In Italia

In Italia

Un Amarone 2006 dal futuro radioso

19 Aprile 2010 Maria Cristina Beretta
La carta d’identità dell’Amarone 2006 nasce da un anno altalenante che ha avuto però il pregio di offrire uve sanissime sia alla raccolta sia in fase di vinificazione e quindi con ottime prospettive future. Chi aprirà una bottiglia del noto rosso veronese, in commercio da quest’anno, scoprirà profumi fini e fruttati, una giusta morbidezza e sfumature più legate al territorio che alle tecniche di appassimento, usate di stagione in stagione in modo più soft.

Queste le caratteristiche emerse durante le degustazioni all’incontro Anteprima Amarone che si svolge ogni anno a fine gennaio a Verona. La manifestazione è stata ospitata in Fiera, dove ha trovato spazi più consoni sia per la conferenza stampa sia per le 66 aziende, le quali hanno portato i loro prodotti appena imbottigliati oppure ancora campioni di botte. I quantitativi 2006 si aggirano sui 12 milioni di bottiglie, valore che in futuro sarà ridimensionato. La decisione di ridurre del 30% le uve messe ad appassire nel 2009 rispetto al 2008 si è imposta per mantenere alta l’offerta di fronte a un mercato che aveva rallentato la domanda. Una scelta coraggiosa che fa parte di una filosofia che vuole proteggere e tutelare l’immagine del prodotto.

La stessa filosofia è poi uno dei motivi del riconoscimento della Valpolicella quale “Regione vinicola dell’anno 2009” da parte della rivista americana Wine Enthusiast. E, ancora, dalla medesima filosofia sono partite le modifiche del disciplinare produttivo che hanno portato all’ottenimento della Docg per il Recioto e per l’Amarone e all’aggiunta dell’indicazione del territorio per le cinque denominazioni della Valpolicella: «Era da farsi assolutamente», ha precisato Luca Sartori, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, «abbiamo protetto i nostri prodotti che sono molto ricercati all’estero e per questo oggetto di contraffazioni». Altre modifiche significative, quali l’aumento delle uve tipiche Corvina e Corvinone e l’imbottigliamento in zona, contribuiranno a far crescere il prestigio di questa bella famiglia di rossi veronesi.

Territori e vini a confronto nella Villa Quaranta di Tommasi Eleganza e potenza: è stato questo il filo conduttore di un interessante confronto tra vini di territori italiani a grande vocazione vinicola nell’espressione di cinque diverse realtà quali sono Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Sicilia. Teatro della singolare sfida, cui ha preso parte un ristretto numero di giornalisti del settore, il prestigioso Villa Quaranta Park Hotel della famiglia Tommasi a Ospedaletto di Pescantina nella campagna veronese, alla vigilia dell’Anteprima Amarone.

L’idea, partita congiuntamente dai Tommasi e dal giornalista livornese Riccardo Gabriele, è stata quella di mettere a confronto vini che idealmente potrebbero avere un filo rosso comune: Barolo, Vino Nobile di Montepulciano ed Etna Rosso da una parte; Montefalco Sagrantino, Amarone e Tempranillo (toscano) dall’altra. A rappresentare queste importanti aree vinicole sono state chiamate rispettivamente le aziende Giacomo Fenocchio, Poderi Boscarelli, Girolamo Russo, Tabarrini, Tommasi e Pietro Beconcini. Del gruppo avrebbe dovuto far parte anche l’Aglianico dell’azienda Caggiano, che però all’ultimo momento non è potuta intervenire. Si è trattato di una mini verticale delle annate comprese tra il 2003 e il 2007 per scoprire le evoluzioni nella storia delle diverse Cantine. Una bella parata di ottimi vini, dal Barolo Bussia al Nocio di Boscarelli e al San Lorenzo, il cru etneo che Girolamo Russo produce da un vigneto a 850 metri di altitudine sulle pendici del vulcano. Vini potenti ed eleganti che hanno dimostrato un’ottima attitudine all’invecchiamento. Molto apprezzati, sull’altro versante, in particolare il Sagrantino Colle alle Macchie, uno dei cru di Tabarrini, così come l’Amarone base della Tommasi, mentre grande curiosità ha destato il neonato Vigna alle Nicchie di Pietro Beconcini prodotto con uve Tempranillo in purezza, una varietà che nella zona di San Miniato (Pisa) è presente da lungo tempo.

In Italia

Addio a Luigi Cataldi Madonna, il professore e filosofo del vino abruzzese

Grande promotore delle varietà autoctone regionali, che ha contribuito a rilanciare, il […]

Leggi tutto

Cinzia Merli è la nuova presidente del Consorzio di tutela Bolgheri e Bolgheri Sassicaia

Passaggio di testimone tutto al femminile per il Consorzio di tutela Bolgheri […]

Leggi tutto

Doc Monreale, la nuova vita del “vigneto di Palermo”

Il disciplinare, in vigore dal gennaio 2024, valorizza gli autoctoni storici Catarratto […]

Leggi tutto

Il ritorno di Fonzone all’Enoluogo. Alla scoperta dei molti volti del Fiano

In soli 20 anni, la Cantina irpina ha conquistato il pubblico e […]

Leggi tutto

Ottavia Vistarino lancia la Réserve des Amis e il Wine Club per gli amici-estimatori

Dalla Casa del Pinot nero in Oltrepò Pavese un nuovo progetto “per […]

Leggi tutto

Addio al principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi Altemps, produttore appassionato della Tenuta di Fiorano

L’imprenditore, titolare della proprietà a ridosso dell’Appia Antica dove è nato uno […]

Leggi tutto

Cantina San Michele Appiano: Appius 2021 è figlio di un’annata difficile, ma dal gran potenziale

Presentata la 12^ edizione della celebre cuvée pensata da Hans Terzer e […]

Leggi tutto

Benvenuta Aminta, la nuova tenuta di Andrea Cecchi a Montalcino

Hanno debuttato a Milano i primi due vini, Rosso e Brunello di […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati