Senza confini Senza confini Natalie Wang

La Cina è a caccia di vigneti nel mondo

La Cina è a caccia di vigneti nel mondo

Nella mappa globale del vino l’impronta cinese si fa sempre più evidente, con acquisti in Francia, Australia, Cile e Stati Uniti. Le scelte cadono sui territori dove nascono le etichette che più rispecchiano i gusti di questo immenso popolo.

La “sete di vino” della Cina ha sostenuto e sostiene tutt’ora un mercato enologico interno multimiliardario. Ma ci sono anche i grandi investitori cinesi che, per placare la loro sete di vino e di prestigio, hanno voluto impadronirsi di vigneti in tutto il mondo. Dalla favolosa regione di Bordeaux alla nuova favorita, l’Australia, il desiderio del Paese del Dragone per l’uva ha lasciato un’impronta indelebile nella mappa globale dei vigneti.

L’incontro con Bordeaux

Mentre la ricchezza della Cina aumenta con milioni di aspiranti appassionati di vino, Bordeaux si è imbarcata in quella che la stimata wine writer britannica Jancis Robinson definisce una “vera e propria scalata per il business asiatico”. E a quanto pare tutto ciò si è effettivamente realizzato. Infatti se, all’inizio del secolo, la Cina acquistava praticamente meno dell’1% dei vini di Bordeaux, entro il 2015 questa percentuale si è gonfiata fino a superare il 30%, rendendolo il mercato d’esportazione più redditizio di Bordeaux.

Bordeaux è la regione dove i cinesi possiedono più vigneti. Seguono, nell’ordine, Australia, Cile, California, Spagna e Italia


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Boom di acquisti dal 2010

Quello che è successo in seguito è che non è stato più possibile contenere la passione crescente della Cina per il Claret in bottiglia bordolese da 750 ml. I nuovi ricchi del Paese sono andati direttamente alla fonte e hanno puntato gli occhi sulle viti e le tenute di Bordeaux, sinonimo della tradizione dei grandi vini francesi. Due annate consecutive e di successo, come la 2009 e la 2010, non hanno solo ingrassato la macchina da soldi che è Bordeaux, ma hanno anche dato il via al boom degli acquisti di vigneti da parte della Cina.

Il 3% della Bordeaux del vino è cinese

Quando i benestanti investitori cinesi si sono incontrati con i bordolesi affamati d’affari, che corteggiano instancabilmente il business cinese, si può parlare di un incontro voluto dal cielo. Oggi, su 8.000 vigneti e châteaux di Bordeaux, i cinesi hanno acquistato circa 170 tenute, che rappresentano nel complesso il 3% delle proprietà della regione vinicola, la maggior parte delle quali sono châteaux non classificati.

Le vendite più prestigiose

Grandi compagnie statali e aziende private sono corse ad accaparrarsi le tenute bordolesi meno conosciute per produrre vini destinati al mercato di massa cinese. Cofco, la più grande azienda alimentare del Paese e proprietaria della Cantina cinese GreatWall, nel 2011 ha acquistato Château Viaud a Lalande-de-Pomerol Aoc per 15,19 milioni di dollari. Senza alcun briciolo di sottigliezza o ambiguità, i media statali hanno dichiarato: “La Cina si beve Bordeaux”. L’acquisto è stato interpretato dagli addetti ai lavori di Bordeaux come se i cinesi potessero finalmente dire: “Ci siamo! Siamo atterrati a Bordeaux”, come si espresse Wine Spectator a quel tempo.

Zhou Hongjiang, chairman di Changyu Pioneer Wine Company, che ha acquistato il 90% di Château Mirefleurs


Numeri da capogiro

La più grande e antica azienda vinicola del Paese, Changyu Pioneer Wine Company (fondata nel 1892, ndr), ha acquistato il 90% di Château Mirefleurs, una tenuta di Bordeaux Supérieur dal gruppo vinicolo francese Castel, in un affare del valore di 3,33 milioni di euro nel 2015. Anche il produttore del liquore baijiu più pregiato del Paese, Kweichow Moutai, è salito sul carro e ha acquistato Château Loudenne in Haut-Medoc, lo stesso anno.

Il fondatore di Ali Baba compra due tenute storiche

Una delle vendite di Bordeaux di più alto profilo nella memoria recente riguarda Jack Ma, il secondo uomo più ricco della Cina, che vale oltre 40 miliardi di dollari, e fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba. Nel 2016 ha acquisito due tenute storiche, tra cui il settecentesco Château de Sours in Entre-Deux-Mers e Château Perenne in Blaye Côtes de Bordeaux.

Château de Sours del fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, Jack Ma

Shopping mania

La famosa attrice e regista cinese Zhao Wei ha acquistato nel 2011 il Saint-Émilion Grand Cru Château Monlot per un prezzo non rivelato, facendo notizia dentro e fuori Bordeaux. Da allora ha comprato almeno altre quattro tenute a Bordeaux: Château Patarabet, situato ai piedi del villaggio di Saint-Émilion, e Château La Vue di 16 ettari, nel 2013. La sua orma è arrivata fino a Entre-Deux-Mers con l’acquisto dei 57 ettari di Château Senailhac, nel 2015. Nel 2019, infine, ha aggiunto Château La Croix de la Roche nell’Aoc Fronsac.

Miliardari alla conquista degli chateaux

L’acquisto ha preso piede. Il magnate immobiliare cinese Pan Sutong, che ama le ottime annate, si è conquistato i vigneti di Château Le Bon Pasteur, Château Rolland-Maillet e Château Bertineau St-Vincent a Bordeaux, oltre alla tenuta di Napa Sloane. Anche il miliardario Peter Kwok, con sede a Hong Kong, possiede almeno sette tenute sulla Riva Destra.

Château Loudenne del produttore del liquore cinese baijiu Moutai

Un business molto redditizio

Il business di vendita di châteaux storici con vigneti ai cinesi è diventato così redditizio che Vineyards-Bordeaux, una compagnia affiliata a Christie’s che si occupa della vendita di vigneti a Bordeaux, ha due opzioni di lingua sul suo sito web oltre al francese, inglese e cinese. Ha anche un desk dedicato alla Cina, che si occupa delle crescenti richieste di potenziali acquirenti cinesi che vogliono comprare aziende gioiello e case vacanza.

Pro e contro dell’ondata acquisti

La massiccia ondata di acquisti cinesi a Bordeaux è stata accolta da alcuni come una necessaria iniezione di denaro contante, dato che molti eredi delle grandi famiglie faticavano a pagare le alte tasse di successione francesi. Ma i cambi di nome da parte di alcune aziende di proprietà cinese, giudicati bizzarri ma che volevano essere di buon auspicio, hanno irritato le persone più legate alla tradizione della regione vinicola.
Ancora più preoccupante è il fatto che, dopo le acquisizioni, non si sono visti gli acquirenti cinesi a Bordeaux, ma solo châteaux inattivi e vigneti incustoditi. E ciò ha sollevato molte questioni sulle reali intenzioni di questa corsa all’acquisto.

Un caso sospetto

Il Gruppo Haichang, fondato a Dalian, nella provincia nord-est di Liaoning, con una cordata ha acquistato oltre 20 aziende vinicole di Bordeaux per più di 64 milioni di dollari. Qui produce circa 2 milioni di bottiglie all’anno con 60 etichette, gran parte delle quali viene venduta in Cina. Tuttavia, nel 2018 le autorità francesi hanno congelato 10 dei suoi vigneti per sospetta frode e riciclaggio di denaro, dopo quattro anni di indagini. “In 10 châteaux abbiamo scoperto un certo numero di reati fiscali: riciclaggio dei proventi di frodi fiscali, falsificazione, ecc.”, ha riferito una fonte della polizia, come riportato da Agence France-Presse.

Nuovi orizzonti

Ma la frenesia per gli acquisti a Bordeaux si è calmata negli ultimi anni. Senza un’adeguata gestione, distribuzione e know-how tecnologico, gran parte degli investimenti è appassita come l’uva sulle viti. A questo punto è emerso un nuovo favorito per gli investitori cinesi, più vicino a casa e molto più attraente: l’Australia.

Tra le nuove mete favorite dagli investitori cinesi c’è la Barossa Valley in South Australia

Libero scambio con l’Australia

Nel 2019, l’Australia ha superato la Francia per diventare per la prima volta il più grande fornitore di vino della Cina, grazie a un accordo di libero scambio e alle ampie campagne di marketing del Paese. La Cina si posiziona ora come il mercato di esportazione più redditizio per l’Australia, che vale più del doppio rispetto agli Stati Uniti, al secondo posto.

Penfolds, un nome beneaugurante

Penfolds, il marchio di punta della più grande azienda vinicola australiana, Treasury Wine Estates, con il suo nome cinese che suona di buon auspicio “inseguendo la prosperità” e il packaging a tema rosso, è diventato probabilmente il più noto marchio di vino importato del paese. La sua popolarità in Cina è così immensa che Twe deve quasi la metà dei suoi guadagni annuali all’Asia, e soprattutto alla Cina. Purtroppo, questo ha ispirato anche legioni di truffatori che sfornano simil-Penfolds e vini contraffatti sia in Cina sia in Australia.

Zero dazi in Australia

Inseguendo l’eccezionale aumento del vino australiano in Cina, non c’è da stupirsi che abbiano cominciato a piovere investimenti cinesi. L’aumento della domanda di vino australiano nel Paese del Dragone, che ora gode di zero dazi, ha alimentato le vendite di aziende vinicole ai cinesi, con investitori esperti che vogliono stabilizzare l’offerta di vino sfuso e in bottiglia sul loro mercato.

Barossa e Yarra le aree di maggior successo

Di conseguenza, gli acquisti e le transazioni sono avvenuti “a livelli senza precedenti”, ha scritto l’australiana ABC News, con fino al 10% dell’iconica Barossa Valley in South Australia ora in mano cinese. Inoltre, si stima che circa il 15% dei vigneti di Yarra Valley appartenga al Dragone.
«Molti originariamente erano alla ricerca di asset vincenti e Barossa in questo era il numero uno», dice Stephen Strachan, direttore di Langley and Co., società che si occupa di acquisizioni nel settore vinicolo. «Ma progressivamente qualcosa è cambiato e sono emerse altre aree come McLaren Vale e Yarra Valley. C’è stato un forte interesse per Margaret River e un po’ per Coonawarra. Quindi anche altri territori stanno iniziando ad avere un successo significativo in Cina».

Uve australiane per vino cinese

Alcune delle vendite più importanti coinvolgono le più grandi aziende cinesi di vino e bevande, che sperano di pigiare l’uva australiana e imbottigliarla per i propri consumatori. Changyu Pioneer Wine Company ha acquistato l’80% delle quote dell’azienda vinicola Kilikanoon di Clare Valley nel 2017 per una somma non rivelata. Weilong Grape Wine Company, il più grande produttore di vino biologico cinese e la terza più grande azienda vinicola, ha speso 120 milioni di dollari australiani (74 milioni di euro) per una Cantina nello Stato di Victoria, in quello che è stato descritto a livello locale come il più grande investimento straniero nel vino australiano degli ultimi 10 anni. Si prevede che l’azienda vinicola lavorerà 170.000 tonnellate d’uva all’anno destinate agli apparentemente insaziabili bevitori cinesi.

In Cile l’interesse cinese è rivolto ad assicurarsi la fornitura di vino sfuso © Vina Indomita – Bethia

In cerca di sfuso in Cile

Un’altra destinazione degli investitori cinesi per far fruttare i loro soldi è il Cile, che per anni si è classificato come il più grande fornitore di vino della Cina in volume ed è noto per il suo eccellente rapporto qualità-prezzo. La maggior parte degli investitori che hanno acquistato Cantine in Cile lo hanno fatto con l’obiettivo di assicurarsi la fornitura di vino sfuso per poterlo imbottigliare con una nuova etichetta cinese o di mescolare lo sfuso con il vino cinese e venderlo attraverso i loro canali di distribuzione consolidati.

Chi ha acquistato e dove

Cofco, ad esempio, nel 2010 ha acquistato la Cantina Biscottes in Cile per 18 milioni di dollari e ha imbottigliato i vini con un nuovo marchio per il mercato cinese. Changyu nel 2017 ha firmato un accordo con il gruppo cileno Bethia per l’acquisto di tre vigneti per oltre 50 milioni di dollari.
Anche il produttore di baijiu Yanghe Distillery ha speso 66 milioni di dollari e ha acquistato Viña San Pedro come parte della strategia per espandere il proprio business enologico, in aggiunta alla sua attuale gamma di vini cileni chiamata Sidus.

Sognando la California

La star dell’Nba Yao Ming è stata tra i primi cinesi ad acquistare vigneti in California. L’asso del basket sembra aver sviluppato un interesse per il vino durante gli anni passati a giocare come centro negli Houston Rockets, dove un suo compagno di squadra ordinava spesso rossi della California da abbinare alle bistecche. Nel 2009, il suo interesse si è concretizzato nella Yao Family Wines in Napa Valley. Anche altre tenute di Napa sono in mano cinese. Firefly Vineyards è stata venduta al businessman Joe Chuang, e Hestan Vineyards è di proprietà di Stanley Cheng. L’uomo d’affari di Hong Kong Pan Sutong ha ampliato le sue proprietà di vigneti, oltre che a Bordeaux, acquistando Sloan Estate per 40 milioni di dollari. Bialla Vineyards e Quixote Winery sono tra i vigneti più piccoli venduti ai cinesi prima del 2015.

Yao Family Wines, in Napa Valley, appartiene alla star dell’Nba Yao Ming


La guerra commerciale frena gli acquisti

Ma la proprietà cinese delle aziende vinicole di Napa rimane esigua, poiché la quota di mercato dei vini americani in Cina è inferiore al 3%. Il loro apprezzamento si è guastato quando i due Paesi si sono impegnati in una prolungata guerra commerciale, che ha visto il governo cinese infliggere un duro colpo ai vini statunitensi con tasse punitive quasi al 100%, “tappando” il sogno enologico americano dei cinesi.

Le terre promesse

In altre parti del mondo, come in Spagna e in Italia, l’interesse per la proprietà di un’azienda vinicola non è così primario come a Bordeaux o in Australia, ma si possono individuare passaggi di mano a proprietari cinesi. Changyu ha speso 35 milioni di euro per l’acquisto di una quota del 75% della spagnola Marques del Atrio, con l’obiettivo, secondo la Cantina stessa, di farne il marchio vinicolo spagnolo n.1 in Cina. Il Gruppo Fosun ha acquistato una quota del 20% del produttore spagnolo di vino e cibo Osborne Group. L’importatore di Hong Kong Stefano Yim ha comprato per 70 mila euro quasi un ettaro sull’Etna, nel territorio di Passopisciaro.

Largo ai giovani


I proprietari di vigneti provenienti dalla Cina sono anche sempre più giovani e hanno grandi ambizioni per rendere la loro attività globale, e non limitata entro i confini. Le aziende vinicole del magnate Peter Kwok sulla Riva Destra di Bordeaux sono state affidate al figlio Howard Kwok, 33 anni, per la loro gestione quotidiana. Anche Lang Sailing, 29 anni, è tra i titolari della giovane generazione. La sua famiglia dal 2013 è comproprietaria con i Luis Cañas del Dominio de Cair, in Ribera del Duero (Spagna).
Con l’aumento della ricchezza in Cina, si prevede che gli investimenti sul vino nei vigneti del mondo continueranno. Altre bandiere cinesi saranno forse issate in cima a uno storico châteaux a Saint-Émilion o a Barossa o in Toscana.

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© Riproduzione riservata - 10/09/2020

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