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Valoritalia: giù i rossi, su gli spumanti

25 Giugno 2025 Alessandro Torcoli
Valoritalia: giù i rossi, su gli spumanti
Gli spumanti crescono del +5% © Consorzio Franciacorta

Il rapporto annuale della principale azienda di certificazioni vinicole (53% delle Dop e Igp) è prezioso per capire dove va il vino italiano: il mercato tiene ma sono troppe le Doc fantasma. Ottime le performance del Prosecco (soprattutto Doc) e dell’Alta Langa. Meglio le Doc delle Docg in generale. Interessanti le elaborazioni delle oltre 50 mila analisi annuali che restituiscono un dato davvero inatteso: il tenore alcolico medio dei vini è diminuito.

Il 23 giugno, nella neoclassica Casina Valadier al Pincio (Roma), Valoritalia, azienda leader nella certificazione vitivinicola, ha presentato il suo rapporto annuale e una ricerca di Nomisma-Wine Monitor centrata sul mercato canadese. «Il 2024 non è stato un anno memorabile, ma nemmeno negativo, considerando il contesto», ha dichiarato il presidente Francesco Liantonio. «Inoltre, se è vero che in un anno abbiamo perso il -0,46% delle bottiglie, rispetto al 2019 (pre-pandemia) sono aumentate del +1,4%, in termini assoluti oltre 100 milioni».

Valoritalia
Il senatore Giorgio Salvitti, il presidente di Valoritalia Francesco Liantonio e il moderatore della conferenza Giorgio Dell’Orefice, giornalista del Il Sole 24 Ore

Cambiano le preferenze e anche i vini

Valoritalia certifica il 53% della produzione Doc e Ipg e copre totalmente alcune regioni. Sono due gli aspetti per cui il rapporto è interessante: le tendenze di consumo e quelle di prodotto. Grazie al numero di analisi chimiche svolte (50.909 nel 2024) sono molti i dati significativi, che raccontano come sta cambiando il vino, per il clima o altro. Vediamo i punti salienti di entrambi i versanti, domanda e offerta. Studiando l’andamento dei vini a Do (denominazione di origine), i dati più evidenti – e in linea con l’andamento degli ultimi anni – sono il calo dei rossi (-6,8%) e la crescita degli spumanti (+5%): tira il Prosecco (la Doc segna un +7% sul 2023), ma anche la piccola Asolo si fa notare con un +50% (per quanto, partendo da numeri minuscoli) e l’Alta Langa in Piemonte segna un +9%. Leggera frenata per la Docg Conegliano Valdobbiadene (-2,6%). In generale, si segnala per il terzo anno un calo delle Docg (tra i 2 e i 3 punti percentuali), provocato probabilmente dal peso che hanno i rossi (a loro volta in discesa) nella categoria.

Troppe Doc minuscole o peggio, fantasma

Francesco Liantonio lancia un allarme riguardo all’eccessiva concentrazione produttiva in poche Denominazioni di origine (Do): «Le prime 20, su 407 tra Docg e Doc, rappresentano l’84% dell’imbottigliato, le prime 40 addirittura il 93%. Non è sostenibile, è un punto di debolezza del sistema» ha commentato. «Solo 17 Do superano i 100 milioni annui di prodotto commercializzato, 86 sono sotto il milione», ha aggiunto Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia. A questi numeri si aggiunga l’evidenza che molte Do ormai esistono solo sulla carta, non sono rivendicate. Restano solo un peso per gli studenti dei corsi di sommellerie, che devono impararle a memoria per non trovarle in nessuna enoteca. Battute a parte, pur essendo un problema, per il presidente Liantonio «le piccole Doc sono anche un patrimonio della nostra viticoltura». È altresì necessaria una riorganizzazione, per far vivere e prosperare i vini a Do che rappresentano questo patrimonio. Secondo Liantonio, che è anche presidente di un Consorzio (Castel del Monte Doc, ndr), sono necessari organismi di tutela di una certa dimensione, in modo tale da aprire le porte alla finanza.

I vini sono sempre più alcolici? È falso

Veniamo dunque a un altro aspetto curioso, che riguarda i cambiamenti del vino stesso, considerando le quasi 300mila analisi realizzate dal gennaio 2018 che riguardano i parametri contemplati nei disciplinari di produzione, come alcol, acidità totale, acidità volatile, estratto secco. I dati consentono di individuare le tendenze di lungo periodo e le principali caratteristiche chimiche delle singole annate di ogni denominazione. Ecco, c’è un dato su tutti che ci ha fatto saltare sulla sedia, davvero inatteso: dal 2017 è diminuito il tenore alcolico medio dei vini. In particolare, tra le ultime dieci annate, si è toccato un picco nel 2015 (media 13,85% Vol.), mentre nel 2023 era di 11,97% Vol. Ma è aumentata, dal 2017 in poi, la deviazione standard, che in statistica registra la variabilità dei dati: ciò significa – secondo Valoritalia – che vi sono Denominazioni più virtuose, che hanno imparato a gestire il cambiamento climatico (e in particolare l’innalzamento delle temperature). Curiosando tra le preziose tabelle (qui potete scaricare il report completo), si nota ad esempio un contenimento del tenore alcolico a Bolgheri o le medie più basse della Barbera del Monferrato rispetto a quelle di Asti e di Alba.

Per noi conta l’origine, per altri il brand

Veniamo, infine, alla ricerca di Nomisma – WineMonitor, che ha coinvolto 147 imprese vitivinicole, e oltre 2000 consumatori tra Italia e Canada (focus dell’anno). Il 47% delle aziende italiane esportatrici negli Usa dichiara di aver messo già in atto strategie per diversificare i mercati extra-Ue individuando, tra i Paesi più promettenti, Canada, Regno Unito e Giappone. L’indagine ha inoltre messo a confronto i consumatori italiani e canadesi in termini di comportamenti di acquisto. Nel nostro Paese il principale motore di scelta resta il territorio (Denominazione d’origine), mentre in Canada si dà più valore alla marca. Per quanto riguarda le attese degli acquirenti sul prossimo triennio, la ricerca evidenzia in entrambi i Paesi l’ulteriore crescita degli spumanti e dei vini low alcol. I canadesi, tuttavia, rispetto agli italiani, mostrano un maggiore interesse per i rosé e per la mixology (74% degli intervistati la ritiene una tendenza in aumento a fronte del 56% degli italiani). Infine, i canadesi sono più sensibili alle bottiglie di vetro leggero che salvaguardano l’ambiente (78% del campione contro il 65% degli italiani).

Per tutti conta la sostenibilità

Un’ultima curiosità: nell’area dei temi green oggi i consumatori sono più sensibili alle certificazioni di sostenibilità (come Equalitas, Viva, ecc, ndr) rispetto a quelle del biologico. E quella delle certificazioni green è la principale tendenza: considerate prioritarie sia per i consumatori italiani (81%) sia per quelli canadesi (74%). E il tema risulta rilevante anche per le aziende del nostro Paese, dove il 42% dichiara di aver già messo in atto iniziative concrete sul tema e il 26% è certificata con uno standard di sostenibilità.

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