Senza confini Senza confini Marco Santini

Tra le vigne dell’Oregon

Tra le vigne dell’Oregon

Uno Stato subito a nord della California, con prodotti di grande qualità. Domina il Pinot noir ma non mancano bianchi come lo Chardonnay – La zona più vocata è la Willamette Valley, a ovest di Portland, la città principale – Un tour fra le Cantine più importanti delle maggiori aree vinicole

Anche se la storia enologica dell’Oregon inizia prima del proibizionismo, la sua nascita da un punto di vista qualitativo avviene all’inizio degli anni ’60. I primi vitigni europei fecero la loro comparsa nella Willamette Valley (poco lontano da Portland) grazie alla passione di un ristretto gruppo di vignaioli, alcuni risaliti dalla California, fra i quali spiccano nomi come David Adelsheim, Dick Erath e David Lett. Proprio quest’ultimo è responsabile della prima, rutilante comparsa dei vini oregoniani sulla scena internazionale. Nel 1980 partecipò a una degustazione cieca organizzata da Joseph Drouhin. Il primo premio lo vinse proprio Drouhin con il suo Chambolle-Musigny 1959, al secondo posto The Eyrie Vineyard 1975 di Lett davanti al Clos de Béze 1961, sempre di Drouhin. L’Oregon era entrato di prepotenza nell’olimpo dei vini e i critici di tutto il mondo si diedero un gran daffare a promettere un successo esplosivo per i prodotti nati in questo lontano e sconosciuto angolo di Nuovo Mondo. A essere franchi, l’appuntamento con il palcoscenico della storia è ancora in sospeso, non tanto per una questione di qualità, ci sono esempi eccelsi anche sotto il profilo dell’eleganza, quanto per una questione più strettamente legata ai numeri.
A quei tempi la superficie vitata a Pinot nero era meno di 120 ettari in tutto lo Stato, nel Duemila era intorno ai 1.200 e oggi è ancora raddoppiata. Troppo poco, se si pensa agli oltre 26 mila ettari della sola Borgogna, per andare alla conquista del mondo. Insomma, per imparare a conoscere e gustare i Pinot noir oregoniani bisogna proprio andarli a cercare. Ecco dove e come.

Cinque regioni vinicole

Sono cinque le regioni vinicole dell’Oregon: The Rogue e Umpqua, nel sud dello Stato, Columbia e WallaWalla a nordest, che sconfinano nello Stato di Washington, e Willamette Valley, l’area più importante. Lasciata Portland verso sudovest, bastano una quarantina di miglia per arrivarci e trovarsi circondati dalle vigne. È un paesaggio sereno, caratterizzato da fughe di colli e dalla geometria dei filari che in alcuni casi, per vezzo o per adattarsi in modo fluido al terreno, si piegano in curve inconsuete (ne abbiamo viste perfino di circolari). Si tratta per lo più di terreni profondi, molto argillosi, che poggiano su uno zoccolo vulcanico. In questa regione il clima è influenzato dall’oceano Pacifico e durante l’estate il cielo è spesso grigio, anche se le piogge tendono ad arrivare alle fine di settembre, di frequente quando si vendemmia.
Foto Oregon14Per questa ragione conoscere le buone annate in Oregon, contrariamente alla California, è decisamente importante. Grosso modo il 50% delle vigne è a Pinot nero mentre la restante metà è dedicata ai vitigni bianchi: Chardonnay in primis, Pinot grigio e bianco (in crescita), Gewürztraminer e Riesling (in diminuzione). Ed è proprio il Pinot noir la miglior espressione di questo territorio: qui si possono trovare vini anche più eleganti rispetto a quelli californiani, con una buona finezza e capacità d’invecchiamento. Lo stile è simile a quello della francese Bourgogne (guarda caso le due regioni si trovano approssimativamente alla stessa latitudine) anche se, la maggior parte delle volte, si tratta di prodotti che maturano più rapidamente, sono più vellutati e meno complessi rispetto ai cugini francesi. Con poche eccezioni, sono il risultato di produzioni limitate nella quantità, realizzate da Cantine a conduzione semi-familiare. Le vineyard di maggior interesse si trovano concentrate in un triangolo ideale che fa capo alle cittadine di McMinnville, Yamhill e Newberg.
Archery Summit è stata spesso definita la Rolls-Royce dei Pinot noir dell’Oregon e Anna Matzinger, l’enologa, ha pochi dubbi: «Le nostre vigne crescono sul terreno più vocato della regione, le leggendarie Red Hills di Dundee, e il nostro obiettivo è fare i migliori Pinot neri al mondo». Almeno per quanto riguarda eleganza e finezza, va riconosciuto che alcuni dei suoi vini sono in una categoria a sé stante (anche in fatto di prezzo, visto che le migliori bottiglie viaggiano sui 150 dollari in Cantina). Fra i molti single vineyard (cioè vini da un’unica vendemmia, unico vitigno e privi di qualsiasi additivo) vanno provati Archery Summit Estate e Arcus Estate. Di una bellezza straordinaria lo scenario di Domaine Serene, altra Cantina di alto profilo creata nel 1989 da Ken e Grace Evenstad. Se doveva essere un giocattolo è ben presto diventata la loro missione. Il risultato si può giudicare degustando i loro Pinot noir Mark Bradford Vineyard e Winery Hill Vineyard. Interessante anche lo Chardonnay, vitigno che raramente trova espressioni degne di nota da queste parti. Il vicino di casa rispetto a Domaine Serene è niente meno che Joseph Drouhin, il guru francese che, decidendo di aprire qui nel 1988, sancì lo status privilegiato dell’intera regione. Austeri e tradizionali nel segno della continuità i suoi vini. Vessillo di casa Drouhin è la selezione Laurène. A Dundee bisogna invece fermarsi nella piccola proprietà Cameron, perché dopo tutta questa Francia ci si deve ricordare che siamo in America e qui vige una mentalità poco propensa alla convenzionalità. Ed ecco ottimi Pinot neri bio e qualche curioso affondo verso l’Italia, con i vini della linea Cameroni delle Colline Rosse.
Poco più vicino a Portland, appena fuori Newberg, merita una visita Berg-ström Wines, graziosa proprietà dove i Pinot neri brillano per carattere e personalità. Qui vale la pena di provare anche il Riesling da vendemmia tardiva. Bella la strada che conduce a Yamhill, lungo la quale si trovano un paio di Cantine storiche assolutamente imperdibili: Adelsheim e Erath. Nei dintorni anche Beaux Frères, proprietà imparentata con Robert Parker, che propone vini particolarmente legnosi e austeri. Volgendo a sud si passano Carlton, dove merita una sosta il piccolo Scott Paul, e la vivace cittadina di McMinn-ville. Ultimi appuntamenti riservati alla parte meridionale della Willamette Valley per visitare altre due Cantine storiche: Bethel Heights e Eversham Wood, entrambe sulla strada di Salem.

Diretti verso sud

Oltre ai grandi vini l’Oregon offre una natura strepitosa. A due passi dalla Willamette Valley, la West Coast americana si affaccia sul Pacifico. Volendo proseguire verso le regioni vinicole più a sud (The Rogue e Umpqua Valley) vale la pena di seguire il tracciato della Highway 101, strada leggendaria che inanella una meraviglia dietro l’altra. Procedendo verso sud il litorale si fa scosceso, con una successione di baie, scogliere, faraglioni e fari dove si può anche pernottare. Newport ha un centro storico vivace, un mercato del pesce colorato e chiassoso e ospita l’interessante Oregon Coast Aquarium. Dall’alto delle scogliere di Yachats si possono avvistare i profili imponenti delle balene, mentre nelle aree sabbiose intorno a Cape Perpetua si incontrano i leoni marini. Dal capo verso Florence si sfiora il faro Heceta Head, il più bello, con tetto rosso e mura candide, imponente e delicato. Coos Bay, 50 miglia di dune vive, è un paesaggio in continua trasformazione e un paradiso per le passeggiate, perfetto per i bagni di sole e la contemplazione della natura. Se la costa è spettacolare l’entroterra non è da meno. A tre ore dal mare c’è Crater Lake. Il cono del vulcano custodisce il blu, il cobalto e il viola del lago. Per la trasparenza dell’aria, pura e brillante, i colori sono vivi, carichi, saturi. Quasi violenti. Una strada panoramica percorre l’orlo del cratere e un breve sentiero conduce al punto più alto, dove sorge la torre di avvistamento del Servizio Forestale. Lo sguardo vola per chilometri in ogni direzione fino alla catena Foto Oregon51di vulcani innevati che caratterizza il Far West: Shasta, Mount St. Helens (che esplose in un’apocalittica eruzione nel 1980), Mount Hood, Mount Rainier. Colossi di ghiaccio dal cuore di fuoco. Potenza creativa della natura.
Raggiungere le altre regioni vinicole, WallaWalla e Columbia, significa percorrere lo straordinario Columbia River Gorge. Qui la potenza scultorea dell’acqua ha disegnato il grande canyon che taglia la nera colata di lava preistorica, al confine tra l’Oregon e lo Stato di Washington. Pareti verticali che precipitano per centinaia di metri, imponenti cascate, verdi e fitte foreste pluviali. Fu scoperto durante la spedizione di Meriwether Lewis, segretario personale del presidente Thomas Jefferson, e del suo amico William Clark nel 1805. Le orme dei primi coraggiosi esploratori si seguono a piedi, in skateboard, con i roller blade e in bicicletta, percorrendo il vecchio tracciato costruito dai pionieri all’inizio del XX secolo con l’aiuto di ingegneri italiani, o più comodamente, in auto, lungo la Columbia River Scenic Highway. La più spettacolare delle cascate è Multnomah Falls, un salto nel nulla di 192 metri di altezza.


© Riproduzione riservata - 16/04/2010

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