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Terre Cevico, il gigante romagnolo del vino cambia pelle

Terre Cevico, il gigante romagnolo del vino cambia pelle

Varate le modifiche allo statuto: da consorzio a cooperativa di primo livello. Il presidente Nannetti: «Un cambio per raccogliere le sfide competitive del mercato e fronteggiare l’instabilità crescente degli scenari geopolitici».

Un nuovo assetto per «far fronte alle dinamiche di mercato sempre più aggressive e all’instabilità crescente degli scenari geopolitici degli ultimi anni». Terre Cevico, realtà associativa nata nel 1963 in Romagna è oggi uno dei principali player del settore vinicolo a livello nazionale, e ha deciso di cambiare pelle, varando modifiche statutarie che, nella sostanza, la trasformeranno da consorzio cooperativo (o cooperativa di secondo grado) a cooperativa di primo grado, con una dimensione maggiormente integrata con la base produttiva.

Incorporazioni e un nuovo cda

Il passo ufficiale, già preannunciato in occasione dei festeggiamenti per il 60esimo compleanno lo scorso luglio, ha preso forma durante la duplice assemblea straordinaria di Lugo, nella quale sono stati approvati anche i progetti di incorporazione delle cooperative Le Romagnole, Winex, Romagnole Due e delle aziende controllate Due Tigli, Enoica e Rocche Malatestiane. L’assemblea ha poi nominato il Cda che entrerà in funzione dal primo gennaio 2024, con gli effetti legali dell’operazione, e che sarà composto da Alberto Asioli, Emanuele Babini, Lino Bacchilega, Flavio Cattani, Franco Donati, Fabio Foschi, Marco Lanzoni, Marco Nannetti, Gianni Raffoni, Daniela Ravaglia, Gregorio Vecchi, Maddalena Zortea. Il nuovo presidente, individuato tra i soci produttori, sarà nominato dal Cda nella prima sessione del 2024, mentre Paolo Galassi è stato confermato come direttore generale.

Sesta cooperativa del vino d’Italia

Terre Cevico è un gigante del vino. Escludendo i grandi gruppi privati (Argea, Italian Wine Brands, Gruppo Santa Margherita, Marchesi Antinori, Fratelli Martini e Zonin) con 168 milioni di euro nel 2022 è la cooperativa col sesto fatturato più alto in Italia dopo Cantine Riunite – Giv (698,5 mln), Gruppo Caviro (417,4), Cavit (264,8), La Marca (235) e Mezzacorona (213,4) secondo l’ultima classifica stilata da Mediobanca.
Vanta un sistema produttivo che comprende circa 2.200 soci viticoltori in Romagna (oltre 5 mila in totale), 6.700 ettari di vigneto, 23 unità produttive, 5 impianti di imbottigliamento, nove aziende, un bilancio consolidato passato da 54 milioni di euro nel 1993 ai 175 milioni attesi nel 2023 e una quota export (in 70 Paesi) che vale il 41% del fatturato. Una realtà con profonde radici in Romagna, dalla pianura ravennate alle colline riminesi a Casola Valsenio, passando per i territori di Forlì e Faenza, ai terreni sabbiosi del Parco del Delta del Po a nord-est. Con le cooperative Le Romagnole, Cantina dei Colli Romagnoli e Agricole Braccianti rappresenta l’anima storica di una filiera produttiva che oggi anche con propaggini in Emilia, Veneto, Venezia Giulia e Puglia.

Cambio nel modello organizzativo

In questi anni Terre Cevico si è strutturata come consorzio di secondo grado, «fornendo servizi tecnici e commerciali alla propria base sociale, creando opportunità di sviluppo verso nuovi prodotti e mercati, innovando sempre, in ambito agronomico, enologico e tecnologico», sottolinea Marco Nannetti, presidente del gruppo dal 2017. «Ma oggi sentiamo l’esigenza di accelerare ulteriormente per sviluppare il gruppo mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei nostri viticoltori soci».
La transizione sarà dunque verso un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola, un nuovo assetto che da Consorzio porterà Cevico ad essere definitivamente cooperativa agricola di primo grado, con il socio viticoltore protagonista e sempre di più al centro del sistema d’impresa. «Le dinamiche competitive sempre più aggressive e l’instabilità crescente degli scenari geopolitici degli ultimi anni impongono scelte profonde e adeguati assetti organizzativi delle imprese. Per noi la sfida è duplice. Vogliamo sempre più evolvere con logiche d’impresa competitiva coltivando contemporaneamente i principi cooperativi dell’etica del lavoro, della solidarietà, del rapporto mutualistico e della sostenibilità. Tutto questo è alla base del piano Industriale che affianca il riassetto societario del Gruppo».

Foto di apertura: Il nuovo Cda di Terre Cevico che entrerà in carica dal 1° gennaio 2024 © Terre di Cevico

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© Riproduzione riservata - 04/11/2023

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