umano e culturale. Negli spazi pubblici autogestiti del Leoncavallo di Milano, da 10 anni ormai, un gruppo sempre più nutrito e attivo di vignaioli porta conoscenza e vino compiendo un atto che Nino Barraco, produttore di Marsala, ha definito "agri-culturale". Tre giorni di assaggi, incontri e confronti, che si sono svolti tra venerdì 25 e domenica 27 novembre, sono bastati per riportare l'attenzione su temi che riguardano il mondo del vino, prima di tutto come ambiente culturale, dove avvengono gesti di vita, scelte attive e non atti di consumo passivo. L'evento ha visto la partecipazione di quasi 100 vignaioli e una trentina tra birrai, agricoltori e artigiani.

Coltura e cultura, dalle parole di Veronelli a oggi

Il termine cultura ha la stessa radice latina di coltura. Gli antichi, ed è stato così per secoli, associavano alla coltivazione l'esercizio delle facoltà intellettuali. Solo con la modernità, i due significati si sono separati prendendo strade apparentemente diverse. Nel 1998, Veronelli faceva sulla rivista Ex Vinis una previsione che si chiudeva con un appello alle nuove generazioni: "Il nostro avvenire, e quello dei nostri figli è in gioco, proprio – e in maniera più diretta di quanto si creda – sulle necessità prime del mangiare e del bere. Non è affatto un caso che coltura e cultura abbiano identica etimologia. Coltura significa coltivazione del terreno. Cambi la o in u, cultura, e hai il complesso delle conoscenze intellettuali. […] Il progresso è proprio coltura e cultura".

Insurrezione Culturale a La Terra Trema 2016

Quasi vent'anni dopo, l'appello è stato raccolto da qualcuno. In un momento storico in cui gli artisti e altri attori culturali come scrittori, fotografi, giornalisti, editori e registi incontrano difficoltà nell'esercizio dei loro mestieri, sono gli artigiani-contadini già ammirati da Veronelli, ad aver interpretato le zolle di terra come frammenti poetici. Testimone di questa «piccola rivoluzione pacifica e commovente» è il cineasta Jonathan Nossiter (regista di "Mondovino" e "Resistenza naturale", ndr), che in occasione dell'evento ha presentato "Insurrezione Culturale", il libro pubblicato da DeriveApprodi che ha per sottotitolo: "Per una nuova ecologia della cultura". Qui il regista, coadiuvato dal critico cinematografico Olivier Beuvelet, fa appello a una insurrezione, che è una resistenza attiva, ma pacifica, che prende spunto dall'operato di alcuni vignaioli e che si può leggere nel ritorno alla terra, alla cultura nel senso originale del termine.

La nuova figura de "l'artigianista"

Il libro è rivolto a chi crede che «la cultura sia essenziale per la sopravvivenza», scrive Nossiter, che avverte come la cultura stessa sia, però, a rischio di estinzione. A dare conforto è la nascita di una nuova figura culturale: "l' artigianista" «che si sposta dai mirabolanti saloni espositivi, ai campi. Il ruolo dell'artista viene così ripreso dall'artigiano-contadino: passato e futuro sono scritti, dipinti nella terra». Gli agri-culturi diventano così i protagonisti, il modello a cui ispirarsi, l'unione tra artigiani e artisti, ma forse anche "p-artigiani", capaci di «ridare la speranza di lottare, reagire, immaginare di nuovo il senso della libertà intellettuale, etica, sociale e gustativa», come si legge nelle pagine del libro.

I contadini laureati

Nino Barraco e Corrado Dottori affiancano Jonathan Nossiter nella presentazione del libro e sono due esempi di giovani laureati che, per scelta, sono tornati alle radici: il primo a Marsala, il secondo a Cupramontana, nelle Marche. «Potare e zappare, sono gesti fisici che diventano un mattone per costruire cultura: serve un gesto materiale in un mondo immateriale dominato dai computer e dai telefonini, anche perché sono azioni che rischiano di andare perdute se in futuro i nostri figli non le sapranno più ripetere», interviene Barraco. In questo modo, eventi come La Terra Trema «più che utili, diventano necessari», afferma Dottori, continuando: «Qui non è stata fatta una selezione di vini, ma di persone, di teste pensanti, perché i produttori che partecipano hanno fatto una scelta».

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