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Il Presidente Mattarella inaugura il 50esimo Vinitaly

11 Aprile 2016 Elena Erlicher
Un’Italia unita sotto un unico marchio Doc, Italia appunto, «che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro, e dal quale dipende il nostro futuro e quello dei nostri figli». Questo è l’auspicio e l’augurio che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha portato all’inaugurazione del 50° Vinitaly, che si svolge dal 10 al 13 aprile alla fiera di Verona. Il capo dello Stato ha continuato poi parlando anche del ruolo primario dell’export per il settore vino, «che è stato una preziosa risorsa nelle fasi di crisi del mercato interno di questi anni. Il successo dell’Italia nel mondo è legato al superamento dei confini e non al loro ripristino».

La vittoria? Sconfiggere le barriere

Anche a Verona da diversi anni si sono accorti di quanto sia determinante l’export e proprio per questo (e per essere competitivi con le altre fiere internazionali) ogni edizione la fiera investe tante risorse per la presenza di buyer provenienti dall’estero. «Il nostro obiettivo è di rendere Vinitaly sempre più internazionale», ha detto il presidente di Veronafiere Maurizio Danese. «A questo proposito sono stati investiti 8 milioni di euro per aumentare il tasso di internazionalità di Vinitaly. Dei 150.000 visitatori della scorsa edizione il 37% proveniva dall’estero, da 141 Paesi diversi. Quest’anno sono previsti 1.000 buyer stranieri in più, grazie al potenziamento dell’incoming, in particolare da Paesi target quali Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Paesi Scandinavi, Polonia, Usa, Canada, Russia, Giappone e Cina». Sarebbero 400 gli operatori stranieri invitati direttamente dalla fiera (e completamente “spesati”), di cui 60 in arrivo dagli Stati Uniti.

Verso l'approvazione del Testo Unico

Altri fattori determinanti di crescita per il settore vino e di aumento della nostra competitività nel mondo, oltre alla “via della rete” citata da più parti, sono «lo sviluppo della ricerca e le facilitazioni ai giovani che in questo mondo intendono lavorare», ha continuato il capo dello Stato. In questo caso, per quanto riguarda i processi di semplificazione legislativa per lo snellimento della burocrazia, richiesta dalle istituzioni territoriali (come il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Verona Flavio Tosi), il ministro della Politiche agricole Maurizio Martina assicura che siamo verso le fasi conclusive dell’approvazione del Testo Unico «che, varato la scorsa settimana, andrà ora al Senato per la discussione e l’approvazione».

Vino è cultura: insegnamolo nelle scuole

«Abbiamo piedi per terra e la testa nel mondo» è stato l’esordio dell’intervento del ministro. E speriamo, però, di non perderla di vista questa testa. La Consulta del vino italiano (Convi), che riunisce 15 associazioni del settore (Agivi, Ais, Aspi, Donne del Vino, Cervim, Conaf, Donne della Vite, Fisar, Fivi, Movimento turismo vino, Oicce - Organizzazione interprofessionale per la comunicazione delle conoscenze in enologia, Slow Food Italia, Sive, Onav e Vinarius… e a breve ne entreranno altre 4), ricorda che il futuro, o forse addirittura la stessa sopravvivenza, del vino italiano, passa anche per la cultura (e per la sua storia). «Come Convi abbiamo intrapreso un percorso che si pone come obiettivo di avvicinare i giovani al consumo del vino, con consapevolezza», ha spiegato il coordinatore Vito Intini al convegno “Conoscere per sapere... Il vino come istruzione e cultura. E prima che sia troppo tardi, «perché le culture se non valorizzate si possono perdere», ha ricordato il prof. Mario Fregoni, dell’Università Cattolica di Piacenza.

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