L’antitrust tricolore ha contestato al sito di e-commerce una pratica commerciale scorretta dal 22 novembre 2024 al 15 luglio 2025, quando una serie di vini in promozione sono stati proposti a un prezzo più basso di quello di listino, ma non inferiore a quello dei 30 giorni precedenti
Non è possibile utilizzare la dicitura “promozione” se il prezzo di vendita di un prodotto è uguale o maggiore a quello applicato nei 30 giorni precedenti l’inizio dell’offerta. È quanto recita l’articolo 17-bis del Codice del consumo e proprio per questo l’autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcom), ha recentemente comminato a Tannico, uno dei più famosi siti di e-commerce del mondo del vino in Italia, una sanzione pecuniaria di 150 mila euro.
Cosa è successo
L’antitrust tricolore ha contestato a Tannico di aver usato una pratica commerciale scorretta dal 22 novembre 2024 al 15 luglio 2025 nel caso di una serie di vini venduti, appunto, in promozione. Il prezzo praticato da Tannico, secondo l’Agcom, era sì più basso rispetto a quello di listino, come comunicato sul sito, ma non inferiore rispetto a quello usato nei 30 giorni precedenti. Tra i casi, a titolo esemplificativo, che si leggono nel provvedimento PS12820, quello riguardante il vino “Toscana Rosso Igt Achille 2022 – Tenuta I Colli, Bindi Sergardi” venduto a “9,60 € PROMOZIONE – Prima era: 12,00 € – Prezzo più basso: 9,00 €”, o ancora “Friuli Colli Orientali Friulano Doc 2023 – Torre Rosazza” venduto a “10,40 € PROMOZIONE – Prima era: 14,90 € – Prezzo più basso: 10,40 €”. Con la dicitura “Prezzo più basso”, come si legge sul sito di Tannico, s’intende “il prezzo più basso al quale il prodotto era proposto nei 30 giorni prima della riduzione di prezzo, inclusi altri periodi promozionali”.
I vari passaggi dell’istruttoria
Nel provvedimento, Agcom afferma che a luglio del 2024 aveva comunicato (con una comunicazione cosiddetta di moral suasion) a Tannico di “rimuovere i profili di possibile scorrettezza della propria condotta commerciale”, ma che le iniziative messe in atto non erano apparse adeguate. A causa di questo, a maggio di quest’anno è poi partito tutto il procedimento istruttorio. Dopo accertamenti ispettivi svolti anche nella sede di Tannico e dopo la richiesta di ulteriori chiarimenti, che sono in effetti arrivati, il 12 settembre Agcom ha inviato a Tannico la “comunicazione di contestazione degli addebiti”. Tannico ha successivamente presentato, pochi giorni dopo, le sue controdeduzioni in replica. Si arriva, infine, al 9 ottobre 2025, quando si richiede il parere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che arriva il 4 novembre 2025.
Tannico, a partire dal 15 luglio, aveva comunque già modificato le promozioni contestate da Agcom, sia sul sito che sull’App. Quindi da allora i vini scontati hanno correttamente avuto un prezzo inferiore a quello praticato negli ultimi 30 giorni, come vuole l’articolo 17-bis del Codice del consumo.
L’iniziale sanzione di 300 mila euro, poi dimezzata
Per determinare la quantificazione della sanzione, Agcom ha preso in considerazione il bilancio di Tannico del 2024, dal quale risultano “ricavi per circa 26,9 milioni di euro e perdite pari a circa 32,1 milioni di euro”. A causa di questi elementi, gli iniziali 300 mila euro di sanzione sono stati poi ridotti a 150 mila. Tannico, nel periodo delle promozioni ritenute ingannevoli, era ancora di proprietà della joint venture tra Campari e Moët Hennessy. A inizio ottobre di quest’anno l’e-commerce è passato al gruppo francese Castel-Vins.
In passato il caso “Vino Libero” di Eataly
Per ritrovare, nel recente passato, un’altra sanzione pecuniaria dell’Agcom nel mondo del vino, bisogna tornare al 2016, quando sotto la sua scure ci finì il “Vino Libero” di Oscar Farinetti. Con provvedimento n. 25980 del 13 aprile di quell’anno, infatti, l’antitrust sanzionò con 50 mila euro Eataly, e con lei anche l’associazione “Vino Libero” e Fontanafredda che distribuiva il prodotto, per pratiche commerciali scorrette. Quel claim, segnalato con bollini sulle bottiglie, venne considerato ingannevole perché i vini, benché avessero una presenza di concimi chimici, erbicidi e solfiti inferiore di almeno il -40% rispetto al limite fissato dalla normativa europea, non ne erano totalmente liberi, come l’espressione, invece, secondo l’Agcom, lasciava intendere.