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Schiopetto: Blumeri Rosso, evoluzione continua

15 Maggio 2010 Roger Sesto
Questa ormai storica realtà di Capriva del Friuli (Go), fondata nel 1965 da Mario Schiopetto, uomo “di territorio” come pochi altri, oggi giunta alla terza generazione, produce una serie di vini, perlopiù bianchi ma non solo, proni a buono e virtuoso invecchiamento; ma due su tutti sono quelli che in assoluto promettono di saper evolvere meglio nel lungo periodo. Stiamo parlando del Mario Schiopetto Bianco e del Blumeri Rosso, entrambi a Igt. La prima annata di produzione del Mario Schiopetto è stata la 2002, ma è in realtà frutto di un percorso cominciato anni prima, nel 1995, con prove di vinificazione e affinamento in contenitori di legno di diverse capacità. Alla base di questo importante bianco ci sta un blend paritario di Friulano e  Chardonnay.  Il primo proviene da vigneti del Collio, il secondo rigorosamente dai Colli Orientali.  Nel corso degli anni, l’esperienza accumulata ha condotto a mutare la natura dei recipienti di vinificazione ed elevazione: dalle barrique ci si è orientati via via verso i tonneau, eppoi verso un impiego combinato di acciaio e tonneau, con un evoluzione anche sul fronte delle essenze utilizzate, della novità del legno e delle tostature.  Blumeri nasce da un progetto completamente nuovo e da vigneti che per l’80% sono situati nella zona dei Colli Orientali del Friuli e per il restante da vigne di Capriva.  I ceppi da cui provengono le uve sono stati messi a dimora nel 1997 a seguito di un’attenta analisi pedologica per individuare i siti migliori per ciascuna varietà utilizzata nel blend: un assemblaggio composto al 70% da Merlot, 25% di Refosco, 5% Cabernet Sauvignon 5%. Come nel caso del precedente vino, anche qui nel corso degli anni sono state apportate diverse modifiche sia riguardo la vinificazione sia l’affinamento, così da far tesoro delle esperienze cumulate di vendemmia in vendemmia. Rispetto alle prime vinificazioni si è passati dall’uso di contenitori in acciaio a più piccoli contenitori in legno e soprattutto a una maggiore parcellizzazione della raccolta.  C’è inoltre da considerare che dalle prime annate di produzione, quando i vigneti erano molto giovani, i vigneti sono oggi più maturi, quindi più gestibili e qualitativi.  Ma ecco una descrizione della più significative annate di Blumeri Rosso conservate in cantina.  2001 : si tratta dell’annata di esordio di questo originale blend friulano-bordolese, un millesimo importante vista la qualità della vendemmia, ma anche difficile dato che si tratta della prima edizione di un vino completamente nuovo, figlio oltretutto di vigne ancora piuttosto giovani. 2002: un’annata non certo al livello della successiva per i rossi, ma il risultato ottenuto è comunque ottimo, improntato più sulla delicatezza che sulla potenza; il bouquet sa di fiori e frutta fresca, con bilanciate nuance più vegetali, meno evidenti le pur presenti note speziate, di tabacco e liquerizia.  2003:  si sa, è stata forse l’annata più anomala a memoria d’uomo, caratterizzata da un caldo torrido e una scarsa quantità di precipitazioni; un clima davvero inusuale, che ha portato alcuni benefici, ma anche qualche svantaggio, con una raccolta anticipata di una decina di giorni rispetto alla media, anche per le uve rosse, che presentavano zuccheri abbondanti, ma un’acidità inferiore alla media; l’aspetto più positivo è stata la pressoché assenza di malattie. Di veste rosso cupa, profuma – intenso – di confettura di cassis, liquirizia, catrame, tabacco e caffè, per una beva potente e ricca di tannini fitti e vellutati.  2004:  dopo due millesimi estremi, finalmente un’annata dall’andamento climatico classico e sostanzialmente favorevole, sia durante il germogliamento sia nel corso delle successive fasi fenologiche della pianta; positive anche le buone escursioni termiche.  Per un vino dal profilo olfattivo austero, dalle note di sottobosco, goudron, grafite, prugne macerate, sigaro e cioccolato;  gustoso, ricco, armonico e persistente al palato.  2005:  quest’annata è stata caratterizzata da una classica primavera friulana con piogge nella media, un’estate caratterizzata da una prima parte più piovosa rispetto alla media e da una seconda parte fresca. Il mese di settembre ha permesso una buona maturazione delle uve.  Il risultato?  Un Blumeri dai colori un poco più sgranati del consueto, ma dal bouquet complesso ricco di more mature, prugne, terriccio, china, sentori minerali e cioccolatosi e un finale al tabacco, a preludio di una beva di nerbo, ma vellutata, anch’essa caratterizzata da un’eccellente persistenza.

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