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Travaglini: sostenere la natura

15 Settembre 2009 Roger Sesto
Se si parla di Gattinara, considerare Travaglini è un obbligo. Qual è la loro filosofia e il segreto della longevità dei vini, chiediamo subito a Cinzia Travaglini: «La nostra convinzione, ormai diventata purtroppo luogo comune, è che il vino di qualità si fa in vigna; poi ci sono tecniche di vinificazione all’avanguardia, che vanno ben calibrate e fuse con elementi più tradizionali: per esempio il controllo delle temperature in vasche di acciaio. Il segreto della longevità? Sta nella natura, grazie a un suolo acido e ricco di minerali e a un microclima ventilato, asciutto e con escursioni termiche elevate, oltre al fatto di lavorare Nebbiolo in purezza. Per questo ci permettiamo di conservare in cantina bottiglie anche molto vecchie». Le chiediamo di raccontarci delle annate più interessanti della sua Riserva di Gattinara. «Mi sentirei di citare i seguenti millesimi, tutti grandissimi e ancora oggi in condizioni esemplari: 2000, 1999, 1997, 1996, 1995, 1989, 1985, 1978, 1967 e 1958: annata d’esordio. La 2000 è stata grande, molto elegante, l’alternanza di giornate calde, ma ventilate a piogge serali ci ha regalato un gran vino. 1999 e 1997 hanno affinità, entrambe molto calde, hanno partorito prodotti di grande struttura. La 1996, appena meno corpulenta, è tutta all’insegna dell’eleganza e dell’evoluzione. Il fine 1995 è il primo buon millesimo degli anni Novanta. 1989 e 1985 sono due annate davvero importanti, capaci di coniugare potenza a struttura. Oggi il 1985 è ancora un vino giovane! Quella del 1978 è stata una vendemmia che ha saputo regalare vini che oggi sprigionano un evidente goudron, molto raffinati, ricchi di note terziarie. La 1967 è soprattutto un discorso affettivo, coincide con il mio anno di nascita. Ma la vera annata del cuore e la 1958, ancora viva e dotata di intriganti profumi».

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