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Le Cantine che hanno fatto l’Italia (2): Tasca d’Almerita

11 Giugno 2011 Emanuele Pellucci
Tasca d’Almerita appartiene di diritto all’élite del vino italiano. Parliamo di un’azienda che ha contribuito notevolmente alla trasformazione e alla valorizzazione della vitivinicoltura siciliana fin dagli anni Settanta-Ottanta. Tra le prime a introdurre nei vigneti dell’isola tecniche di potatura corta, a valorizzare i vitigni autoctoni Inzolia e Nero d’Avola e a usare moderatamente le barrique, l’azienda del conte Lucio Tasca si è meritatamente conquistata una grande notorietà in Italia e all’estero dove esporta circa il 45% della produzione. Sebbene già da tempo produttrice di vino nel suo grande feudo di Regaleali, sulle colline di Sclafani, tra le province di Palermo e Caltanissetta, acquistato dai fratelli Lucio e Carmelo Mastrogiovanni Tasca dei conti d’Almerita agli inizi dell’800, lo sviluppo dell’attuale azienda risale agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso. E proprio in quel periodo inizia anche la commercializzazione sui mercati esteri. «Era il 1972», precisa il conte Lucio Tasca, oggi affiancato dai figli Giuseppe e Alberto nella conduzione dell’azienda, «e il debutto avvenne in Germania, seguito a ruota dagli Stati Uniti. I nostri vini erano distribuiti dalla società palermitana Mid di Ignazio Miceli con la collaborazione di Roberto Mangiarotti e per oltre dieci anni è andato avanti questo rapporto prima di assumere in proprio la distribuzione dei nostri prodotti». «Personalmente ho iniziato a visitare i mercati intorno alla metà degli anni Ottanta e i miei viaggi negli Stati Uniti erano frequenti. Sono state esperienze molto positive. Le dirò di più: era più facile vendere in America che in Italia. Da noi, specie nelle regioni del Nord, persisteva sempre la concezione del vino siciliano pesante, cattivo, molto alcolico, per non parlare di un senso di snobismo verso il Sud. Qualche volta non avevano tutti i torti sulla qualità di certi prodotti, però era il pregiudizio quello che frenava le contrattazioni. Negli Stati Uniti, invece, in fondo anche gli operatori non erano grandi esperti: assaggiavano il vino, gli piaceva e poi guardavano al prezzo». Chiediamo al conte quali erano i vini più richiesti all’epoca dal mercato americano. «Anzitutto la linea Regaleali, sia bianchi che rossi e rosati, ma il grande exploit lo abbiamo avuto con il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay. In generale la quantità maggiore richiesta era per i bianchi e anche oggi più della metà della nostra produzione venduta è di questa tipologia». Immaginiamo che un bell’aiuto sarà venuto, negli Usa così come in Germania e in altri Paesi europei, dalla forte presenza di emigrati siciliani, gli diciamo. Risponde: «No, non creda, piuttosto ci ha aiutato la ristorazione italiana in generale, come è avvenuto del resto per tutti noi produttori, soprattutto in questi ultimi anni dove la nostra cucina ha fatto sempre più breccia anche nella clientela locale, non soltanto in quella italiana». Di quel tempo Lucio Tasca ricorda un paio di episodi che gli sono capitati, uno all’estero e l’altro in Italia. «Un giorno mi trovavo a New York e avevo fissato un tavolo al ristorante Le Cirque di Sirio Maccioni, all’apice del successo; ebbene, per un contrattempo non sono potuto andare. Non le dico come Maccioni si è incavolato!». Il racconto coinvolge anche sua madre Franca: «Un giorno venimmo a sapere che Carlo d’Inghilterra si trovava in vacanza in una masseria sulle Madonie vicino a una nostra proprietà, una di quelle vacanze che ogni tanto trascorreva in Italia per soddisfare la sua passione di pittore. Mia madre lo invitò a pranzo e naturalmente lo fece sedere a tavola alla propria destra. Quando arrivò il momento di servire le bevande, Carlo chiese di poter avere un’aranciata. Al che mia madre, sorpresa ma per niente arresa, lo convinse a bere vino». Il contrario, insomma, di Robert De Niro che invece adora lo Chardonnay di Tasca d’Almerita e lo ordina spesso al ristorante. In tutti questi anni l’azienda si è notevolmente sviluppata ed oggi sono ben 62 i mercati sui quali sono presenti i suoi prodotti. Anche in questi ultimi tempi di crisi generalizzata la Tasca d’Almerita ha ottenuto ottime performance con incrementi addirittura a due cifre. «Gli Stati Uniti stanno tirando bene», conferma il conte Lucio, «mentre è sul mercato italiano che stiamo perdendo un po’. Infatti, se guardiamo le statistiche degli ultimi due anni, nel 2010 il fatturato Italia-estero è in parità mentre in questi primi mesi del 2011 le vendite sulle piazze straniere sono in vantaggio». Impossibile elencare i premi, le medaglie ai principali concorsi enologici internazionali e i riconoscimenti ricevuti in Italia e all’estero in questi quattro decenni di attività sia per i singoli vini (in particolare lo Chardonnay, il Cabernet Sauvignon e il Rosso del Conte) che per l’azienda nel suo complesso, oltre alle attestazioni nei confronti del conte Giuseppe Tasca e di suo figlio Lucio (al Vinitaly 1995 a quest’ultimo fu consegnata la medaglia di Cangrande quale “benemerito della vitivinicoltura siciliana”). Oggi il conte Lucio continua sempre a viaggiare per lavoro, anche se a occuparsi dei contatti con gli importatori esteri sono prevalentemente i suoi figli Giuseppe e Alberto e un export manager. Sul mercato tedesco i vini Tasca d’Almerita sono distribuiti direttamente da una società gestita in proprio. 1972 Inizia la commercializzazione all’estero dei vini Tasca d’Almerita attraverso la distribuzione della società Mid di Palermo. Primo mercato, la Germania, e a seguire gli Stati Uniti. 1985 La distribuzione sui mercati internazionali passa alla gestione diretta dell’azienda. 1993 Il Gruppo Ristoratori Italiani di New York assegna al conte Giuseppe Tasca il trofeo Giacomo Bologna. 2004 Ais-Bibenda premia Tasca d’Almerita con l’Oscar quale migliore azienda italiana dell’anno. OGGI Export: 44% - Bottiglie più esportate: Regaleali bianco 770.000, Regaleali rosso 290.000, Leone 82.000, Lamuri 76.000 - Primi mercati: Germania, Stati Uniti, Canada, Giappone e Svizzera.

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