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Cifre record e nuove tendenze dell’export vinicolo in Cina

18 Aprile 2012 Civiltà del bere
Il consumo di vino in Cina ha raggiunto livelli da record nel 2011: secondo le cifre del China Worldwide Wine Summit, tenutosi per la prima volta lo scorso marzo a Hefei (capoluogo della provincia di Anhui), la Cina nel 2011 ha importato vino in bottiglia per 1,27 miliardi di dollari, ovvero +94% rispetto al 2010. PIÙ BOTTIGLIE, MENO VINO SFUSO - Anche considerando la contemporanea diminuzione di vino sfuso importato, che per il 2011 ha registrato un calo del 20%, il volume totale delle importazioni vinicole è aumentato dell’80,9% nel 2011, secondo le statistiche fornite dalla China Culture Association of Poetry and Wine (Ccapw), che ha organizzato il convegno. SI DIVERSIFICA IL GUSTO  - Parallelamente a questo aumento vertiginoso dei consumi, il gusto dei wine lovers del Sol Levante si sta diversificando: i trend d’acquisto stanno iniziando a premiare alcuni Paesi produttori emergenti – come Cile, ma anche Grecia o Nuova Zelanda – rispetto a storici esportatori come la Francia, che pur mantiene la maggioranza assoluta delle quote di mercato (il 51% dell’import cinese di vino imbottigliato nel 2010 era francese, per un valore di 340 milioni di dollari, secondo il sito inumeridelvino.it). ALCUNI DEI PAESI EMERGENTI - L’ambasciatore cileno Luis Schmidt registra per il suo Paese una crescita annuale dell’export vinicolo in Cina intorno al 50%, dal valore di 83 milioni di dollari nel 2010 (61 milioni di litri), ma anche nazioni dal ruolo più marginale stanno ottenendo un buon consenso: è il caso della Grecia, con un valore di 2 milioni di euro per il 2011 (+4% dal 2010, ma +60% rispetto al 2006), e della Nuova Zelanda (+65%, pur con una quota di mercato molto ristretta). VINCONO I VINI FRUTTATI - Jenny Li, research manager per l’istituto di ricerca Wine Intelligence, ha spiegato al sito Decanter.com che queste nuove tendenze derivano dall’incremento di una nuova fascia di consumatori, i giovani lavoratori cittadini tra 20 e 30 anni, che considerano il vino una bevanda alcolica più sana, da bere quotidianamente, senza limitarsi alle tradizionali zone di produzione. Questo perché l’inclinazione ad acquistare vini del Sudamerica o di altri Paesi produttori meno affermati, continua Jenny Li, deriva da una reale discrepanza tra i vini maggiormente presenti sul mercato cinese e il reale gusto dei clienti: «C’è un malinteso tra quello che bevono e quello che apprezzano realmente. Il Cabernet Sauvignon è stato per lungo tempo l’unica varietà reperibile sul mercato, ma questo non rispecchia il fatto che molti consumatori cinesi preferiscono vini più fruttati e meno tannici».  

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