Attraverso questa collezione, lanciata nei primi anni Duemila, i fratelli Jean-Hervé e Laurent Chiquet puntano a creare ogni anno il miglior Champagne possibile. Non un millesimo, ma un assemblage che riflette le caratteristiche gustative dell’annata di base, pur beneficiando dell’aggiunta dei Vin de Réserve. L’assaggio delle edizioni n. 747, 746, 744 e 742 Dégorgement Tardif regala emozioni
Più che una masterclass, una lectio magistralis. Protagonisti Alberto Lupetti, tra i massimi esperti italiani di Champagne, e Jacquesson, Maison di primo piano con una storia e una filosofia produttiva più uniche che rare. Regista dell’incontro, la delegazione Ais Monza e Brianza guidata da Antonio Erba, molto attiva nell’organizzazione di serate di degustazione per i soci (qui il calendario dei prossimi appuntamenti su scala regionale). L’incontro ci ha permesso di approfondire in particolare lo stile della linea Cuvée 700, una collezione di Champagne numerati, capaci di esprimere l’unicità di ciascuna annata pur scostandosi dalla logica classica del millesimo. In Italia, tutta la gamma di Champagne Jacquesson è distribuita in esclusiva da Pellegrini.

La missione di produrre il miglior vino del mondo
Secondo la definizione dello stesso Lupetti, Champagne Jacquesson è «la più piccola delle Maison, il più grande dei vigneron». Fondata nel 1798 da Claude e Memmie Jacquesson a Châlons-sur-Marne, era già apprezzata all’epoca dell’imperatore Napoleone Bonaparte, che nel 1810 la premia con la medaglia d’oro per “la beauté et la richesse de ses caves”. Dopo la morte di Adolphe Jacquesson – l’intraprendente figlio dei fondatori, che assume un certo Joseph Krug come cantiniere e nel 1867 arriva a vendere 1 milione di bottiglie – per l’azienda comincia un lento declino a causa di alcuni passaggi di proprietà poco fortunati. La rinascita comincia nel 1974 con l’acquisizione della famiglia Chiquet, che trasferisce la sede nel comune di Dizy. Saranno in particolare i fratelli Jean-Hervé e Laurent Chiquet, alla guida dal 1988, a consacrarla al mito moderno. La loro missione? Semplicemente “produrre il miglior vino del mondo”, anche a costo di stravolgere tutto o quasi in vigna e in cantina.
Dal Brut Sans Année alla Cuvée 700
«L’anno della svolta è il 2000, con la nascita della Cuvée 700 dopo due anni di riflessioni», spiega Lupetti. «Jean-Hervé e Laurent Chiquet puntano a creare ogni anno il miglior assemblaggio possibile. Non un millesimato vero e proprio quindi, ma una sorta di “mezzo millesimato” in cui la presenza dei Vins de Réserve permette di correggere quello che manca all’annata”.
Prima di allora la produzione di Jacquesson ruotava intorno a tre tipologie: il classico Brut Sans Année, volto a replicare annualmente lo stile aziendale; la sua versione Rosé e un Millésime. Come ricordano i Chiquet in una nota riportata da Lupetti: “Assemblavano il Brut Sans Année, ma ci sentivamo un po’ frustrati. Era il 1998 e stavamo lavorando sui vini del 1997. Era un bell’assemblaggio, diverso dal precedente, ma di grande qualità. Eppure, non riproducibile. Ci rendemmo conto che stavamo sacrificando la qualità in nome della costanza. Così decidemmo di cambiare tutto”.
La scelta di puntare all’eccellenza
Il ragionamento di fondo parte dalla consapevolezza che la ricerca della regolarità, alla base del Brut Sans Année, se da un lato consente di minimizzare i limiti e le conseguenze di una difficile gestione climatica in una regione settentrionale come la Champagne, dall’altro impedisce di mettere in risalto le caratteristiche di una grande annata, costrette a venire “diluite” in un assemblaggio sempre uguale. Come spiegano ancora i fratelli Chiquet: “Grazie all’eccezionale qualità dei nostri terroir, tutti situati nei Premier Cru e Grand Cru della Grande Vallée de la Marne e della Côte des Blancs, grazie ai nostri metodi di coltivazione tradizionali, grazie all’evitamento sistematico dei succhi di seconda spremitura, ma anche perché non esitiamo, in presenza di certi millesimi delicati, a separare i mosti che non ci convincono, elaboriamo un assemblage che riteniamo il migliore di ciascuna raccolta e di cui siamo orgogliosi di poter dire che riflette le caratteristiche gustative dell’annata di base, pur beneficiando dell’aggiunta di Vini di Riserva”. Detto in altri termini: “Perché puntare alla media quando si può raggiungere l’eccellenza?”
Il parco vigne e le scelte in cantina
Jacquesson – che da fine 2022 è al 100% di proprietà di Artémis Domaines, la divisione wine del Gruppo Kering di François Pinault – si estende su 37 ettari (29 di proprietà e 8 in affitto) nei village Grand e Premier Cru di Aÿ, Avize, Oiry, Dizy e Hautvillers. Basse rese per ettaro, adozione di metodi biologici e sostenibili in vigna; in cantina fermentazioni in legno con malolattica svolta e solforosa ridotta al minimo, idem per i dosaggi al fine di valorizzare al massimo l’espressività del terroir.
Le Cuvée 700 sono numerate per evidenziare il loro carattere identitario a partire dalla prima uscita sul mercato, avvenuta con la Cuvée n. 728. Cosa c’è dietro a questo numero? «Si tratta del 728° assemblaggio secondo il registro ufficiale della Maison tenuto a partire dal 1898 ad oggi», racconta Lupetti, precisando che un tempo in un anno ne venivano prodotti molti, anche per conto terzi. La base è l’annata 2000, con l’aggiunta dei Vini di Riserva del 1999. «Dalla Cuvée 736 sull’etichetta sarà aggiunta la dizione Gran Vin de Champagne; dalla Cuvée 734 verrà utilizzato il tappo tecnologico Vitique Diam per evitare il problema della TCA; mentre con la Cuvée 740 non verrà più dichiarato ufficialmente l’assemblage ma solo i cru utilizzati con la scritta “qualche Vins de Réserve”».
La versione Dégorgement Tardif e i Lieu-dit
La Maison produce anche le versioni DT, ovvero Dégorgement Tardif delle Cuvée 700, per le quali è previsto un affinamento sui lieviti prolungato: “In questo modo ciascuna vendemmia ha la possibilità di vivere due vite, con due maturazioni differenti, evolvendosi senza invecchiare. La Cuvée 700 Dégorgement Tardif nasce prolungando fino a 10 anni la fase di maturazione, che nel caso della Cuvée 700 dura intorno ai 3-4 anni”. Nella gamma Jacquesson ci sono anche degli Champagne da Lieu-dit, ovvero Champ Caïn, Blanc de Blancs da Chardonnay con piante del 1962 ad Avize; Corne Bautray, Chardonnay del 1960 a Dizy; il Blanc de Noirs da Pinot noir Terres Rouges a Dizy, da impianti del 1993; e infine Vauzelle Terme da un vigneto di Pinot noir del 1980 ad Aÿ.
Il tasting
Cuvée n. 747
Chardonnay 46%, Pinot noir 31%, Meunier 23%. Base vendemmia: 2019. Vins de Réserve: 29%, assemblaggi precedenti fino alla Cuvée 743. Sui lieviti per 46 mesi, dégorgement luglio 2024, dosaggo 1,5 g/l.
L’annata 2019 è stata caratterizzata d un inverno mite e secco, gelate primaverili e un’estate calda. Rese limitate ma uve di grande qualità. Bollicina presente ma sottile, naso invitante e solido. Bocca tesa e affilata, da Chardonnay. Legno molto ben gestito. Il sorso chiude asciutto ma non secco. È l’ultima edizione in commercio: ancora un po’ riservata; con il tempo regalerà delle belle soddisfazioni.
Cuvée n. 746
Chardonnay 55%, Meunier 23% e Pinot noir 22%. Base vendemmia: 2018. Vins de Réserve: 23%, assemblaggi precedenti fino alla Cuvée 737. Sui lieviti per 59 mesi, dégorgement ottobre 2023, dosaggo 1,5 g/l.
La 2018 è stata un’annata generosa in termini quantitativi, caratterizzata da un inverno piuttosto piovoso e una primavera dal tempo variabile. Il naso appare più maturo, più preciso e sottile. La bocca è giocata sulla mineralità, con una nota di pietra focaia e cialda al limone. Il basso dosaggio ingentilisce il finale di bocca.
Cuvée n. 744
Chardonnay 54%, Pinot noir 24%, Meunier 22%. Base vendemmia: 2016. Vins de Réserve: 30% assemblaggi precedenti fino alla Cuvée 736. Sui lieviti per 64 mesi, dégorgement novembre 2022, dosaggo 0,75 g/l.
La 2016 è stata un’annata complicata soprattutto per le gelate primaverili e l’estate calda, ma con risultati eccellenti sul piano della qualità. Profilo olfattivo attraente di frutta gialla matura. Beva distesa, cremosa, generosa, piacevolmente sapida. Molto accattivante, è il più bilanciato e il più completo fra i tre assaggi.
Cuvée n. 742 Dégorgement Tardif
Chardonnay 51%, Meunier 25%, Pinot noir 24%. Base vendemmia: 2014. Vins de Réserve: 21% di assemblaggi precedenti fino alla Cuvée 735. Sui lieviti per 96 mesi, dégorgement ad aprile 2023, dosaggio di 0,5 g/l.
L’andamento climatico 2024 è stato caratterizzato da un inverno mite e piovoso, seguito da una primavera calda e secca e un’estate fresca e molto piovosa, con un settembre soleggiato che ha portato a una perfetta maturazione dei grappoli. Una certa timidezza iniziale al naso, con un carattere freddo che ritroviamo anche in bocca, dove non manca una bella tensione spigolosa. È uno Champagne “vecchia scuola”, alla maniera degli anni ’80, inizio ’90 che prevedevano delle acidità particolarmente spiccate. Di grandissima stoffa.