50 anni di storia del vino: Masi Agricola, Amarone moderno dal cuore antico
Tra le protagoniste del Rinascimento del vino italiano, l’azienda ha saputo rinnovare i vini della Valpolicella. La promozione dei valori delle Venezie con una fondazione e un premio. Gli accordi e le acquisizioni.
Nel 2022 Masi Agricola ha festeggiato i 250 anni dalla prima vendemmia della famiglia Boscaini nel Vaio dei Masi, la piccola valle nel cuore della Valpolicella Classica che ha dato il nome a questa storica impresa vitivinicola. Due secoli e mezzo e sette generazioni dopo, Masi può vantare anche una fondazione, un premio culturale di rilevanza internazionale e la quotazione alla Borsa di piazza Affari, prima azienda italiana produttrice di vini d’eccellenza ad accedere al mercato del capitale. «1772-2022: è un anniversario davvero significativo per noi, una sorta di sigillo a questa lunga storia di amore per il territorio e di tenace imprenditorialità veneta che ha saputo attraversare i secoli», racconta il presidente Sandro Boscaini, noto anche come mister Amarone per il suo apporto fondamentale alla consacrazione della Docg e, più in generale, allo sviluppo di tutta la Valpolicella.
Protagonista del Rinascimento del vino italiano
Masi Agricola è stata tra le protagoniste del cosiddetto Rinascimento del vino italiano partito a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta: «Lo storico direttore di Civiltà del bere Pino Khail, da grande comunicatore qual era, seppe intercettare e mettere in rete le nuove tendenze del settore a cominciare dalla territorialità, che era stata favorita dalla legge che introduceva le Doc, ma che andava interpretata in una forma un po’ anarchica, andando oltre i confini geografici per contemplare i valori più profondi e le scelte personali e stilistiche dei produttori. La nascita dei Supertuscan ne è l’esempio maggiore, ma anche il fatto che Gaja si pose fuori dal Barolo per produrre i suoi vini e che noi già nel 1964 ci inventammo, devo dire un po’ in anticipo sugli altri, il SuperValpolicella Campofiorin.
Una tipologia che prima non esisteva, una via di mezzo tra il Valpolicella fatto con le uve fresche e il grande Amarone frutto di uve appassite. Un vino che aveva la stoffa per competere internazionalmente e ancora oggi è il nostro bestseller assoluto accanto agli Amarone Costasera, Campolongo di Torbe e Mazzano. Tutto questo fa parte di quel periodo di pionierismo e Masi Agricola ha avuto l’intuizione di seguire Pino Khail, la sua voglia di proporre questa nuova ed esaltante enologia italiana all’estero, un’enologia che aveva alle spalle una grande storia, ma anche un futuro inedito da costruire senza il timore di aggiornarsi».
All’inizio degli anni Ottanta Masi è stata tra le prime Cantine a comprendere che l’Amarone andava rinnovato sia dal punto di vista tecnico che concettuale: «Non potevamo più limitarci a ripetere quello che avevano fatto i nostri padri e nonni. Dovevamo creare un vino moderno dal cuore antico. E lo abbiamo fatto lanciando a Vinitaly 1987 il nostro Amarone 1983, frutto di un attento studio volto ad evitare quelle che all’epoca erano considerate delle caratterizzazioni del prodotto, ma di fatto erano errori tecnici. Abbiamo aggiornato la tecnologia, che nel frattempo si era molto evoluta, andando verso i concetti di sostenibilità, maggiore igiene e cura di tutti gli aspetti agronomici ed enologici».
Il Gruppo Tecnico Masi
Impossibile a questo punto non citare la nascita del Gruppo Tecnico Masi, che con le sue sperimentazioni e i suoi progetti di ricerca, è impegnato da mezzo secolo su questi temi: «Abbiamo lavorato moltissimo sull’appassimento, codificando una tecnica specifica, ma anche sul recupero di antiche varietà locali come l’Oseleta e sullo studio del Dna dell’uva Corvina. La nostra missione, come gruppo e come azienda, è il ripristino e l’attualizzazione dell’eredità viticola ed enologica delle Venezie». A fianco e a supporto di questo impegno, nel 1981 è nata la Fondazione Masi, promotrice dei valori e dei campioni della civiltà veneta con il Premio Masi.
Guardare al passato e anche al futuro, per costruire un presente di cui essere artefici orgogliosi.
Con questa logica l’azienda ha portato avanti una serie di collaborazioni e acquisizioni strategiche.
«Nel 1973 abbiamo stabilito un accordo con una delle più prestigiose Cantine della Valpolicella, quella dei conti Serego Alighieri, discendenti di Dante. Volevamo ripristinare i fasti di un marchio così rinomato, legato alla storia della lingua e della letteratura italiana, e portare nel mondo l’originalità di questi prodotti di collina. Abbiamo reimpiantato i vigneti, recuperando anche elementi particolarissimi come, per esempio, l’antico clone di Molinara Serego Alighieri o l’utilizzo del legno di ciliegio per l’invecchiamento del vino, a cominciare dal grandioso Vaio Armaron».
Protagonista in tre denominazioni chiave
Masi è stata anche tra i fautori del fenomeno Pinot grigio: «Verso la fine degli anni Ottanta abbiamo acquisito alcuni vigneti a cavallo tra il Veneto e il Friuli per avere accesso diretto alle aree più vocate e il Pinot grigio è diventato uno dei nostri cavalli di battaglia, ottenendo una grande popolarità specialmente nel Nord America».
Nel 2007 Masi ha sviluppato un accordo con la storica azienda trentina dei conti Bossi Fedrigotti, famosa per l’uvaggio bordolese Fojaneghe, ma anche per il Trentodoc. E proprio attraverso la produzione di bollicine trentine e, in tempi più recenti, con le acquisizioni di Canevel, che Sandro Boscaini definisce “uno Château del Prosecco”, e Casa Re in Oltrepò Pavese, il gruppo si è avvicinato anche al mondo della spumantistica. «Questa lunga cavalcata di 50 anni ci ha visto tra le 15-20 aziende italiane che hanno avuto il coraggio di uscire dal seminato senza rinunciare alla tradizione. Oggi Masi opera con le tre denominazioni più vincenti in termini di riconoscibilità nel mondo e capillarità della distribuzione, ovvero il Prosecco, il Pinot grigio e il sistema Amarone-Valpolicella».
Foto di apertura: La famiglia Boscaini ha da poco celebrato i 250 anni dalla prima vendemmia
MASI AGRICOLA
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Sant’Ambrogio di Valpolicella (Verona)
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Tag: Amarone della Valpolicella, Bossi Fedrigotti, Campofiorin, Campolongo di Torbe, Costasera, Famiglia Boscaini, Fojaneghe, Fondazione Masi, Gruppo tecnico Masi, Masi Agricola, Mazzano, Premio Masi, Sandro Boscaini, Vaio Armaron Serego Alighieri, Vaio dei Masi, ValpolicellaRealizzato in collaborazione con Masi Agricola
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista
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© Riproduzione riservata - 21/09/2024