Faraone: bianchi sottili che amano la lentezza
Annate storiche di vini mitici (16): Umbria e Abruzzo
Questa realtà a conduzione familiare di Colleranesco di Giulianova (Teramo), comincia la sua attività nel 1916, anche se solo negli anni Trenta avviene l’impianto delle prime vigne: Montepulciano, Sangiovese e Passerina. «Inizialmente mio padre Alfonso produceva e vendeva vino sfuso; è nel 1970 che cominciamo a imbottigliare Montepulciano d’Abruzzo e poi le altre tipologie», ci racconta il patron Giovanni Faraone. «Nel 2000 abbiamo comprato un podere sulle vicine colline di Mosciano. Oggi la tenuta è proprietaria di 9 ettari, per una produzione di 50.000 bottiglie».
PUNTARE SUI BIANCHI – «Curiosamente abbiamo da subito deciso di puntare più sui bianchi, che consideriamo nostri vini di riferimento» ricorda Giovanni Faraone. «Nel 1971 registrammo all’Albo della Doc Trebbiano d’Abruzzo la nostra vigna principale; che poi scoprimmo essere un vigneto di Passerina, che in quegli anni nemmeno era conosciuta! È una varietà che tende a essere produttiva, ma se la pianta viene allevata così da avere una resa sugli 80 quintali di uva per ettaro, le sue bacche possono generare un vino dalle peculiarità assai interessanti, con un ph naturalmente basso e un’ottima tenuta nel tempo. Fra l’altro ritardando i tempi di uscita, il vino ne guadagna in complessità e persistenza».
LE VIGNE DI FARAONE: ANNATE STORICHE – Conclude Faraone: «Questi Trebbiano, che noi chiamiamo Le Vigne di Faraone, sono vini che traggono beneficio da un processo di maturazione tutto naturale; lasciandoli riposare a lungo sui loro lieviti, non forzandoli con ossessivi batonnage, ma facendo loro svolgere un lento affinamento, acquistano in complessità e capacità di evolvere. Anche negli anni del boom dei vini rossi, il nostro pallino sono sempre stati i bianchi, tanto è vero che sin dal 1995 abbiamo cominciato a conservare un numero importante di bottiglie de Le Vigne di Faraone, così da organizzare verticali e riassaggiare annate emozionanti quali: 1995, 1997, 1999, 2001, 2005, 2009. Una curiosità: questo vino maturando dà la sensazione di essere stato fermentato e affinato in legno, ma è solo la sua naturale terziarizzazione, perché la vinificazione avviene in acciaio e gran parte dell’affinamento in vetro; di elevazione in botte, nemmeno l’ombra!».
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