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Biotecnologie della vite: il Congresso mondiale a Verona

16 Giugno 2016 Monica Sommacampagna
Verona capitale dell’innovazione in viticoltura fino al 18 giugno al Palazzo della Gran Guardia. L’occasione è il X Congresso mondiale di fisiologia e biotecnologie della vite (International Symposium on Grapevine Physiology and Biotechnology), che ha cadenza quadriennale e quest’anno ha guadagnato alla città veneta il podio di sede scientifica dell’evento rispetto alla blasonata Bordeaux. Non a caso: si tratta di un riconoscimento ufficiale al ruolo centrale all’Università di Verona per lo studio del genoma della vite sin dal 2007 e per le tecniche genomiche avanzate sviluppate dal dipartimento di Biotecnologie.

Un confronto internazionale sulle biotecnologie della vite

Tra i partecipanti al Congresso più di 300 ricercatori da oltre 30 Paesi e produttori sensibili alle nuove frontiere della ricerca, a partire dai partner territoriali dell’iniziativa, Consorzio Tutela Bardolino, Consorzio Tutela Custoza, Consorzio Tutela Valpolicella, Consorzio Tutela Lugana, Allegrini, Masi, Tedeschi e Zymè. Hanno sponsorizzato l’evento Unione Italiana Vini, Tergeo, Simei, Banca Popolare di Verona, Vitiver, Sicit2000, Agsm e K Adriatica.

Focus: siccità ed eccesso di acqua

Che lo vogliamo ammettere o no, sostenibilità ambientale e cambiamenti climatici costituiscono i temi imprescindibili con cui ogni viticoltore deve confrontarsi oggi e in futuro. Non solo teorie ma “motori” di studi all’avanguardia che saranno presentati proprio in questi giorni a un nutrito pubblico di esperti e professionisti. «In particolare siccità ed eccesso di acqua costituiscono due estremi climatici a cui le piante di viti devono abituarsi» ha spiegato Mario Pezzotti, docente di genetica agraria all’Università di Verona e organizzatore scientifico del congresso. «Per questo in campo genetico si stanno realizzando prototipi vegetali di vitis vinifera con geni resistenti a stress biotici e abiotici, a partire da viti selvatiche».

Nuove frontiere nella genomica

Due gli ambiti di ricerca a livello biotecnologico: la cisgnesi, un approccio che permette di trasferire il gene cisgenico nel genoma della vitis vinifera, e il genome editing, che consente di ricreare le mutazioni che avvengono casualmente in natura e di realizzarle in modo mirato, disattivando e colpendo i geni che possono conferire caratteristiche negative ai vitigni. Una buona notizia che ci giunge dal Congresso: «Oggi il genome editing della vite è in corso di realizzazione e in una fase di studio meno avanzata rispetto alla cisgenetica, se consideriamo che pomodoro, frumento e orzo sono stati già definiti a livello genomico» ha anticipato Pezzotti. «Tra 3-5 anni, tuttavia, prevediamo già di contare su prototipi di vite che valuteremo in pieno campo».

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