Mai quanto oggi il settore enologico è attraversato da continue cessioni e fusioni di marchi. L’obiettivo è quello di creare gruppi capaci di influenzare il mercato globale. Ma c’entrano anche il netto calo dei consumi e l’affacciarsi di nuove tendenze
Molti cartelli “vendesi” sono comparsi per la prima volta nel 2024 e, spesso dopo lunghe trattative, le acquisizioni sono state rese note nel corso del 2025. È il caso, per esempio, di Constellation Brands, che ha ceduto buona parte del suo portafoglio vinicolo a The Wine Group, noto sul mercato statunitense per i vini accessibili. Anche la famosa multinazionale francese Pernod Ricardha deciso di “sbarazzarsi” di quasi tutte le etichette del vino provenienti da ben sette aziende vinicole, a esclusione degli Champagne (sebbene secondo alcuni rumors l’azienda starebbe valutando anche la cessione della Maison G.H. Mumm), con una vendita ad Australian Wine Holdco Limited, proprietario di Accolade Wines, che si è concretizzata lo scorso 30 aprile. L’acquisizione ha in seguito portato alla nascita di una nuova realtà enologica di portata globale: Vinarchy.
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