Falesco: umbro-bordolesi di lungo corso
Annate storiche di vini mitici (16): Umbria e Abruzzo
Con sede a Montecchio (Terni), è tra le Cantine che hanno contribuito all’affermazione internazionale dell’Umbria enoica, ma a differenza di altre Falesco ha scelto col tempo di promuovere la vitivinicoltura locale ricorrendo soprattutto ai vitigni internazionali. Fondata nel 1979 dai fratelli Cotarella, aveva tra gli obiettivi iniziali quello del recupero delle varietà storiche; oltre a ciò, si cercò di identificare aree viticole dove l’esposizione e la particolarità dei terreni potessero garantire prodotti di alta qualità. Al contempo si andava realizzando una cantina moderna, quella di Montecchio appunto, dove l’uso delle più recenti tecnologie per la fermentazione porta all’esaltazione del patrimonio gusto-olfattivo dei cloni delle varietà locali. Vini di punta, oltre che i più longevi, sono il Montiano (un Merlot in purezza) e soprattutto il Marciliano (Cabernet Sauvignon 70% e Franc 30% ).
IL MARCILIANO – «Nell’ambito dei nostri 280 ettari vitati a Montecchio», spiega Riccardo Cotarella, «abbiamo individuato un territorio che possiede le caratteristiche ideali per la nascita di un grande Cabernet. Le tecniche in vigna puntano a contenere la produzione tra i 600 e gli 800 grammi di uva a pianta. La densità dei ceppi è pari a 7.000 piante per ettaro, la resa di uva per ettaro è di 40 quintali, per una risultato in vino del 50%. Tutti fattori che aumentano la qualità del mosto e quindi del vino, a beneficio (anche) della sua longevità. Ma non solo. I grappoli vengono selezionati prima della vinificazione, che prevede un salasso del 20% e un periodo di macerazione a contatto con le bucce di 22 giorni. La malolattica si svolge in barrique, dove il vino dimora per 16 mesi. Con questa etichetta vorremmo testimoniare nel tempo la capacità produttiva di un territorio – oltretutto non ritenuto così vocato – dal punto di vista della qualità».
LE ANNATE MIGLIORI – Domandiamo quali siano le annate più significative del Marciliano. «Fermo restando che abbiamo uno storico di tutte le annate prodotte», sottolinea Cotarella, «sia per degustazioni interne, sia per l’organizzazione di verticali per gli operatori e talvolta anche per vendere qualche vecchia annata ai clienti più affezionati, direi che la 1999 è la nostra annata del cuore, che ci ha fatto pensare di aver imboccato la giusta strada: un mix di frutto, freschezza e potenza. Il 2001 è tutt’oggi il millesimo più intrigante, equilibrato, intenso, ricco. Il 2007, oggi giovanissimo, ha un grande futuro».
Tag: Cabernet, Falesco, Fratelli Cotarella, Marciliano, Montecchio, Riccardo Cotarella© Riproduzione riservata - 18/07/2012