50 anni di storia del vino: Zenato, Lugana e Amarone due capitoli della stessa storia
Una vita, quella di Sergio Zenato, spesa a valorizzare l’uva Trebbiano e il suo territorio, il Garda. Il sogno della Valpolicella Classica. I figli Alberto e Nadia proseguono sulla via tracciata dal padre.
Il romanzo di Zenato, celebre Cantina di Peschiera del Garda, è una storia scritta tra Lugana e Valpolicella. La penna che lo comincia è quella di Sergio Zenato, pioniere del vitigno autoctono, il Trebbiano di Lugana, e del suo straordinario potenziale.
«Nostro padre, sempre sostenuto da nostra madre Carla, aveva intuito le potenzialità di questa varietà capace di raggiungere vette straordinarie proprio grazie a un territorio e a un microclima unici, quello del lago di Garda, e a una filosofia di interpretazione molto precisa», raccontano Nadia e Alberto Zenato, oggi alla guida della Cantina.
Fin dai primi anni di attività, la bussola è puntata sull’eccellenza e sui concetti di identità e riconoscibilità. «Il Lugana è un’uva generosa, ma lui aveva subito compreso che per ottenere il massimo delle sue potenzialità era necessario abbassarne le rese. Aveva deciso di investire, scommettendo sulle virtù del varietale e sperimentandone versatilità e longevità», spiega Alberto.
«Papà intendeva comunicare ai consumatori questa qualità e legarla al territorio», prosegue Nadia. «Voleva far sapere che il suo Lugana viene da una zona privilegiata, sulle coste meridionali del lago di Garda, una delle aree più belle e conosciute d’Italia. Ne rivendicò la qualità legandola strettamente al territorio. Sono rimasta sorpresa, quando tra i nostri archivi, alcuni anni fa abbiamo trovato una bottiglia dei primissimi anni Settanta, la cui etichetta riportava la cartina geografica del lago con l’identificazione del luogo di provenienza delle uve, San Benedetto, un cru della denominazione».
L’impegno per il Lugana
Grazie alla sua visione e capacità di comunicazione, Sergio Zenato ha contribuito in maniera determinante alla creazione della Doc, nel 1967, e alla diffusione della sua reputazione nel mondo.
«Negli anni Sessanta», riprende Nadia, «raccontava il vino, il territorio, il lavoro dietro alle singole bottiglie. Lo faceva di persona, visitando i possibili clienti, prima nei dintorni, poi sconfinando dal Veneto, varcando i confini verso la Germania e gli Stati Uniti. Ho ancora vivissimi i ricordi dei suoi resoconti del primo Vinitaly, nel 1968. Allora si trattava di un piccolo gruppo di produttori, che si ritrovavano per promuovere i propri vini. Era fiero di far conoscere il suo Lugana e ancora non sapeva quanta strada avrebbe fatto».
L’esplorazione sul Lugana porta Sergio Zenato a battere sentieri nuovi, convinto non solo della sua capacità evolutiva ma anche della versatilità. «Già negli anni Ottanta fece le prime prove di utilizzo del metodo Champenois sul Turbiana, pensando a quello che oggi è diventato il Lugana Metodo Classico Brut», aggiunge Alberto. «A poco a poco i tentativi svelavano risultati sorprendenti. Così a partire dalla vendemmia 2007 abbiamo deciso di lasciare riposare il vino in bottiglia a lungo, attendendone l’evoluzione. A distanza di 6 anni è nata la nostra prima etichetta di Lugana Pas Dosé, con sboccatura 2013, che ha riposato 120 mesi sui lieviti».
Dal bianco al rosso
Nel 1993 cominciano invece le prove di longevità con la convinzione che questo territorio così particolare, d’origine morenica, caratterizzato da suoli prevalentemente argillosi e molto ricchi di minerali, potesse dar vita a grandi vini adatti all’affinamento e all’invecchiamento. «È stata la genesi della Riserva Sergio Zenato, l’etichetta a cui nostro padre ha voluto apporre la propria firma, che rappresenta la massima espressione del valore che diamo alla terra, al rispetto dei tempi della natura, al lavoro in vigna e in cantina», citano con orgoglio i due figli. Ancora una volta un vino che traccia la strada per la denominazione, che solo a partire dall’annata 2011 ha inserito nel disciplinare la menzione Riserva.
Il secondo capitolo della sua narrazione, stavolta una pagina tutta in rosso, Zenato lo comincia nel 1980 assecondando un sogno che si chiama Valpolicella Classica con gli acquisti delle prime vigne che oggi fanno parte dei 35 ettari di Tenuta Costalunga. Una passione che negli anni diventa Valpolicella, Amarone, Ripassa, Recioto e Cresasso, interpretazione quest’ultimo di Corvina in purezza, che nel 2024 festeggia i vent’anni dalla prima vendemmia.
Riserva Sergio Zenato, Amarone di eccellenza
«L’Amarone Riserva Sergio Zenato è la massima espressione dell’unicità del territorio e del nostro stile. Pensato fin dagli anni Ottanta, è prodotto solo nelle annate di eccellenza dalla selezione delle migliori uve dei vigneti coltivati a Sant’Ambrogio di Valpolicella. Incarna la lezione di chi ci ha preceduto: i vini si fanno in vigna, lavorando attentamente in campagna per portare un frutto sano in cantina», ricorda Alberto. «Tutte le nostre etichette parlano del territorio, dell’impegno che mettiamo giorno dopo giorno nel sottolinearne le specificità, alla ricerca dell’equilibrio tra tradizione e territorialità, da un lato, e innovazione, dall’altro», concorda Nadia. «Ogni volta è una nuova sfida per fare sempre meglio. Ogni vino è unico, esprime la propria personalità. Per questo è importante andare oltre alla semplice degustazione, scoprire il territorio, la cultura, la tradizione, la passione che stanno dietro al calice. Lasciarsi trasportare dall’emozione che il vino sa trasmettere. Consapevoli delle potenzialità del terroir, siamo fortemente convinti dell’importanza di proseguire sempre sulla via dell’innovazione e della ricerca dell’eccellenza tracciata da nostro padre».
Foto di apertura: le due anime della Cantina si concretizzano nel Lugana e nell’Amarone, qui in versione Riserva firmata da Sergio Zenato
ZENATO
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Tag: Alberto Zenato, Amarone Riserva Sergio Zenato, Lugana, Nadia Zenato, ZenatoRealizzato in collaborazione con Zenato
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista
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© Riproduzione riservata - 30/11/2024