Verduno Pelaverga o di Saluzzo. Qual è la differenza?
Un tempo si pensava vi fosse un solo tipo di Pelaverga, ma trent’anni fa uno studio appurò delle differenze tra il Pelaverga di Verduno (Pelaverga piccolo) e quello delle Colline Saluzzesi (grosso), probabilmente per una mutazione genetica spontanea. «Prima di questa scoperta si attribuivano i diversi caratteri del Pelaverga al terroir, ma appurato che si tratta di due cloni differenti, ecco che i tratti distintivi del nostro Verduno si differenziano da quelli di Saluzzo anche per la diversità dei vitigni». A parlare è Fabio Alessandria, enologo e patron dell’azienda Comm. G.B. Burlotto di Verduno, che può essere considerata paladina del Verduno Pelaverga Doc.
Le differenze fra le due versioni
Ben le spiega Fabio: «Il nostro Pelaverga unisce piacevolezza a carattere; al naso sa di pepe, fragoline ed erbe aromatiche; a tratti si fa anche floreale. Un vino beverino ma ricco di complessità; tanto è vero che in bocca ha polpa, alcol, ma anche una corroborante freschezza. Un nettare gastronomico perfetto con pesci importanti, primi piatti al ragù e carni bianche. Senza nulla togliere a quello saluzzese, quest’ultimo è meno complesso, meno strutturato, più semplice e immediato».
Il Verduno Pelaverga salvato dall’estinzione
Ci si potrebbe domandare, date tali caratteristiche di piacevolezza, come mai la sua diffusione sia così contenuta: «In verità, dagli anni Ottanta il Verduno Pelaverga sta avendo un lento ma costante sviluppo; il problema è che la Doc è poco estesa e più di tanto la produzione non può essere aumentata, oltre al fatto che a Verduno non esistono aziende di grandi dimensioni. Va pure ricordato che negli anni Settanta il vitigno era quasi estinto, lo vinificavamo solo noi, in quantità simboliche, per poi essere rilanciato successivamente negli anni Ottanta grazie agli studi dell’Università di Torino in collaborazione con il Seminario Permanente Luigi Veronelli».
In foto: vigne a Verduno
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© Riproduzione riservata - 28/06/2017