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Il Canaiolo bianco ricorda il Riesling

20 Marzo 2019 Roger Sesto
Il Canaiolo bianco ricorda il Riesling

Le prime documentazioni della presenza del Canaiolo bianco in Toscana risalgono al Gallesio (1817). Oggi la diffusione è limitata alle province di Firenze, Prato, Arezzo e Pisa, su di un’area di poco superiore ai 100 ettari.

Ne prevedono l’impiego le Doc Barco Reale di Carmignano e Bianco della Valdinievole. Il grappolo è compatto e di media grandezza, piramidale, dagli acini piccoli dotati di spessa e pruinosa buccia; lo si vendemmia nelle prime due decadi di settembre. Rarissima la sua vinificazione in purezza.

Il grappolo piramidale e compatto del Canaiolo bianco

Il coraggio di Galiga, che lo vinifica in purezza

Tra i pochi che vi si sono cimentati figura l’azienda vinicola Galiga della famiglia Grati di Rufina (Firenze) con la consulenza dell’enologo Emiliano Falsini. «Il nostro Toscana Igt Bianco Canaiolo è frutto di una vigna a 400 m, esposta a sud, sud-ovest, in un contesto ventilato e dotato di buona escursione termica. Un aerale perfetto per Canaiolo e Sangiovese», dice il patron Gualberto Grati. «Lo vendemmiamo tardivamente, fine settembre-inizio ottobre. Dopo la diraspatura ha luogo una criomacerazione di 18-24 ore. La vinificazione avviene parte in acciaio e parte in legno, a 15 °C. Poi assembliamo il tutto».

Grato, Gianfranco e Gualberto Grati

Il prodotto rimane a lungo sulle fecce, dando vita a un vino dalle interessanti potenzialità d’invecchiamento. Nettare profumato di fiori e frutta, dotato di struttura e sapidità, con gli anni sviluppa note terziarie di pietra focaia e idrocarburi.

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