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Ciò che chiamiamo tradizione è frutto di viaggi e migrazioni

Ciò che chiamiamo tradizione è frutto di viaggi e migrazioni

Molte delle materie prime che compongono le ricette tipiche italiane arrivano da lontano, importate soprattuto da Asia Orientale e Americhe. Una riflessione sull’importanza degli scambi culturali e commerciali. Perché le cucine, in generale, “sono figlie di tutti gli ingredienti del mondo”.

Quali e quanti sono gli ingredienti che millenni fa sono stati importati in Italia e si sono acclimatati nel nostro Paese? Beh, moltissimi, anzi la quasi totalità. A volte erano del tutto nuovi, altre avevano la caratteristica di essere più produttivi di quelli precedenti, sostituendoli. Emblematico il caso dei fagioli, che i Romani già conoscevano, ma quando poi sono arrivate le varietà latino-americane, sono stati tutti spazzati via. Gli unici “autoctoni” sopravvissuti, che rappresentano una piccola percentuale del mercato, sono i fagioli dall’occhio.
Proviamo a ragionare sui luoghi di origine delle piante attualmente coltivate in Italia. Delle principali, a livello di importanza e di valore in assoluto, il grano anzi i grani vengono dalla cosiddetta Mezzaluna fertile, ovvero il territorio fra il Tigri e l’Eufrate. Il riso dal sud della Cina. Il mais dalle Americhe, come pure le patate, mentre l’uva dal Caucaso. Insomma, questi cinque colossi sono tutti immigrati.

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© Riproduzione riservata - 09/09/2023

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