Vini di Montagna (5): la Valtellina – sottozona Sassella
Dopo Maroggia, la panoramica della produzione eroica della Valtellina prosegue tra i terrazzamenti e i muretti a secco della Sassella, luogo di roccia di nome e di fatto. In tutto 130 ettari di vigne abbarbicate fino a 600 metri di altezza.
Il nome non mente: la Sassella è luogo di roccia. Pura e nuda roccia: emergenza rocciosa, sporgenza rocciosa. Erta, scoscesa, aggettante. La terra è poca, i sassi e i massi sono prominenti. Questa sottozona della Valtellina si sviluppa lungo 130 ettari vitati tra le montagne di Castione Andevenno e la parte occidentale dell’abitato di Sondrio a quote che dai 270 arrivano ai 600 metri.
Una parete colossale di roccia
Anche laddove l’altitudine è modesta, gli strenui terrazzamenti e le aspre pendenze testimoniano la sua piena appartenenza alla viticoltura montana più estrema. Il santuario della Madonna della Sassella, arroccato su uno sperone roccioso, ha una funzione di spartiacque geografico tra la parte occidentale, quella di Castione Andevenno e dei suoi Grigioni, dove i vini godono di una frazione in più di colore e frutto, e quella orientale, considerata storica, che dal piccolo borgo di Triasso si estende all’ex convento di San Lorenzo: qui i rossi diventano più coriacei e verticali.
Walter Menegola, vignaiolo-ristoratore
Ristoratore con La Tavernetta e produttore di vino con la cantina che ne porta il cognome, Walter Menegola appartiene a una famiglia di vignaioli castionesi la cui tradizione risale al 1850. Iperattivo, Walter adora la sua terra, di cui non smetterebbe mai di parlare. Ha tre ettari di vigna terrazzata strappata alle montagne lungo scale che sembrano scolpite in posizioni sfiancanti (qui si vendemmia ancora con le brente) tra i 400 e i 500 metri.
Il Valtellina Superiore Orante trascorre quattro anni in cantina, di cui due in botte grande, prima di uscire sul mercato. Profuma di roccia calda, erbe aromatiche, viole. Il sapore ricorda gli arbusti, la pietra fumigante, la superficie scabra di un sasso. Il Valtellina Superiore Sassella Rupestre proviene da un vigneto di proprietà della madre (40 centimetri di terra su roccia pura, viti di 65 anni d’età). Matura per due anni in botte grande. Ha profumazioni montane di rocce riarse, rosmarino, note balsamiche, un palato pieno e tonico dai contorni speziati.
Lieviti selezionati solo per lo Sforzato
Nasce invece da viti centenarie il Valtellina Superiore Sassella Riserva: 40 mesi di botte grande e 36 in bottiglia per un vino roccioso al naso e maturo al gusto che nel tempo si apre alle foglie autunnali, al sottobosco, all’ariosità della menta. «I vini fermentano tutti spontaneamente. ci sono tanti lieviti, e nobili, sulle bucce della chiavennasca che è inutile ricorrere agli altri. L’unica eccezione è lo Sforzato, dove usiamo i lieviti selezionati, perché quelli indigeni arrancano». Si chiama Pergiulio, è dedicato al nonno ed è prodotto con uve fatte appassire fino ai primi di dicembre, con malolattica in acciaio, un anno di barrique nuove, un anno di botte grande e due anni di bottiglia. Ha colore granato fitto, profumi di frutta candita e di noce moscata, un sorso intenso ed equilibrato.
Alfio Mozzi, dai cantieri alla vigna
Classe 1972, Alfio Mozzi ama la corsa, il vento, la montagna. Da ragazzo non gli piaceva lavorare in campagna, star dietro alle vigne; di certo non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato un produttore di vino. Accade nel 1998, dopo aver lavorato come fabbro e nei cantieri. Accorpa le vigne dei bisnonni, evitando i problemi relativi al frazionamento. Oggi gli ettari sono tre e mezzo con vigne che dai 350 si spingono fino ai 600 metri di quota.
Nato nel 2010 dal corpo vitato dietro la Ca’ Bianca di Castione Andevenno, sua abitazione nella zona dei Grigioni, il Valtellina Superiore Sassella Grisone fa fermentazione spontanea in acciaio, va in legno per caduta e trascorre due anni di maturazione in botte grande. È un Sassella nitido e frontale, contornato da fragranze floreali (viola, genziana), sentori di erbe aromatiche, note di arbusti, input rocciosi, con un palato che è succoso e mordente, stilizzato e penetrante.
La Riserva e lo Sforzato
Il Valtellina Superiore Sassella Riserva Grisone, prodotto dal 2011 solo nelle annate che lo permettono, trascorre tre anni nel legno: ha respiro classico, trasparente, profondo, coniuga un frutto maturo con un senso di roccia, le spezie ai fiori, mentre un tannino intransigente sorregge tutta la struttura. Tra i 500 e i 650 metri di quota, in frazione Moroni, Alfio ha piantato vigne dove c’erano dei boschi: ciglioni a girapoggio con archetti valtellinesi.
«Prima avevo il guyot, ma non mi convinceva, così sono passato al doppio capo a frutto con i grappoli ben staccati tra loro. Con il girapoggio si fa un po’ meno fatica e l’uva matura meglio e prima rispetto al rittochino, perché il filare diventa un pannello solare». Lo Sforzato di Valtellina nasce dalla selezione accurata di uve sane da grappoli spargoli fatti appassire fino a Natale. Espone una profondità olfattiva di prugna, frutta rossa candita e spezie, un palato denso, tonico, con fresche note balsamiche, un allungo fluido e continuo che accorpa magnificamente un alcol vigoroso.
Triasso e Sassella, una cooperativa privata
«Lo abbiamo perfino messo nello statuto: chi vuole venire con noi deve avere le vigne qui, nella zona storica della Sassella. L’età media delle viti è di circa 40 anni, ma ci sono anche ceppi centenari». Nato nel 1959, ex operaio ed ex ferroviere, Donato Ruttico – stazza fisica massiccia, gran lavoratore, spirito laconico – ha le idee molto chiare sulla sua creatura, la Cooperativa Agricola Triasso e Sassella (privata, non sociale), che ha fondato nel 2004 insieme ad alcuni parenti e alle loro mogli, compresa la propria, la cui famiglia possedeva il fondo vitato da cui è partita l’impresa.
Oggi gli ettari a Triasso, villaggio dal fascino d’epoca situato sopra il Santuario della Sassella a 450 metri di quota, sono tre e mezzo, sparpagliati alle pareti rocciose. La Cooperativa non produce Rosso di Valtellina né Sforzato. Il Valtellina Superiore Sassella I Ciaz nasce nel 2013 da alcune dei lembi più isolati di vigneto a 500 metri d’altitudine, minuscoli terrazzi aggrappati alla montagna. «È un toponimo, e significa “piccola piazza”, “piazzetta”, cioè un terrazzo molto piccolo». Quindici mesi di botte grande nella minuscola cantina scavata nella montagna per un profilo di roccia calda, di erbe d’altura, di fiore di rosmarino, di scansione gustativa sapida e grintosa.
Solo uve perfette per la produzione Sassi Solivi
Prodotto dal 2004, il Valtellina Superiore Sassella Sassi Solivi proviene invece dalle vigne ghiaiose della parte inferiore con basse rese e 14 mesi in botte. Il colore essenziale e trasparente introduce all’olfatto un fumigare di legni arsi, poi arbusti e accensioni di fiori, con un palato che vibra di contrasti e sapori, di austerità e intransigenza. «Facciamo fermentazioni spontanee e aggiungiamo pochi solfiti. Voglio uve perfette, selezionando i grappoli sani e maturi, togliendo gli acini che non vanno bene». C’è anche il Valtellina Superiore Sassella Riserva Sassi Solivi, nato nel 2009 e prodotto solo nelle annate favorevoli con una raccolta delle uve a novembre più una quota di grappoli fatti leggermente appassire per circa tre settimane, senza che tutto questo trapeli nel vino. Di limpido colore granato, ha un naso dalle soffusioni d’eucalipto che elargisce ampie effusioni balsamiche, mentre il sorso si allunga roccioso, tonico, rinfrescante, continuo.
Foto dell’articolo © Massimo Zanichelli, elaborazione grafica foto di apertura © V. Fovi
Tag: Alfio Mozzi, Donato Ruttico, Sassella, Valtellina, vini di montagna, Walter MenegolaPer scoprire gli altri vini di montagna clicca qui+
© Riproduzione riservata - 03/04/2024