Dalla doppia vendemmia al multivintage, passando per l’utilizzo contemporaneo di acciaio, legno ed anfora durante la fermentazione e l’affinamento. Oggi sono sempre di più le Cantine che scelgono questa via. Una panoramica delle etichette più rappresentative
Sarà la maggiore consapevolezza dei produttori, la ricerca della complessità o il contrasto al cambiamento climatico e a vendemmie sempre più anticipate, fatto sta che sempre più Cantine producono vini con differenti metodi di vinificazione.
La doppia vendemmia
La scelta più ovvia e oggi molto comune sia per vini top di gamma sia per etichette più commerciali è quella di effettuare almeno due vendemmie. È possibile soprattutto per i vini bianchi. Volendo anche per i rossi ma al prezzo di pesanti interventi in cantina sia per addomesticare il tannino delle uve raccolte presto sia per togliere il sentore più sovramaturo di quelle selezionate più tardivamente. Sulle uve bianche una doppia vendemmia consente di raccogliere la parte fresca e acidula all’inizio e quella più complessa e grassa alla fine. Molti vini dal Trebbiano della Cantina Valentini al Vermentino Litorale diCecchi sono prodotti con questo metodo. Il risultato è una stratificazione maggiore del frutto in bocca al netto di vinificazioni piuttosto neutre. Questa è anche la soluzione però più discreta.
Malolattica sì o no
Entrando in cantina un’altra delle pratiche preferite dai produttori e talvolta quasi obbligata è quella di svolgere o non svolgere la fermentazione malolattica. L’interesse per la freschezza da una parte e per la complessità dall’altra possono far propendere per la soluzione intermedia. Di solito si rende possibile con alcune masse o botti che svolgono questa naturale disacidificazione e altre che non lo fanno.
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