50 anni di storia del vino: Vigneti La Selvanella, un percorso di scelte coerenti e coraggiose
Una squadra di esperti lavora in armonia, puntando l’ago della bussola verso il Sangiovese. Ogni bottiglia è espressione della singola annata e nasce da una vigna a corpo unico nel cuore del Chianti Classico.
L’azienda è un corpo unico di 136 ettari, su una altrettanto unica collina. Ci troviamo a Radda in Chianti, nella parte centrale della denominazione del Chianti Classico alla destra orografica del torrente Pesa e a ridosso della catena montuosa omonima. La vicinanza a queste montagne dona, infatti, un’impronta al terroir e ai vini piuttosto particolare: è questo il settore dove si trovano i vigneti con le altitudini medie più elevate, tra i più freschi della zona ed è soprattutto il settore dove i suoli sono maggiormente rocciosi. «Sin da subito si intuisce la potenzialità di questo luogo, ma soprattutto si capiscono le potenzialità nei confronti del Sangiovese», mette immediatamente in luce il direttore Alessandro Zanette, che coordina Vigneti La Selvanella insieme all’enologo Francesco Bruni e all’agronomo Marco Viciani.
«La nostra è una storia al contempo semplice e indicativa, nel senso che in questi oltre 50 anni di attività non abbiamo avuto grandi divagazioni, che non è certamente un nostro limite, al contrario rappresenta un segno di coerenza con quello che è stata la nostra visione iniziale».
Alessandro, Francesco e Marco oggi sono a tutti gli effetti, il cuore pulsante della Cantina: «Un percorso coinvolgente caratterizzato da intuizioni e altrettante scelte coraggiose, che oggi viene portato avanti con tenacia e orgoglio. Il risultato di questo racconto non è frutto di una personalità individuale, ma è il prodotto dell’armonia di una squadra che lavora con competenza e passione».
L’origine del nome
Ispirato da questa filosofia e mossi dall’amore per il Sangiovese, il giovane e dinamico staff si dedica ad esprimere l’anima di ogni singola annata di questo singolare cru. Già, perché Vigneti La Selvanella deve il nome al suo podere storico situato proprio a Radda: il vigneto ha un’estensione di 50 ettari senza alcuna interruzione, adagiato sul poggio di un colle tra i 330 e i 600 metri d’altitudine, con una felice combinazione di esposizione, microclima e diverse tipologie di suolo.
«Primo aspetto piuttosto insolito per quegli anni è la presa di coscienza dell’importanza del Sangiovese, dedicando per l’appunto un vigneto così esteso solamente a un’unica varietà in un periodo in cui il blend e l’utilizzo di altre varietà era abbastanza comune. Poi non si pianta un Sangiovese qualsiasi, ma viene iniziato un lavoro di selezione massale di vecchie piante già presenti all’interno dei vigneti originari. Oggi quindi non abbiamo dei cloni ben precisi, ma una popolazione fondata su piante esistenti in azienda a inizio del 1900: con tutta probabilità un biotipo selezionato nell’areale tra Radda, Lamole e Greve».
Una storia iniziata nel 1969
Da allora il Chianti Classico Riserva Vigneti La Selvanella è un vino dall’impronta costante e riconoscibile, strettamente legato alle peculiarità del vigneto e del suo vitigno. Luce, vento e altitudine sono gli elementi che lo caratterizzano, un terroir vocato per natura. «Che cosa distingue infatti un grande cru? La combinazione di suoli, altezze, esposizioni e vitigni. Qui possiamo essere di fatto orgogliosi di uno stile definito e costante nel tempo, di un vino longevo, del primo vino in Toscana, e tra i primi in Italia, a portare in etichetta l’indicazione del vigneto in origine. Anche perché, un grande cru è traversale alle annate e alle mode».
La produzione del Chianti Classico Riserva è iniziata con la vendemmia 1969. «Il progetto non prevedeva invero di creare la classica piramide di tre-quattro etichette diverse, ovvero Chianti Classico annata, Riserva e poi magari un altro paio di vini, Igt o di contorno, ma si punta tutto solo su un unico prodotto e quindi si produce un’unica Riserva, la cui impostazione dal 1969 è rimasta sempre la stessa, non facendo mai altre referenze».
La botte grande per far esprimere al meglio il Sangiovese
Dato il carattere nervoso del Sangiovese di Radda, la Riserva matura da sempre in grandi botti: «L’impostazione si basa su una vinificazione molto semplice e tradizionale, dove protagonisti non sono mai stati l’enologo e la cantina, ma il vigneto e le sue uve. Dunque, macerazioni anche di medio e lungo termine e un affinamento – cosa, tra l’altro, che ci ha sempre contraddistinto – in rovere da 120 ettolitri. Una misura che 70-80 anni fa era quella tipica chiantigiana e che noi abbiamo di recente rinnovato nelle stesse dimensioni, poiché siamo convinti che la botte debba essere uno strumento dove i caratteri principali del Sangiovese continuano a esprimersi liberamente, senza rischiare di sovrastare le note primarie e secondarie del terroir con l’utilizzo di legni più piccoli».
Il profilo del vino Vigneti La Selvanella è decisamente distintivo: «Sono nettari austeri che durano nel tempo, di grande eleganza e finezza, dove il tannino cede un considerevole spazio alla freschezza e all’acidità». Per quanto riguarda le note olfattive, invece, «si riconoscono chiaramente la macchia mediterranea, gli aromi di viola, di fiori, di erbe di montagna, di piccoli frutti rossi; cenni molto freschi e delicati, piuttosto che toni caldi o di frutta rossa matura». Insomma, degustando il Chianti Classico Riserva La Selvanella «si ravvisano i profumi balsamici accompagnati dalla classica nota di ciliegia selvatica del territorio di Radda».
Foto di apertura: il vigneto è un unico cru adagiato sulla sommità di un poggio tra i 330 e i 600 metri d’altezza
VIGNETI LA SELVANELLA
località La Selvanella
Lucarelli di Radda in Chianti (Siena)
340.35.16.998
laselvanella@giv.it
www.vignetilaselvanella.it
Tag: Alessandro Zanette, Chianti Classico Riserva Vigneti La Selvanella, Francesco Bruni, Giv, Marco Viciani, Sangiovese, Vigneti La SelvanellaRealizzato in collaborazione con Vigneti La Selvanella
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista
Sei abbonato digitale o premium? Sfoglia la rivista o scarica il pdf
Vuoi abbonarti? Clicca qui
© Riproduzione riservata - 23/11/2024