In Italia

In Italia

Tenuta di Ghizzano: prove tecniche di biodinamica

7 Aprile 2011 Roger Sesto
Adagiato sulle dolci colline pisane, Ghizzano è un piccolo borgo medievale. I Venerosi Pesciolini, discendenti dal conte franco Nambrot, paladino di Carlo Magno, arrivarono qui nel 1370 e costruirono la torre attorno alla quale nacquero paese e tenuta agricola. «Da allora la Tenuta di Ghizzano è rimasta sempre nelle mani della nostra famiglia», ci racconta la patronne Ginevra Venerosi Pesciolini. «Nel Duemila abbiamo iniziato un percorso di viticoltura biologica naturale, senza uso di concimi organici, diserbanti, insetticidi e anticrittogamici. Nutriamo il terreno con semine di sovescio e altri semi importanti per l’apporto di sostanze azotate. Dal 2006 abbiamo avviato un approccio biodinamico. Fra gli altri aspetti non cimiamo e usiamo solo rame e zolfo a basse concentrazioni; diradiamo l’uva soltanto quando la pianta lo richiede. In cantina, esclusivamente lieviti indigeni; niente pompe per i travasi. Barrique, tonneau e botti da 30 ettolitri per gli affinamenti. Nostro obiettivo per le due etichette di punta, Veneroso e Nambrot, è di produrre vini longevi e complessi, ma rispettosi dell’equilibrio frutto/acidità/legno: per il Veneroso abbiamo scelto da qualche anno di usare i tonneau invece delle barrique. Detto questo, risulta chiaro che per noi il rispetto della pianta, del frutto e poi del vino, in termini di naturalità di approccio, sono fondamentali per l’integrità e la lunga vita del medesimo. Ovviamente anche l’annata e le caratteristiche del terreno hanno la loro influenza». Chiediamo perché custodiscano un archivio storico dei vini. Rispondono: «Innanzitutto per poterli riassaggiare e capire se effettivamente hanno la tenuta sperata. Poi possono servire, proprio tramite degustazioni verticali, per comunicare la loro capacità evolutiva alla critica e al trade. In terza battuta possiamo pensare (e negli ultimi anni accade sempre più spesso) che ci vengano richieste dall’alta ristorazione bottiglie di vecchie annate per impreziosire le loro carte dei vini». Domandiamo se vi siano annate di Veneroso alle quali sono particolarmente legati. Rispondono: «Nato nel 1985 come blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Malvasia nera, oggi frutto di un assemblaggio di Sangiovese (70%) e Cabernet (30%), il Veneroso è il più anziano della nostra gamma. Le annate più significative sono 1985, 1998, 2001 e 2004, coi suoi ricordi di fragoline selvatiche, mentolo, fiori e foglie di tabacco».

In Italia

Doc Lago di Caldaro: tre interpretazioni della zona classica  

Le scelte agronomiche ed enologiche di Cantina Kaltern, Manincor e Klosterhof, tra […]

Leggi tutto

Surgiva e la mission di valorizzare l’originaria purezza dell’acqua

Compie 50 anni il marchio trentino della famiglia Lunelli leader nell’alta ristorazione […]

Leggi tutto

Gavi: un vino moderno, sempre più studiato e in grado di difendersi dal global warming

Nel 2023 il Consorzio di Tutela ha avviato un progetto in collaborazione […]

Leggi tutto

Conoscere per custodire: Tenuta San Guido riapre al pubblico il Rifugio faunistico Padule di Bolgheri

Istituita nel 1959 da Mario Incisa della Rocchetta, la Riserva ospita più […]

Leggi tutto

Amarone della Valpolicella: Case Vecie e la rivoluzione di Brigaldara

A 500 metri d’altezza c’è chi sta silenziosamente trovando nuovi significati per […]

Leggi tutto

Herita Marzotto Wine Estates è “Leader Esgfi” ai Sustainability Award 2025

Herita Marzotto Wine Estates è stata premiata come “Leader Esgfi” alla quinta edizione […]

Leggi tutto

Bellavista: Alma Assemblage 2, la trilogia evolve

Il secondo capitolo della trilogia realizzata dalla Cantina di Franciacorta con il […]

Leggi tutto

I 10 anni di Costa Arènte e i 20 di Duemani

Le due Cantine del polo enologico Le Tenute del Leone Alato, una […]

Leggi tutto

Il Sangiovese di Romagna ambisce a una nuova dimensione

Alla manifestazione Vini ad arte, giunta alla ventesima edizione, il Consorzio presenta […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati