Questioni di famiglia? Fino a un certo punto. Un approfondimento sul family business

Questioni di famiglia? Fino a un certo punto. Un approfondimento sul family business
All’ultimo Vinitaly la nostra rivista ha organizzato un incontro sul passaggio generazionale e la continuità d’impresa delle cosiddette famiglie del vino, ovvero le Cantine gestite a livello familiare. Oltre 200 i partecipanti e interessante il dibattito che ne è scaturito (leggi l’articolo di cronaca dell’evento). In vista di un altro importante convegno-evento che si terrà a Urbino a fine settembre, Sergio Cimino, specialista in gestione strategica e operativa dell’impresa familiare, approfondisce per noi l’argomento con una serie di articoli che chiariscono i concetti base del cosiddetto family business.

Nove imprese su 10 in Italia sono familiari, sviluppano il 90% del Pil, occupano oltre il 75% della forza lavoro, ma hanno vita breve, tanto che  meno di una su sei raggiunge la terza generazione (“La Gestione dell’Impresa Familiare e il Passaggio Generazionale”- Il Sole 24 Ore – La Repubblica -(Maggio 2007). Sono dati questi, desunti da statistiche sull’universo delle imprese italiane, che trovano solo parziale riscontro nel mondo del vino, caratterizzato dalla presenza di aziende ad ancor più marcata composizione familiare e significativamente più durature delle altre. Il dato relativo alla maggior caratterizzazione familiare appare del tutto coerente con l’elevata frammentazione del comparto: oltre 160.000 aziende (un milione di etichette) sviluppano un volume di affari di 9 miliardi di euro ai prezzi di produzione. Con qualche segnale di concentrazione: 99 imprese, pari allo 0,06% del totale realizzano il 46% del fatturato di comparto. Dunque, il restante 99,94% dell’offerta, costituito da una miriade di piccole e micro imprese, si contende poco più del 50% della domanda (Il Sole 24 Ore -“Rapporto 24”: Industria Alimentare – (13/03/2012). Il dato relativo alla maggior longevità delle imprese vitivinicole è legato alla storia stessa del vino, che si produce, su larga scala, da oltre 5 mila anni. Perciò, non ci si può meravigliare se nel nostro Paese esistono illustri casati, la cui tradizione enologica data oltre mille anni, che hanno alle spalle alcune decine di passaggi generazionali gestiti con successo e lungimiranza.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA – Tutto sembrerebbe concorrere alla definizione di un quadro idilliaco animato da migliaia di imprese familiari che lavorano sodo la propria terra, con dedizione, competenza e flessibilità assicurando la continuità del proprio business di generazione in generazione. Sarebbe bello, ma non è proprio così: al dritto della medaglia si contrappone, inevitabilmente, il suo rovescio che rende lo scenario notevolmente più complesso. Alla lunga vita, fa da contraltare il più elevato indice di vecchiaia d’Europa: il rapporto tra occupati di età inferiore ai 35 anni e quelli di età superiore ai 65 è di 8, contro un valore di 66 in Francia, 125 in Germania e 22 nell’Unione Europea (Eurostat – su “Mercato del Vino” di Fabio Piccoli – Ed. L’Informatore Agrario – Aprile 2010). Non è solo un dato statistico: è un indicatore di inerzia o, se si preferisce, di resistenza al cambiamento. Se da una parte queste piccole e piccolissime aziende familiari sono caratterizzate dal dinamismo e dalla flessibilità, dall’altra le ridotte dimensioni e l’individualismo non consentono di raggiungere né i livelli di massa critica, né le modalità aggregative per competere sui mercati internazionali e, talvolta, neppure su quelli nazionali.

OPPORTUNITÀ DEL FAMILY BUSINESS – Ovviamente si tratta di considerazioni di carattere generale che trovano ampio riscontro nelle statistiche di settore e nella mia esperienza professionale, ma che non intendono sottovalutare gli episodi di eccellenza e le innovazioni geniali che contraddistinguono un comparto di grande visibilità e caratura imprenditoriale. La sfida diventa, semmai, quella di mettere a sistema il patrimonio di esperienze eccellenti e innovative rivisitando le modalità stesse di pianificare, dirigere e controllare le attività dell’azienda familiare. È una sfida che si può vincere purché si smetta di guardare al futuro con gli occhi e con i modelli mentali del passato. In questo senso la cura del passaggio generazionale rappresenta, specie per il mondo del vino, una formidabile opportunità di introdurre nuovi modelli gestionali per garantire continuità all’impresa di famiglia, coniugando la forza della tradizione con le potenzialità dell’innovazione. Conviene procedere per gradi partendo, innanzitutto, dalla definizione di family business, espressione alla quale si ricorre, spesso, in maniera impropria e approssimativa.

Nei prossimi giorni saranno pubblicati i focus:

 

 


© Riproduzione riservata - 23/07/2012

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