Vini di Montagna (6): la Valtellina – sottozona Grumello

Vini di Montagna (6): la Valtellina – sottozona Grumello

Dopo Maroggia e Sassella, la panoramica della produzione eroica della Valtellina prosegue nella zona del Grumello, un territorio diviso in due, all’altezza della linea di collisione tra la placca europea e quella africana.

Delimitata a ovest dal torrente Mallero, che attraversa la città di Sondrio, e a est dalla chiesa di Sant’Antonio, che invece si trova nel comune di Montagna in Valtellina, la zona del Grumello (da grumo, “dosso”, “poggio”, “altura”) è suddiviso in due distinte aree, separate dalla linea insubrica, punto ancestrale di collisione tra la placca europea e quella africana.

Coordinate topografiche

Sopra la strada panoramica, ci sono i Dossi Salati (il toponimo è conosciuto come Dos Salat dal 1669, Dossalato dal 1828 e Dosso Salato dal 1936): situati nella parte nord-ovest della sottozona, formano un assieme compatto rivolto a sud che si distribuisce su quote altimetriche pronunciate (tra i 430 e i 600 metri) e terreni di matrice morenica (gneiss) che conferiscono un corpo importante e una spiccata sapidità (da cui il nome) ai vini.
Sotto la strada a dominare la scena è invece la rupe del Grumèl, o Grumello, la parte storica (il toponimo è documentato dal 1456) coronata sulla cima dai resti di Castel Grumello, costruzione curiosamente gemina (è suddivisa in una parte residenziale e una militare un tempo unite da una cinta muraria) originaria del XIII secolo. Le quote altimetriche sono inferiori (dai 300 ai 450 metri) ma le pendenze delle vigne lungo i suoi speroni sono impressionanti: nascono qui alcune delle versioni più rarefatte e verticali di Valtellina Superiore.

La scelta di vita di Alberto Marsetti

Alberto Marsetti, classe 1970, ha cominciato presto a lavorare in campagna. «Facevo meccanica alle superiori ma quello che studiavo non mi piaceva e ho lasciato la scuola. Fin da bambino sono sempre andato in vigna con il nonno Angelo e ho iniziato questa attività con lui e lo zio Antonio all’età di 16 anni e non me ne sono mai pentito» racconta. È lui a imbottigliare per primo in famiglia un Grumello del 1986, ma in cantina si conservano delle bottiglie che risalgono ai primi del Novecento prodotte per autoconsumo. Accanto ai tre piccoli appezzamenti del quartiere Scarpatetti di Sondrio (mezzo ettaro), tra cui la vigna Castello ai piedi di Castel Masegra, i Marsetti hanno quattro ettari e mezzo nell’area dei Dossi Salati, tra cui l’ettaro e mezzo del cru Le Prudenze, che s’inerpica dai 450 fino a raggiungere i 680 metri di quota.

Le espressioni aziendali

Il Valtellina Superiore Grumello Vigna Le Prudenze matura per due anni nel rovere piccolo e mette a frutto i suoi terreni granitici e argillosi in un assieme di struttura e profondità. Più stilizzato e dinamico il Valtellina Superiore Grumello, che nasce dai tre ettari e mezzo della zona storica del Grümèl. Il vigneto storico della famiglia, riscattato agli inizi del Novecento dal bisnonno Antonio e dal nonno Angelo, poco più di un ettaro proprio sotto il castello, ha 200 metri di dislivello: ci vogliono 25 minuti per risalirlo e l’elicottero per la vendemmia perché la teleferica non ci arriva. È un assieme imponente di massi e rocce sporgenti, di pietrami e terrazzi, di linee ondulate e fratte.

vini di montagna Valtellina Grumello Arpepe
Le vigne da cui nasce il Valtellina Superiore Grumello Riserva Sant’Antonio viste dal Castel Grumello © AR.PE.PE

AR.PE.PE, ciò che s’intende per classico

Oggi il nome AR.PE.PE è oggetto di culto, ma fino a poco tempo fa i rossi di questa celebre cantina del Buon Consiglio di Sondrio erano giudicati troppo austeri e tradizionali per i lunghi affinamenti nelle botti. Eppure Arturo Pelizzatti Perego è stato per la Valtellina quello che Bartolo Mascarello o Giuseppe Rinaldi sono stati per il Barolo: conservatori, visionari o apripista a secondo delle prospettive di chi li guardava, ammirava o giudicava. In definitiva, dei “classici” da cui non si può prescindere. Intransigenti, rigorosi, radicali, soprattutto nei momenti in cui il resto del mondo andava in un’altra direzione.
Il primo Rocce Rosse di Arturo Pelizzatti Perego, annata 1984, uscirà dopo sei anni trascorsi in botti di castagno, rovere e acacia, assecondando la naturale inclinazione della chiavennasca a maturare lentamente. Seguono tuttora questa direzione i figli Isabella, Emanuele e Guido, che rappresentano la quinta generazione di famiglia e continuano l’opera del padre dopo la sua prematura scomparsa nel 2004 all’età di 62 anni. Se i loro Sassella (a partire proprio dal Rocce Rosse per arrivare alle altre due importanti RiserveNuova Regina e Ultimi Raggi – per tacere della Stella Retica, tutti Valtellina Superiore) sono più famosi, non meno territoriali e identificativi (anzi) sono i loro Grumello.

Rocca de Piro e Riserva Sant’Antonio

Il Valtellina Superiore Grumello Rocca de Piro, che esce nelle annate in cui non vengono prodotte le Riserve, trascorre 110 giorni sulle bucce, 18 mesi in botte grande e quasi due anni in bottiglia prima di uscire sul mercato: è il trionfo del fiore di rosmarino, della trasparenza aromatica, della sottigliezza tannica. Il Valtellina Superiore Grumello Riserva Sant’Antonio nasce dai due ettari del Risc di Sassina, tra i 450 e i 500 metri di altitudine, dove il Grumello diventa più caldo e generoso per i terreni meno sciolti e più argillosi: le vigne si trovano sotto la chiesa di Sant’Antonio, dove Arturo e Giovanna si erano sposati il 4 settembre del 1969. Ricami olfattivi di viole, di fiori e di foglie autunnali introducono un palato pieno, asciutto, profondo.

La storia della Riserva Buon Consiglio

In produzione dal 1989, il Valtellina Superiore Grumello Riserva Buon Consiglio proviene da quasi due ettari e mezzo di terrazzamenti tra i 350 e i 400 metri di quota. «Papà vinificava in acciaio e cemento, e solo dopo metteva il vino in botte, mentre oggi partiamo subito dal legno, che ci permette una migliore integrazione con il frutto e meno magrezza nel vino» dice Isabella. «Il Grumello è la prima zona che vendemmiamo» ricorda Emanuele. Il vino ha classica veste granato, profumi floreali, sentori di erbe aromatiche (timo, mirto), note balsamiche, riflessi di ciliegia, fittezza di trasparenze balsamiche, gusto fresco, contrastato, stilizzato, continuo, con spinte sapide e un tannino dal raffinato ordito. Nel tempo sa essere terroso, pietroso, arioso, balsamico (quando si librano la menta, l’eucalipto, la canfora). Il tannino è un intaglio nella roccia: grintoso, persistente, implacabile.

Uno scorcio delle vigne di Giorgio Gianatti © M. Zanichelli

La vocazione di Giorgio Gianatti

«Non sono un enologo, non sono un sommelier e non ho preparazione tecnica. Sono solo un contadino» dice di sé Giorgio Gianatti. Sessantuno anni, nato in casa, a Montagna in Valtellina, da una famiglia di agricoltori, dopo le scuole medie vuole fare ragioneria ma non ha molta voglia di studiare e comincia a lavorare in campagna. La vigna è il suo habitat naturale. Ha messo insieme un gruzzolo di appezzamenti arrivando a due ettari abbondanti, tutti nel Grumello. «Un anno ho speso 10.000 euro per comprare la terra e 6.000 di rogito perché li ho dovuti acquistare da quattro diverse persone». Altitudine tra i 450 e i 550 metri, esposizione sud-est, vigneti inerbiti allevati a doppio archetto valtellinese. La bottiglia è il suo orgoglio. La prima che ha prodotto è stata la 1983.

Il Grumello rappresenta la tradizione

Per il Valtellina Superiore Grumello San Martino, Giorgio raccoglie con qualche giorno di anticipo rispetto alla vendemmia tecnica i grappoli più spargoli, lasciandoli poi in solaio per una quarantina di giorni e pigiandoli verso la metà di novembre. Il vino, che ricalca il metodo dello Sforzato, matura per un anno e mezzo in tonneau. Presenta note di frutta rossa candita, accompagnata da sfumature balsamiche, un palato voluminoso, intenso, vellutato. Più rigoroso il Valtellina Superiore Grumello, il vino tradizionale della casa, che trascorre un anno e mezzo in botte grande ed esce quando è pronto, anche a distanza di qualche anno dalla vendemmia. Profumi di viola, lampone, fiori secchi, palato succoso, tonico, con sensazioni di alloro e mirto, e un afflato montano che rinfresca e seduce. Finale roccioso, agrumato, persistente, dal tannino filigranato.

Foto di apertura: © Massimo Zanichelli, elaborazione grafica foto di apertura © V. Fovi

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© Riproduzione riservata - 03/06/2024

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