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Weekend a Castel del Monte, storia e viticoltura nelle Murge

Weekend a Castel del Monte, storia e viticoltura nelle Murge

“Ad esempio a me piace il sud” cantava Rino Gaetano, perché al sud si può “camminare con quel contadino, che forse fa la stessa mia strada, parlare dell’uva, parlare del vino che ancora è un lusso per lui che lo fa”. E al sud si dovrebbe andare per vivere ancora la vicinanza tra vino e sacralità. Castel del Monte, per esempio, è una denominazione interna della Puglia, a nord della provincia di Bari e all’interno del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Qui, tra territori confinanti anche con Basilicata e vicini alla Campania, il lavoro e la passione non bastano per coltivare la terra e la vite, ma serve una grande devozione per gestire le condizioni climatiche e ambientali. Rigidi inverni, estati molto calde anche se ventilate, grandi escursioni termiche e terreni calcarei rendono difficoltosa la viticoltura, ma ricompensano l’uomo con frutti di grande qualità.

Bocca di Lupo

Tenuta Bocca di Lupo

Da Federico II alla famiglia Antinori: chi ha deciso di puntare su quest’area

Vegliano sul territorio il famoso castello dalla pianta ottagonale fatto costruire da Federico II di Svevia nel XIII secolo e in lontananza l’antico vulcano del Vulture. Le costruzioni in pietra bianca dominano l’altopiano cavalcato da un’importante razza equina, il massiccio cavallo murgese, e dove oltre alla tradizionale olivicoltura, diventa sempre più importante la coltivazione della vite. I vitigni più diffusi sono l’Uva di Troia, Bombino Bianco e Nero e l’Aglianico tra i rossi, mentre tra i bianchi si trovano anche varietà internazionali come Chardonnay e Sauvignon, oltre al Fiano Pugliese.

Questa è una zona dove importanti famiglie del vino italiano hanno investito negli ultimi anni, come è accaduto per l’azienda Tormaresca, di proprietà dei Marchesi Antinori e costituita da due tenute situate nelle aree più vocate in Puglia: Masseria Maime in Salento e Tenuta Bocca di Lupo nella Denominazione Castel del Monte, immersa nella selvaggia murgia barese. È a Minervino Murge che l’enologo Renzo Cotarella ha deciso di puntare su un vitigno complesso per renderlo elegante e aggraziato: l’Aglianico Bocca di Lupo. Da assaggiare durante la visita anche Pietrabianca ottenuto da Chardonnay e Fiano Pugliese.

Verso Corato, in contrada Torre del Vento, s’incontra un antico monastero benedettino del Settecento che ospita l’azienda Torrevento, dove è possibile fare visite guidate e degustazioni di vini e prodotti tipici tra storia, vigneti, uliveti e pascoli. La proposta è qui molto ampia e la qualità alta, da assaggiare, tra gli altri, Primaronda, rosato da bombino nero.

Tra le prime aziende a puntare sul rosato in Puglia si deve citare Rivera. Ma è anche con il Nero di Troia dedicato al “figlio di Puglia” o Puer Apuliae, ovvero a Federico II di Svevia, che l’azienda si merita di essere annoverata tra le eccellenze pugliesi. Questo vino è ottenuto da un clone di Nero di Troia, varietà a bacca nera tipica di questa parte della Puglia, che rischiava di essere dimenticata e che oggi viene coltivata nel vigneto Tafuri con ottimi risultati.

Puglia biologica e biodinamica

Ceci

Cantina Giancarlo Ceci

A 20 chilometri dal mare, tra Andria e Castel del Monte,.,l si trova un’altra cantina ormai storica e che ha deciso di affidarsi alla filosofia biodinamica per produrre non solo vino, ma anche frutta, verdura e olio extra vergine di oliva. Si tratta dell’azienda agricola biologica Agrinatura di Giancarlo Ceci che, su prenotazione, organizza visite guidate in cantina e tra i filari che si concludono con degustazione di vini e prodotti tipici.

Anche l’azienda agricola Santa Lucia è una storica realtà di circa 15 ettari a conduzione biodinamica. Per i fratelli Giuseppe e Roberto Perrone Capano il rosso Castel del Monte e le Riserve derivano da 100% Uva di Troia, mentre il Gazza Ladra è 100% Fiano.

Le Cantine Carpentiere si trovano a Corato in una posizione a dir poco privilegiata con vista sull’imponente Castel del Monte. I vini biologici sono ottenuti dagli autoctoni Nero di Troia e Bombino Nero; quest’ultimo si trova anche in uvaggio con l’internazionale Merlot. Una particolarità è l’etichetta Come d’incanto, vino ottenuto dalla vinificazione in bianco di Uva di Troia.

Dove mangiare

Ristorante Antichi Sapori a Montegrosso di Andria: il regno di Pietro Zito, che non ama essere definito chef, ma conserva e tramanda ricette e cultura gastronomica appresa dai genitori e dai nonni degne dei più grandi cuochi in circolazione.

Ostaria Povero Pesce, a Corato: genuinità e semplicità, per chi ama il pesce fresco di giornata e non vuole spendere un capitale.

Masseria Barbera, a Minervino: per provare l’ebbrezza di mangiare in una antica masseria. Cucina tipica mediterranea e completo relax.

Dove dormire

B&B Palazzo Ducale, nel centro di Andria

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© Riproduzione riservata - 10/04/2016

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