Slovenia-Italia: cinque Malvasia da assaggiare

Slovenia-Italia: cinque Malvasia da assaggiare

La Malvasia è considerata una famiglia di vitigni allargata: di chiara origine greca, è giunta in Italia grazie ai Veneziani, poi nel corso dei secoli si è ampiamente diffusa in tutta la nostra nazione, dando origine a cloni e varietà che si adattano a condizioni pedoclimatiche molto differenti.

Il 21° Festival della Malvasia è stato inaugurato domenica 10 marzo all’Hotel Slovenija, sul lungomare di Portorose, perla slovena, a 30 chilometri da Trieste. «La manifestazione», racconta Ingrid Mahnič, presidente dell’Associazione dei viticoltori dell’Istria Slovena, «presenta una panoramica di vini di qualità prodotti da uno stesso vitigno nelle sue declinazioni più insolite». Quest’anno erano presenti 70 produttori provenienti da Croazia, Italia e Slovenia (Brda, Vipavska Dolina, Carso e Istria).

Ingrid Mahnič, presidente dell’Associazione dei viticoltori dell’Istria Slovena

La Malvasia istriana alla sfida dell’export

La Malvasia istriana ha affondato solide radici in Slovenia e Croazia, con un biotipo non aromatico dal quale si produce principalmente un vino fresco di facile beva vinificato in acciaio. Questa tipologia viene distribuita e consumata in loco, tanto che le aziende più piccole (di 5 ettari circa) esauriscono la produzione annua in pochi mesi con la vendita diretta in cantina. Le aziende più grandi invece si stanno espandendo anche su mercati esteri come Austria, Svizzera, Germania, Inghilterra, America e Giappone: il mercato asiatico è sicuramente uno dei più ambiti, ma anche tra i più difficili da conquistare.

In degustazione al Festival della Malvasia 170 campioni

Il Giappone si conquista coi bianchi e i Metodo Charmat

Diverse sono le strategie: certe Cantine distribuiscono i vini bianchi nei mercati locali sloveni e croati puntando all’esportazione solo di vini rossi, soprattutto in Cina. Mentre le aziende che hanno come obiettivo il Giappone esportano i vini bianchi, ma le tipologie proposte sono differenti. Accanto alle già citate Malvasie fresche, si posizionano quelle spumantizzate con Metodo Charmat. Le macerate invece sono considerate di più difficile interpretazione per il mercato orientale, ma si sposano perfettamente con quella cucina agrodolce.

La degustazione di Malvasia

Erano 170 i campioni di Malvasia in degustazione, divisi nelle categorie: spumante, fresca, matura, macerata e passita. Ecco un’etichetta da assaggiare per ogni tipologia.

Vinarstvo Rebula (Slovenia)
Br’stovska Penina Malvazija 2010
Malvasia spumante. Giallo paglierino e perlage fine. I 90 mesi sui lieviti regalano profumi di pasticceria che si alternano a note di mela e pesca su sottofondo di erbe aromatiche. Sorso fresco, elegante con finale sapido.

Posestvo Brič (Slovenia)
Malvazija 2018
Malvasia fresca. Giallo paglierino con riflessi verdolini. Profumo intenso: fiori freschi e pesca bianca, seguono accenni minerali e una leggera nota mentolata. In bocca è nitido con finale fresco e equilibrato.

Vina Markovič (Slovenia)
Malvazija 2017
Malvasia matura. Veste giallo paglierino luminoso. Intrigante intreccio di profumi: floreali, agrumati e aromatici. Delicate note iodate invitano alla beva che risulta perfettamente proporzionata con  finale persistente.

Montemoro organic wines (Slovenia, Istria)
Malvazija Amorus 2013
Malvasia macerata. Lucente oro antico. Ricco ventaglio olfattivo che spazia dalla succosa frutta tropicale alle erbe aromatiche essiccate, con delicato sottofondo fumé. Il sorso è ricco, morbido e piacevolmente lungo.

Baccellieri (Italia, Calabria)
Greco di Bianco Doc 2013
Malvasia passita. Giallo dorato con riflessi ambrati. Esplosione di profumi: arancia candita, confettura di albicocca e uva sultanina accompagnate da un velo di salsedine marina. Sorso avvolgente sostenuto da un’ottima mineralità.

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© Riproduzione riservata - 12/03/2019

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