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Annate storiche: Mastroberardino, ancora freschi a novant’anni

18 Dicembre 2012 Roger Sesto
Questa storica maison campana (www.mastroberardino.com) non necessita di presentazioni, trattandosi della più antica azienda vitivinicola della regione, iscritta già nel 1878 alla Camera di commercio di Avellino. Da sempre a conduzione familiare e fortemente legata al territorio, la Mastroberardino si è da sempre adoperata per la salvaguardia di Aglianico, Greco, Fiano e Falanghina riuscendo a mantenere uno stile rigoroso e tradizionale, pur attualizzato dalle moderne tecnologie. INTERPRETARE LA NATURA - «La capacità evolutiva di un vino», ci spiega il patron Piero Mastroberardino «deriva dalle caratteristiche varietali. In Irpinia abbiamo la fortuna di disporre di una base ampelografica storica, acclimatata nel corso dei secoli in questo ambiente. Ma rispetto e tutela delle varietà autoctone non sono tutto. Occorre anche considerare e preservare territorio e microclima. Ciò posto, ruolo del viticoltore è quello di farsi interprete di ciò che la natura di anno in anno offre. Questo è il nostro modus operandi, che sta alla base dei vini classici». UN'EVOLUZIONE VERIFICATA NEL TEMPO - Puntualizza Mastroberardino: «La nostra azienda non ricerca scorciatoie per motivi commerciali. Basta saper programmare e gestire la cantina senza rincorrere le soluzioni più immediate. Pian piano questo messaggio passa e il cliente lo recepisce e lo apprezza. Il nostro panel interno di degustazione svolge periodiche verifiche sull’evoluzione dei vini in bottiglia. Dobbiamo noi per primi esser consapevoli di certe potenzialità, per poterle poi offrire al consumatore appassionato. Oltre a questo, organizziamo spesso verticali con giornalisti, operatori e wine lovers. Ma l’attività più interessante e che ci sta dando maggiori soddisfazioni è quella di ripresentare a distanza di tempo – a un mercato di riferimento selezionato - annate precedenti, poiché spesso neppure ci si immagina che potenziale vi sia in questi vini, se si lascia loro la possibilità di distendersi ed esprimersi». IL RADICI, TAURASI RISERVA - Gli chiediamo di dirci di un’annata che lo abbia particolarmente colpito. «Sono molto affezionato al Radici, Taurasi Riserva 1999. Certo è ancora un’edizione recente, considerato che le potenzialità di affinamento di un Taurasi vanno spesso al di là della nostra immaginazione: degustiamo bottiglie vecchie di novant’anni, che mostrano ancora freschezza e frutto vibrante. Sono esperienze indimenticabili».

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