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Bardolino 2010: fresco e di carattere

12 Aprile 2011 Monica Sommacampagna
Il Bardolino Doc, rosso del Garda veronese a base di Corvina, Molinara e Rondinella noto anche per la sua versione Chiaretto, rappresenta uno dei casi emblematici e felici in cui un vino altamente bevibile, fresco, salino, si è riappropriato della sua identità ed è stato premiato dal successo. Lo hanno dimostrato le 70 aziende che hanno partecipato alla terza edizione dell’Anteprima Bardolino e Chiaretto alla Dogana Veneta di Lazise (Verona) il 6 marzo scorso: un’occasione non solo per assaporare i frutti di un’annata, il 2010, reputata “medio-buona” per il difficile mix meteorologico (eccesso di caldo a luglio e piogge insistenti), ma anche per capire in quale direzione nuova e antica sta muovendosi questo vino. Un rosso che, se ieri strizzava l’occhio alle bottiglie muscolose premiate dalle guide e per questo aveva richiesto e ottenuto per la tipologia Superiore la prima Docg rossa veneta, oggi punta tutto sulla sua giovinezza, quella apprezzata sì dalle vecchie generazioni, ma anche da un mercato sempre più attento alla bevibilità e all’abbinabilità dei vini. Conclusione? Oggi il valore delle uve è aumentato mediamente del +20-30% e in parallelo anche le vendite all’ingrosso hanno cominciato a segnare incrementi di quotazioni del +20%. Il fatto si spiega anche con una campagna di rigore intrapresa dal Consorzio: «Negli ultimi due anni la zona è stata colpita da grandinate abbastanza diffuse e abbiamo declassato 10.000 quintali di uva per la vendemmia», ha spiegato Giorgio Tommasi, presidente del Consorzio di tutela Bardolino. «Di conseguenza sul mercato c’è stata una minore offerta di Bardolino». Non solo. La rinascita è stata legata a una presa di coscienza dura, ma necessaria. Molto importante l’attività di promozione e comunicazione degli ultimi anni che si è basata su un accurato studio del posizionamento di questo vino, su una valutazione scientifica del territorio attraverso la zonazione e su un approccio originale per la valorizzazione. «Dopo la Docg abbiamo fatto marcia “indietro”, tornando a puntare sui caratteristici valori del frutto, sulla “leggerezza” di questo rosso e del rosato, cogliendo una delle tendenze emergenti», continua Tommasi. «In particolare siamo orgogliosi di aver creato un confronto aperto all’interno del nostro comparto. Per il futuro l’obiettivo è proseguire a difendere e valorizzare l’identità del Bardolino». I dati di produzione mettono nero su bianco come questo impegno sia condiviso dalla filiera: su 32 milioni di bottiglie, 21 sono di Bardolino e 11 di Chiaretto. Il Bardolino Superiore raggiunge solo 200 mila bottiglie, indicativamente la stessa quantità della versione Chiaretto spumante, che però sta riscuotendo un lusinghiero interesse. Il limbo in cui è caduta la Docg è condiviso anche dal Novello, crollato nelle preferenze. Per il futuro Tommasi ipotizza due strade: quella di creare singoli cru, in base agli esiti dello studio di zonazione, o di puntare su macrozone. Un bel risultato per un vino che, recuperando le sue caratteristiche identitarie che fanno perno sulle tipologie che riflettono in modo immediato la vivacità dell’annata, grazie a una strenua difesa della sua qualità, oggi stimola i ricordi legati al rispetto di una tradizione locale, ma nel contempo guarda al futuro con convinzione. I numeri  del Bardolino Produzione - 2010: 32 milioni di bottiglie - 2009: 31,8 milioni di bottiglie Export Germania Prezzo medio franco cantina a bottiglia: 3-5 euro

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