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Gabe Tenute, nuova voce di carattere nel cuore del Conegliano Valdobbiadene

Gabe Tenute, nuova voce di carattere nel cuore del Conegliano Valdobbiadene

Un progetto recente (la fondazione risale al 2024) ma già ben avviato, con una produzione intorno alle 200 mila bottiglie. Alla guida l’imprenditrice locale Gabriella Benedetta Vettoretti, che ha basato la filosofia produttiva sull’alta qualità delle uve e sul basso contenuto di solforosa

Nata e cresciuta tra i vigneti di Cartizze, dopo studi universitari e lavori fuori dalla sua comfort zone casalinga, ha deciso di iniziare un suo percorso personale e completamente indipendente. «Dopo 23 anni l’azienda della mia famiglia non era più nelle mie corde», ci spiega Gabriella Benedetta Vettoretti, che ad agosto del 2024 ha fondato Gabe Tenute a Crevada (Treviso), dalla semplice unione delle iniziali dei suoi due nomi, con l’ambizione di rappresentare una nuova voce significativa all’interno dell’ormai affollato mondo del Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg.

L’inizio della nuova avventura

«Massimo Dassiè, ex enologo dell’azienda della mia famiglia che mi ha seguito in questa nuova avventura, mi ha fatto conoscere una piccola azienda di nome San Giuseppe, a San Michele di Feletto, con 5 ettari tutti intorno. Da rimettere in sesto. Una pazzia? Forse, ma l’abbiamo comprata e abbiamo iniziato». A poco più di un anno di distanza il progetto sembra già ben avviato e soprattutto con una sua precisa identità: realizzare dei vini di carattere, con etichette che certo non lasciano indifferenti, fortemente legati al territorio di origine, a partire dalla rivendicazione delle Rive, per mettere bene in evidenza le peculiarità della Glera allevata in collina.
Oggi le referenze sono in totale 9, gli ettari 12, tutti tra Conegliano e Valdobbiadene, ai quali si affianca anche il progetto Selezioni, una piccola distribuzione di etichette di otto piccole aziende italiane, due tedesche e una francese, e poi l’enoturismo, con la realizzazione di un B&B, Casa Oltraval, che è anche casa per la proprietaria e fondatrice.  

Gabet Tenute
Gabriella Benedetta Vettoretti

Prosecco, un nome che va un po’ stretto

«Il nome Prosecco rappresenta quasi 1 miliardo di bottiglie e io non mi sento di far parte di quella dimensione. Per me esiste invece il Conegliano Valdobbiadene». Gabriella Vettoretti fa parte del gruppo di produttori che rivendica il desiderio di non mettere più in primo piano la parola “Prosecco” in etichetta, che in questa nuova avventura non è proprio scomparsa, ma è però stata relegata solo in retroetichetta. «Toglierla completamente per l’export è un problema», ammette, una voce quest’ultima in crescita e che per ora rappresenta il 30% delle vendite.
Non c’è, in realtà, nelle sue parole e nei suoi intenti ostracismo assoluto nei confronti del Prosecco tout court – produce d’altronde anche due referenze etichettate come Prosecco Doc Treviso – ma non manca in lei la determinazione, affermata anche durante la sua avventura all’interno del consiglio del Consorzio locale, nel voler rivendicare l’unicità della Glera allevata tra Conegliano e Valdobbiadene, con le differenze presenti anche all’interno di questi specifici territori, caratterizzati da un dedalo di Rive, spesso con pendenze da scalatori.

Un stile preciso nel bicchiere e in cantina

Purezza del frutto, estrema pulizia e precisione stilistica al naso, bollicine che ricercano scorrevolezza e piacevolezza al palato, un uso intelligente del residuo zuccherino. Sono alcune delle caratteristiche che abbiamo riscontrato durante la degustazione di cinque etichette della attuale produzione di Tenute Gabe, che si aggira intorno alle 200 mila bottiglie annue, anche se l’ambizione e la potenzialità, magari con l’acquisizione futura di qualche ettaro in più, è quella di aumentare questi numeri. «Stiamo facendo molti investimenti, a partire da quelli tecnologici in cantina, necessari con il cambiamento climatico in atto in questo momento», continua Gabriella Vettoretti. «Grande qualità delle uve e basso contenuto di solforosa, questi due principi fondamentali dalla nostra filosofia». La voglia di sperimentare non manca: in cantina riposa un Metodo ancestrale, che vedrà la luce prossimamente dopo aver sostato due anni sui lieviti, solo 3.000 bottiglie.

Le diverse identità delle Rive

Terra Merita e Clorofilla sono i Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg provenienti dalle Rive di Guia. Si tratta di suoli profondi, costituiti da conglomerati di roccia e sabbia con molta argilla, che l’azienda interpreta in due modi differenti: il primo in versione Extra Dry, con residuo zuccherino di 15 g/l e il secondo Extra Brut, con residuo che arriva solo a 4 g/l. Facile, delicatamente fruttato di pesca e dal piglio avvolgente e scorrevole al palato il primo, con sfumature che ricordano la pera e le mandorle e un approccio decisamente più verticale e quasi citrino nel finale, il secondo. Il Clorofilla, che proviene da vigneti di 70 anni circa, ha al suo interno anche piccole percentuali di Verdiso, autoctono locale che insieme a Perera, Boschera e Bianchetta, è ancora presente tra le vigne aziendali. Con il Fior Di Sale ci si sposta di circa 17 km da Guia e ci troviamo nelle Rive di San Michele di Feletto, dove i suoli diventano calcarei argillosi con conglomerati di marna gialla-azzurra. Si tratta in questo caso di un vigneto più giovane di circa 20 anni. Probabilmente questo Conegliano Valdobbiadene Superiore Brut, con residuo intorno agli 8 g/l, rappresenta il vino più equilibrato e armonico, ben rappresentativo dello stile aziendale: note di confetto e pesca al naso, ha un palato morbido, fresco, avvolgente, con un delicato finale sapido che dona una bella scorrevolezza di beva.

Un Cartizze “atipico” e un rosato di territorio

L’Alabastro è un Cartizze Docg quasi atipico rispetto alla maggior parte dei vini che arrivano da questa iconica collina: con 12 g/l di zucchero è un Brut e non un Extra Dry, come solitamente è prassi da queste parti. Note di miele di acacia e albicocca, introducono un sorso con bollicine cremose e un timbro sapido finale di ottima persistenza. Infine con il Rosa Pastello, vino spumante rosato Brut ottenuto da Incrocio Manzoni 13.0.25 e Raboso, si cambia registro: a Gabriella Vettoretti piace valorizzare anche altre uve del territorio e non crede, nella versione rosata, all’utilizzo del Pinot nero da queste parti. Note di ciliegie e fragoline di bosco al naso, un sorso asciutto, quasi severo, certamente deciso al palato, connotano uno Charmat versatile che ben si abbina a tutto pasto.

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