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50 anni di storia del vino: Lungarotti, pionieri dell’enologia moderna

50 anni di storia del vino: Lungarotti, pionieri dell’enologia moderna

Dopo aver fondato l’Umbria vitivinicola, Giorgio Lungarotti l’ha fatta conoscere al mondo. La nascita del Rubesco Riserva. Vino, sostenibilità, cultura e ospitalità, le stelle che guidano le figlie Chiara e Teresa.

Secondo Hugh Johnson, probabilmente l’autore contemporaneo che più di ogni altro ha contribuito alla letteratura sul vino, “è stato Giorgio Lungarotti a disegnare l’Umbria nella mappa enologica mondiale”. Già un paio di secoli fa, la famiglia Lungarotti produceva ottimi vini e olio nella media Valle del Tevere. Ma è stato Giorgio, tra i pionieri della moderna enologia italiana, a trasformare nel Dopoguerra l’azienda agricola di Torgiano, piccolo borgo tra Perugia e Assisi, in una Cantina di successo, donando un posto al sole all’allora sconosciuta zona viticola nel panorama nazionale.
«Mio padre si laureò in Agraria nel 1936. La viticoltura era la sua grande passione e dedicò la sua tesi alle moderne tecniche viticole, dimostrandosi aperto alle innovazioni», ricorda la figlia Chiara, che con la sorella Teresa ha preso in mano le redini dell’azienda dopo la sua scomparsa nel 1999. «Intuì che il futuro dell’agricoltura italiana sarebbe stato sempre di più nella specializzazione e nella qualità e, soprattutto, distinse l’importanza della filiera. Reimpiantò per intero i vigneti di famiglia e si dedicò a tutto il percorso del vino, dalla vite alla commercializzazione della bottiglia finita».
Nei primi anni Cinquanta Lungarotti ha avviato una fase di sperimentazione con una coltura specializzata, un rimodellamento delle colline intorno a Torgiano ricoprendole di vigneti, operando una scelta oculata dei vitigni autoctoni. Seguiranno la costituzione di una cantina per la trasformazione delle uve e la commercializzazione, a partire dalla vendemmia 1962, dei vini Rubesco e Torre di Giano, che nel 1968 valgono alla zona i riconoscimenti a Doc Rosso e Bianco di Torgiano. La vendemmia 1964 segna l’inizio della produzione del Rubesco Riserva Vigna Monticchio (Torgiano Rosso Riserva), considerato oggi tra i migliori rossi italiani

L’intuizione del Bavi e il sostegno della moglie Maria Grazia

Dalla seconda metà degli anni Settanta Torgiano si era già ritagliata uno spazio nel panorama vitivinicolo internazionale, «ma secondo mio padre il vino italiano aveva necessità di avere una maggiore cassa di risonanza», prosegue Chiara. «Fu così che si inventò il Banco d’assaggio dei vini d’Italia (Bavi), un concorso enologico con giuria internazionale composta da giornalisti esteri ed enotecnici. Ricordo Hugh Johnson e Steven Spurrier, che parteciparono alla prima edizione, e molti altri personaggi noti che compaiono nelle sbiadite foto dell’epoca». Questa idea diede un’eco inedita in tutto il mondo ai prodotti italiani e fu ispirazione di molti altri concorsi.
Ma oltre alle sue doti di grande anticipatore dei tempi, Lungarotti ebbe un’altra grande fortuna: «quella di avere a fianco mia madre Maria Grazia», ammette Chiara. «Donna di lettere, di gran gusto e sensibilità, laureata in Storia dell’arte, è stata un sostegno e un’ispirazione che ha dato la sua impronta allo stile e all’immagine dell’azienda e dei suoi vini. Una presenza costante, la cui immagine rifletteva la qualità del prodotto. Non a caso è lei che diede un nome al nostro vino più identitario: Rubesco viene dal verbo “rubescere”, arrossire, perché secondo lei non c’era nulla di più bello che arrossire dopo aver brindato con un buon vino».

I 50 anni del Museo del vino di Torgiano

Oltre al sessantesimo compleanno del Rubesco Vigna Monticchio, nel 2024 ricorrono anche i 50 anni dalla fondazione del Museo del vino di Torgiano (Muvit), inaugurato nel 1974: 20 sale situate all’interno del monumentale Palazzo Graziani-Baglioni, dimora estiva gentilizia del XVII secolo, che mettono in mostra tutt’oggi oltre 3.000 manufatti. La collezione negli anni ha rappresentato la storia del vino italiano all’Expo di Milano e all’estero, da New York a Shanghai, Tokyo, Osaka, Kyoto, Mosca e Bordeaux.
«L’idea di realizzare un museo sul vino venne a mio padre, ispirato dai suoi viaggi di studio per l’Europa nelle più importanti regioni viticole, ma fu mia madre a dare forma all’esposizione con un grande lavoro di ricerca archivistica e collezione di cimeli. Gli dedicò tanto di quel tempo, amore e attenzioni che considero il museo come un fratello minore».

Lo sguardo rivolto al futuro

Giorgio e Maria Grazia sono stati tra i primi a intraprendere la strada della sostenibilità, con la consapevolezza che la terra che ospita il viticoltore vada lavorata con il massimo rispetto e cura. E hanno creduto, inoltre, che la viticoltura fosse in grado di generare un indotto legato all’accoglienza e all’ospitalità, confermandosi pionieri dell’enoturismo in Umbria e in Italia. Nel 1978 hanno dato vita al piccolo albergo di charme 5 stelle Le Tre Vaselle e negli anni Novanta hanno ristrutturato i vecchi casolari che facevano parte dei poderi famigliari, per trasformarli nell’agriturismo Poggio alle Vigne.
«Merito dei miei genitori è aver creato un sistema vitivinicolo, culturale e turistico in un piccolo centro urbano, bello quanto sconosciuto e ferito dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale». Le stelle polari di Lungarotti – vino, sostenibilità, cultura e ospitalità – guidano ancora il lavoro di Chiara e Teresa, affiancate oggi dalla nuova generazione con Francesco e Gemma, figli di Teresa.
«Mio padre diceva sempre che un grande vino non ha timore di sfidare gli anni. E lo stesso spirito verso il cambiamento – è stata la sua lezione – deve animare anche chi il vino lo pensa e lo realizza. Non ha senso rimanere fermi, adagiarsi sui propri traguardi. Occorre conoscere, sperimentare e mettersi alla prova alzando di continuo l’asticella di riferimento. Mantenendo sempre, però, la propria identità. Così i vini riescono a raccontare la storia di chi li ha fatti, parlare delle sue origini ma anche testimoniare i cambiamenti di pensiero e sensibilità».

Foto di apertura: Maria Grazia Lungarotti con le figlie Chiara e Teresa, e i nipoti Giovanni, Gemma e Francesco

LUNGAROTTI

viale Giorgio Lungarotti 2
Torgiano (Perugia)
075.98.86.61
lungarotti@lungarotti.it
www.lungarotti.it
Segui su @lungarotti • @lungarottiwine

Realizzato in collaborazione con Lungarotti

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© Riproduzione riservata - 08/09/2024

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