50 anni di storia del vino: Pasqua Vini, mente e sguardo fuori dagli schemi
Una famiglia che ha fondato il successo su idee rivoluzionarie e non convenzionali, fin dall’epoca del nonno Riccardo. L’espansione con società proprie in Usa e Cina. La strategia orientata alla premiumizzazione.
Si può essere contemporanei e non convenzionali senza tradire la propria storia centenaria? Assolutamente sì e l’evoluzione di Pasqua Vini dimostra come questo processo rappresenti un arricchimento sia sul piano valoriale che del business. Ne parliamo con Riccardo Pasqua, esponente della terza generazione di famiglia e amministratore delegato dal 2014. Al suo fianco il padre Umberto, presidente, e il fratello Alessandro, a capo della divisione Usa.
«Tutto comincia nel 1925 con mio nonno, con cui condivido il nome: un grande risk taker e self-made man», esordisce Riccardo Pasqua. «Giovane ventenne pugliese, fu chiamato alle armi a Verona e si inventò un concept nella ristorazione: l’osteria che proponeva non solo i vini locali, ma anche quelli importati dalla sua terra, la Puglia. Fu un’idea geniale che gli permise di chiamare con sé i fratelli e aprire una catena di dieci osterie attorno alla città. Così acquisirono i primi vigneti nella Valpolicella orientale e acquistarono, dalla chiesa di San Michele Arcangelo, un vecchio monastero dove 99 anni fa fondarono la Cantina».
Negli anni Quaranta i primi investimenti in vigneto, seguiti dall’introduzione di un impianto di imbottigliamento che rappresentava un’assoluta novità per l’epoca. «Con l’ingresso della seconda generazione, negli anni Sessanta, l’azienda iniziò l’espansione sui mercati internazionali contribuendo a esportare la cultura enologica italiana, dapprima in Europa e poi nel mondo». Il 1980 è l’anno dell’acquisizione dell’azienda Cecilia Beretta, futuro hub di sperimentazione e ricerca per la produzione di vini della Valpolicella e del Soave.
Gli anni 2000 e gli obiettivi raggiunti
«Arriviamo agli anni 2000, con l’inaugurazione della sede nel cuore dei vigneti di proprietà a San Felice, in Valpantena. Un investimento importante, per consegnare alle generazioni future un patrimonio unico di savoir-faire». Nella timeline aziendale non può mancare il 2009, che segna la nascita di Pasqua Usa, il progetto di espansione dei mercati statunitensi. Nel 2017 un altro snodo chiave, la fondazione di Pasqua Asia Ltd, con base a Dalian, a cui nel 2021 segue una seconda società cinese a Shenzen.
«L’arrivo della terza generazione ha innestato nuova linfa nella visione strategica aziendale, orientandola alla premiumizzazione delle collezioni e allo sguardo fuori dagli schemi negli stili di vinificazione».
Gli sforzi di riposizionamento si rivelano premianti e oggi Pasqua Vini opera in oltre 70 Paesi, tra i top player italiani per export e fatturato.
Il tema dell’innovazione è sempre stato centrale: «Da sempre raccontiamo il terroir e le sue peculiarità. Passato, presente e futuro sono in un dialogo continuo, che traduciamo con i nostri progetti enologici, originali ma sempre fedeli alle caratteristiche dei vitigni che utilizziamo e della denominazione in cui siamo immersi. Una delle forme che meglio ci permette di esprimerci è quella dell’arte contemporanea, soprattutto la visual art immersiva. Collaboriamo con artisti da tutto il mondo, costruendo relazioni e promuovendo partnership che vedono l’innovazione nascere da una profonda conoscenza di storia e tradizione. Esattamente come il processo che intraprendiamo per creare i nostri vini».
Un’azienda in continua evoluzione
Questi concetti trovano perfetta sintesi nel claim aziendale “The house of the unconventional” che racchiude la curiosità e il desiderio di continua sperimentazione non solo nei codici di produzione, ma anche nelle forme di dialogo con gli utenti attraverso piattaforme e strumenti nuovi. La migliore espressione della filosofia Pasqua è rappresentata dalla collezione Icons, che include classici come PassioneSentimento e Famiglia Pasqua, ma anche la linea Mai Dire Mai, a partire dell’Amarone, senza dubbio l’interpretazione più radicale del rosso veronese. «Il nome celebra la genesi del progetto, all’apparenza una mission impossible. Abbiamo scoperto il vigneto insieme a mio fratello Alessandro, durante una visita alla proprietà della famiglia Dal Colle. Poter lavorare su questo angolo di paradiso sembrava irrealizzabile, ma siamo riusciti nell’impresa».
Da ricordare anche 11 Minutes, prima tappa del progetto dedicato alla reinterpretazione del rosé con uno stile innovativo rispetto ai rosati tipici della zona del Garda, grazie ad una gestione più consapevole del vigneto. L’etichetta Y by 11 Minutes segna un ulteriore passaggio: «Abbiamo scelto la Y perché questa lettera è composta di tre parti, che convergono in un punto, così come le anime divergenti del blend: Corvina, Trebbiano di Lugana e Carménère. La ricerca compiuta ci sta portando a ottenere un vino con le stesse caratteristiche minerali di 11 Minutes, ma aggiungendo la longevità».
Un bianco e un rosso innovativi
La spinta sull’acceleratore della creatività è evidente nel progetto Hey French: You Could Have Made This Bud You Didn’t, audace assemblaggio di Garganega, Pinot bianco e Sauvignon blanc provenienti dalle vendemmie più significative del decennio secondo Pasqua Vini.
Ultimo ma non meno importante è il lancio, nel 2023, di Fear No Dark, che arricchisce la linea Mai Dire Mai. È un blend di Cabernet Sauvignon e Oseleta provenienti da un’unica parcella di 5,1 ettari situata nella parte più appartata del vigneto di Montevegro. «Non avere paura del buio significa avere il coraggio di credere nelle caratteristiche di una delle zone più ombrose, fredde e inaccessibili di questo straordinario vigneto. Qui l’innovazione è rappresentata dall’utilizzo del Cabernet Sauvignon. La sfida è stata quella di lavorare su un’uva che non rientra nella denominazione, pur mantenendo le caratteristiche qualitative di Mai Dire Mai».
Foto di apertura: Gli originali progetti enologici della Cantina sono sempre fedeli alle caratteristiche dei vitigni e dei territori di provenienza
PASQUA VINI
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Verona
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Tag: Alessandro Pasqua, Cecilia Beretta, Fear No Dark, Hey French You Could Have Made This Bud You Didn’t, Mai dire Mai, Pasqua Vini, Riccardo Pasqua, Umberto Pasqua, Valpantena, Valpolicella, Y by 11 minutesRealizzato in collaborazione con Pasqua Vini
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista
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© Riproduzione riservata - 05/10/2024