A Castello d’Albola con Denis Dubourdieu
Mezza giornata in compagnia di uno dei massimi esponenti dell’enologia mondiale sullo sfondo di uno dei più bei panorami del Chianti Classico. A beneficiare di questa interessante opportunità è stato nei giorni scorsi un ristretto gruppo di giornalisti italiani e stranieri invitati a Castello d’Albola per incontrare Denis Dubourdieu, direttore dell’Istituto di scienze della vite e del vino dell’università di Bordeaux e da alcuni anni consulente di spicco delle Tenute Zonin. Con lui anche Christophe Ollivier, suo stretto collaboratore (in foto con Dubourdieu e Domenico Zonin).
L’interesse per il Sangiovese
Dubourdieu, che in Italia presta la sua consulenza anche ad altre prestigiose aziende, è da alcuni anni impegnato con Zonin nel ricercare “modelli” per migliorare la produzione di alcune tipologie di vini: un progetto mirato su determinati prodotti e non sull’intera produzione del Gruppo. «Il nostro interesse ad Albola», ci ha detto nel corso di una breve intervista in esclusiva per Civiltà del bere, «è il Sangiovese, un vitigno che resta misterioso e dal quale non è stato ancora ottenuto il meglio. Un vitigno delicato, discreto, difficile e che perciò richiede molta cura. A mio avviso il Sangiovese è un gran vitigno italiano che però è stato sottovalutato».
Un Chianti “contemporaneo” firmato Denis Duburdieu
Finora il contributo di Dubourdieu a Castello d’Albola ha interessato il Chianti Classico Riserva delle ultime due annate, 2013 e 2014. «Ecco, proprio l’annata 2014», spiega il professore, «sta dando un prodotto che corrisponde a quello che si spera sia un vino fruttato e delicato, in pratica un vino contemporaneo ed anche precursore. D’altra parte il Sangiovese coltivato in altitudine è più difficile da trattare. Ebbene, la vendemmia 2014 esprime senza dubbio la forma più avanzata della nostra ricerca. Un vino dal grande frutto, singolare, che non ha niente a che vedere con l’artifizio della vinificazione».
La soddisfazione di Domenico Zonin
A fare gli onori di casa Domenico Zonin, già allievo a Bordeaux di Dubourdieu, che ha spiegato come «il miglioramento della qualità del Chianti Classico Riserva di Castello d’Albola sarebbe stato molto più lento senza il contributo del professore. Dubourdieu ha sicuramente velocizzato il processo, oltre a far crescere anche culturalmente i collaboratori della Zonin».
Vino è arte e cultura
Al di là dei contenuti tecnici, Denis Dubourdieu ha affascinato gli ospiti da vero affabulatore dando sfoggio di grande cultura, citando autori e artisti come Plinio, Seneca, Colette, Ingres. In particolare, ritorna spesso nei suoi interventi la cultura del bello. «Oggi un buon vino», ci dice, «deve anzitutto procurare una soddisfazione estetica, deve ricercare una forma contemporanea della bellezza attuale e non quella del passato. Banalità e uniformità sono difetti da combattere se vogliamo raggiungere una bellezza liquida».
La degustazione
Momento clou dell’incontro, cui hanno partecipato anche Stefano Ferrante e Alessandro Gallo, rispettivamente responsabili del settore tecnico del Gruppo Zonin e della tenuta Castello d’Albola, è stata la degustazione di alcuni vini delle tenute Ca’ Bolani (Alturio Refosco dal Peduncolo Rosso e Aquilis Sauvignon), Feudo Principi di Butera (Deliella Nero d’Avola), Rocca di Montemassi e naturalmente Castello d’Albola (Chianti Classico Riserva). Vini di ottimo livello, con alcune particolarità, come il Sauvignon 2009, ancora fresco e con alcuni anni davanti, e l’anteprima da vasca del Chianti Classico Riserva 2014. La serata si è conclusa con una sontuosa cena a cura dello chef Eugenio Boer del ristorante Essenza di Milano.
Tag: Casa Vinicola Zonin, Castello d'Albola, Christophe Ollivier, Denis Dubourdieu, Sangiovese© Riproduzione riservata - 08/05/2015