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La Monacesca: selezione massale per esaltare il terroir

23 Novembre 2010 Roger Sesto
Ci racconti del suo poderoso Verdicchio di Matelica Riserva Mirum Docg, ne conservate uno storico? «Sia per controlli interni che per verticali con operatori» ci dice Aldo Cifola, figlio di Casimiro e patron de La Monacesca di Matelica, «abbiamo sempre accantonato un certo quantitativo di tutte le annate prodotte. Dalla vendemmia 2000 abbiamo anche iniziato a proporre listini con la presenza di vecchi millesimi, questo per favorire soprattutto quei ristoratori che intendono avere in carta delle verticali». Le annate più esplosive? «Beh, la prima annata non si scorda mai! Il Mirum nasce nel 1988; all’epoca era una vera rivoluzione con i suoi 14,5 gradi e i 26 g/l di estratti, ma devo dire che fu inaspettatamente apprezzato. La 1991 fu un’annata straordinaria, premiata dalla critica enologica. Poi la 1994. Ancora oggi eccezionale, rappresenta il perfetto bilanciamento fra eleganza, potenza e profondità. Il 1999 è tra i vini più longevi da noi prodotti, oggi lo consideriamo ancora un poco giovane! Nel 2000 il Mirum diventa Riserva. Il 2002 è per noi motivo di orgoglio tecnico e professionale: da un’annata ‘impossibile’ abbiamo ricavato un vino stupendo. Infine il 2004; oggi è ancora presto per dirlo, ma sarà probabilmente il miglior Mirum di sempre». Puntualizza Cifola: «Talvolta le scelte sono figlie di imposizioni naturali, ma anche di inclinazioni personali: da questo connubio nasce la filosofia de La Monacesca e in particolare il Mirum. Il clima continentale del matelicese e la quantità di sali minerali presenti nei suoli rende unico il nostro terroir: da noi il Verdicchio non è versatile come quello di Jesi, meno esplosivo negli aromi, ma più capace di esaltarsi con la terziarizzazione; l’elevata presenza di acido malico lo rende scontroso in gioventù, ma dopo la malolattica il vino si fa pieno, complesso, armonioso. Ecco perché i nostri nettari, per loro stessa natura, non saranno mai vinelli estivi; se a ciò uniamo una vocazione aziendale verso i vini strutturati e maturi, il gioco è fatto». Altri segreti? «Lavoriamo solo con la selezione massale, per esaltare il terroir. Ci atteniamo a rese produttive bassissime e vendemmiamo con un leggero ritardo. A livello enologico siamo per fermentazioni e soste sulle fecce fini assai lunghe, 18 mesi per il Mirum. Infine, niente legno: solo affinamenti in acciaio e bottiglia».

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