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Campagna olearia 2019, la rivincita del Sud

8 Febbraio 2020 Maria Cristina Beretta
Campagna olearia 2019, la rivincita del Sud

L’olio 2020 gioca sull’eleganza e sui profumi sottili. Le regioni meridionali riconquistano il primato. Il Nord ha franto pochissimo, al Centro l’andamento è stato a macchia di leopardo.

Nella campagna olearia di quest’anno è accaduto l’esatto opposto dell’anno scorso, quando il Sud aveva prodotto pochissimo mentre il Nord aveva visto più che raddoppiare le olive sulle piante. Poiché tre sole regioni, Puglia, Calabria e Sicilia, condensano l’80% della produzione nazionale, l’andamento dell’anno scorso è da considerarsi disastroso. Quest’anno, viceversa, il Sud si è ripreso alla grande. Facendo un confronto tra le due campagne olearie, nel 2018-19 sono state stimate 175 mila tonnellate di olio (dati Aifo, Cia e Italia olivicola Conzorzio nazionale), mentre nel 2019-20, si indicano 330 mila tonnellate (ma è probabile che si raggiungeranno difficilmente le 300 mila). Si tratta di quantitativi sotto una media nazionale che solo qualche anno fa superava le 400 mila. Il problema principale alla base di una produzione così altalenante sembrano essere gli sbalzi climatici repentini che l’olivo, pur essendo una pianta rustica, fatica a superare.

Al Nord frantoi in ferie

Per le regioni dell’arco alpino gli abbassamenti di temperatura nella fase di fioritura seguiti da un caldo anomalo hanno compromesso la formazione dei frutti. Il polline dell’olivo è estremamente fine e non viene trasportato da insetti ma dal vento. Se c’è troppa umidità o assenza di corrente rimane sulla pianta. Nelle zone del lago di Garda quelle poche olive che si erano formate sono cadute a terra, come se la pianta non riuscisse a trattenerle. Secondo alcuni gli olivi avevano prodotto fin troppo lo scorso anno, quando i quantitativi di raccolta erano raddoppiati se non triplicati. Molti frantoi non hanno aperto.
La Liguria ha raccolto poco ma è riuscita a realizzare un prodotto di alto profilo organolettico.

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