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Vino nella grande distribuzione: largo a bianchi e spumanti

29 Aprile 2025 Elena Erlicher
Vino nella grande distribuzione: largo a bianchi e spumanti
Alla tavola rotonda “Vino e Gdo: innovazione, mercati e opportunità” di Vinitaly hanno parlato Alessandro Cassanelli di Coop Italia, il moderatore e giornalista Andrea Meneghini, Mirko Baggio di Villa Sandi (anche per Federvini), Lorenzo Cafissi di Carrefour Italia, Francesca Benini di Cantine Riunite e CIV (anche per Unione italiana vini), Virgilio Romano di Circana, Simone Pambianco di Conad e Marco Usai di MD

Nonostante il calo generale di vendite, bianchi e spumanti sono in crescita. È quanto emerge da una ricerca di Circana sull’andamento del vino nella grande distribuzione nel 2024. Le strategie 2025 a confronto tra Carrefour, Conad, Coop, MD, Federvini e Unione Italiana Vini

Il 2024 si è chiuso con un calo di vendite di vino e spumante nella grande distribuzione del -0,7% in volume (753 milioni di litri) rispetto al 2023. Ma è andata meglio rispetto all’anno precedente, che aveva fatto registrare un ben più pesante -2,2%. I dati raccolti dall’istituto di ricerca Circana – e presentati a Vinitaly – sono più confortanti a valore, dove evidenziano il +2,3% per complessivi 3,2 miliardi di euro. Se è pur vero che il vino rosso resta il più venduto in assoluto (270 milioni di litri) – ma continua a calare in quantità (-2,3%) – a emergere invece, oltre agli spumanti (+4,2% in volume e +3,7% in quantità) trainati dal Prosecco, sono soprattutto i bianchi (rispettivamente +1,0% e 4,5%) con 247 milioni di litri.

Inzolia e Vermentino, bianchi emergenti

I vini bianchi non si fermeranno qui ma, sempre in base alle proiezioni di Circana, saranno destinati a sorpassare i rossi nel giro di al massimo cinque anni. Non a caso nella classifica dei vini emergenti, cioè che mostrano una maggior crescita a volume nel 2024, al primo posto si piazza il bianco siciliano Inzolia e al terzo i Vermentino di Sardegna, Toscana e Liguria. Completano la top 5 Ribolla e Pinot bianco, ancora due bianchi appunto. Anche i rosati hanno dato buona prova con 34 milioni di litri venduti nel 2024 (+2,1%) e +8,6% a valore. Mentre i vini frizzanti, in generale, perdono terreno sia a valore (-4,4%) che a volume (-5,7%).

Crescono i premium

Lo studio, inoltre, mostra che a soffrire maggiormente sono i vini con prezzi medio-bassi, dove si concentrano i maggiori acquisti e consumi (-4,9% a volume e -2,3% a valore). Mentre i vini premium sono anche quelli che crescono di più (rispettivamente +1,9% e +4,7%). «Occorre continuare a lavorare sull’incremento di valore della categoria», dice Virgilio Romano, Insight director di Circana, «e fare in modo che bere un bicchiere di vino diventi sempre più un’esperienza che metta in secondo piano “il numero di bicchieri” e consideri come valore assoluto la soddisfazione e la qualità». Discorso a parte va fatto per gli spumanti metodo Charmat, che proprio nei “primi prezzi” registrano la crescita più consistente (+6,3% a volume e +6,5% a valore).

La collaborazione tra retailer e impresa

La presentazione della ricerca di Circana è avvenuta in apertura della 21a tavola rotonda tra produttori e distributori organizzata da Veronafiere, dal titolo “Vino e Gdo: innovazione, mercati e opportunità”. Delle opportunità da cogliere ha subito parlato Lorenzo Cafissi, Beverage & home care & personal care director di Carrefour Italia: «Stanno cambiando il consumatore e i trend di consumo. La categoria vino in Gdo è in decrescita. Ce ne dobbiamo rendere conto e studiare una strategia che coinvolga il mondo dell’impresa, che dovrebbe sfruttare il ponte che noi retailer possiamo offrire verso il consumatore. Il vino per noi rimane una risorsa fondamentale. Dobbiamo collaborare in modo più trasparente e aperto con i produttori».

Gli stili di consumo dei giovani

Anche il mondo produttivo riconosce i cambiamenti in atto. «L’industria si sta adoperando per seguire i trend di bianchi, spumanti e premium», dice Francesca Benini, Sales and marketing director di Cantine Riunite e CIV e qui in rappresentanza anche di Unione italiana vini. «Per difendere le nostre posizioni e riprendere a crescere, è necessario adattarsi ai nuovi stili di consumo. Le giovani generazioni si avvicinano al vino con modalità differenti rispetto al passato: cercano trasparenza, storytelling e prodotti in linea con i loro valori. Il successo futuro dipenderà dalla capacità delle aziende di dialogare con questo pubblico, utilizzando linguaggi e canali innovativi». Sul cambiamento di paradigma concorda Mirko Baggio, responsabile vendite Gdo di Villa Sandi e qui in rappresentanza anche di Federvini: «Si bevono vini più delicati e piacevoli, meno corposi. Quindi si beve meno, ma si vuole bere meglio, così il consumo totale del vino è diminuito».

Territorio e salute

«Credo anche che sia fondamentale non perdere l’identità e il collegamento con il territorio, due punti fondamentali per valorizzare il prodotto», conclude Baggio, introducendo l’importanza della territorialità rappresentata anche da Simone Pambianco, Category manager bevande di Conad, che privilegia l’offerta di prodotti territoriali. «Il consumatore di oggi cerca bevute più facili e meno strutturate, adatte a pasti leggeri, veloci ed healthy; è per questo che crescono spumanti, bianchi e rosé», aggiunge Pambianco. «Il vino deve saper cogliere questi cambiamenti, che attualmente stanno interpretando meglio altre bevande».

Come affrontare la crisi dei rossi

«Non rassegniamoci alla decrescita dei rossi», avverte Alessandro Cassanelli, Buyer liquidi di Coop Italia. «La crisi che stanno attraversando suggerisce un ripensamento strategico. Per coinvolgere le generazioni più giovani, ad esempio, bisogna lavorare su occasioni di consumo diverse, promuovere la sostenibilità e valorizzare un approccio consapevole, in grado di riportare interesse al consumo di un prodotto, come il vino rosso, che è storicamente meno legato a contesti conviviali o di tendenza. Potremmo proporre, perché no!, i rossi no-alcol», conclude Cassanelli lanciando una provocazione. «O anche rossi da bere freschi», interviene Pambianco di Conad, e aggiunge: «Potremmo ripensare il pack size con formati da 0,4 o 0,5 l più adatti ai nuovi nuclei famigliari e che permettono di variegare il consumo». «Perché non la lattina allora?», rincara Cassanelli di Coop Italia, «o prevedere l’utilizzo di altri materiali».

Autoctoni e no-alcol

Marco Usai, Wine specialist di MD, porta l’esperienza del discount: «In un contesto di mercato difficile per il settore vinicolo, conseguiamo risultati positivi, sia in termini di valore che di volumi di vendita. Il nostro successo è anche frutto della capacità di interpretare le evoluzioni del mercato. Abbiamo lanciato, per esempio, Enotrium, una linea di vini a marchio privato che nascono da vitigni autoctoni, promuovendo la biodiversità del patrimonio vitivinicolo italiano. E abbiamo avuto un riscontro positivo anche per il nostro primo spumante dealcolato», una categoria che ha numeri ancora contenuti ma ha un ottimo potenziale di crescita.

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