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Fontanafredda: la collezione

20 Aprile 2010 Roger Sesto

Fontanafredda, situata in Serralunga d’Alba (Cuneo), cuore della produzione del Barolo, fondata nel 1878, è tra le poche aziende italiane che hanno istituzionalizzato il concetto di mettere a listino, sia pure in quantità limitate, numerose vecchie annate. Vari sono i cru di Barolo prodotti dalla Cantina, ma probabilmente il più prestigioso è il Vigna La Rosa, ottenuto da un vigneto di 9,4 ettari di superficie, in grado di originare un Barolo longevo e di grande struttura.

Situato in posizione di media collina (250-300 metri sul livello del mare) con esposizione sud, sudovest insiste su di un terreno di origine miocenico-elveziana, ricco di marne calcaree e di argilla, con abbondanza di sabbia quarzosa e di buona permeabilità. Le annate giudicate più performanti del La Rosa, frutto di un felice connubio in cantina di tradizione e innovazione, sono la 1978, 1982, 1996, 1997, 1998 e 1999.Inoltre, un apposito listino destinato ai collezionisti, include anche le seguenti Riserve: 1958, 1967, 1971, 1974 e 1982.

Giovanni Minetti, direttore generale

Questa la sintesi dei commenti dell’enologo Danilo Crocco sulle annate del listino per collezionisti: «Il 1958 fu caratterizzato da un’estate molto calda e un autunno mite, ciò si traduce oggi in un vino ancora granato, con ricordi di terra, tartufo, foglie bagnate, cuoio, liquirizia e un tocco di pelliccia bagnata. Ancora ricco di struttura in bocca, pieno e robusto, vivo di tannini. Il 1967 fu un’annata buona; il vino, vinificato in modo tradizionale, con una macerazione sulle bucce di oltre un mese, a distanza di più di 40 anni dimostra ancora una giovinezza incredibile con profumi animali, ma anche fruttati di marasca sottospirito e prugna, quindi cuoio, tabacco, chiodi di garofano e pepe nero.

Il 1971 fu caratterizzato dalla produzione di uva estremamente ricca di zuccheri e concentrata, ciò per le alte temperature raggiunte in estate e autunno. Siccome le tecniche del tempo non prevedevano l’utilizzo del freddo, il maggior problema fu l’enorme difficoltà del controllo delle temperature di fermentazione, ma chi, come noi, vi riuscì ottenne un prodotto speciale. Oggi il Barolo 1971 ha ancora un profumo fresco di frutta sottospirito, di agrumi e si apre con note che ricordano il catrame e il cuoio. Alla beva, il dolce dell’alcol si fonde con i tannini ancora vivi e presenti, con un finale alla liquirizia e tabacco. Il 1974 fu molto caldo. I vini furono subito pronti e di facile beva, ma solo poche selezioni si sono dimostrate longeve. Il 1982 può essere considerato il millesimo caratterizzato dal tannino più potente degli ultimi 50 anni. Un vino che oggi sente ancora di prugne mature e frutta sottospirito, oltre al classico goudron e a note di pelliccia e sottobosco. L’entrata gustativa è dolce, ma subito esplode una nota tannica molto importante, ancora quasi allappante; chiude lungo, sapido e amaricante».

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