Serata Vip per Riccardo Cotarella a Milano
Ieri sera è stata presentato a Milano, nelle sale dell’hotel Westin Palace, Riccardo Cotarella. Quasi un ritratto, il libro-intervista scritto da Nino D’Antonio e pubblicato da Città del vino. Un incontro-conferenza al quale hanno partecipato giornalisti e imprenditori vinicoli, oltre a molti appassionati, ha anticipato la maxi degustazione dei vini da vitigni autoctoni, ultima passione del grande enologo, prodotti dalle numerose Cantine con cui collabora. Presenti tra gli altri Silvia Imparato, Roberto Colla, tanti produttori vinicoli noti, ma anche gli emergenti (come produttori, s’intende) Gianmarco e Letizia Moratti.
LA PASSIONE DI UNA VITA – Tutto, evidentemente, ruotava intorno al mondo di Riccardo Cotarella del quale sono emersi pregi e difetti, bonariamente espressi ad esempio da Cesare Pillon o dalla “vigneron-fotografa” Silvia Imparato. Quali? Quello d’essere “umano, troppo umano”, passionale, curioso, forse un po’ troppo, col rischio di correre sempre qualche metro troppo avanti. Lo ha ammesso egli stesso, ricordando come durante la stesura del libro fosse l’autore Nino D’Antonio a riportare in carrerggiata l’intervistato che estrosamente passava da un entusiasmo all’altro. A parte ciò, la sintesi di quanto espresso dagli amici coglie uno stile nel fare vino, che passa attraverso l’anima di chi lo vuole realizzare, cioè il produttore, non l’enologo, che nel caso di Cotarella è amico e consigliere che si muove con esperienza e sensibilità tra i desiderata del committente, come un artista rinascimentale.
TRA I VINI IN DEGUSTAZIONE – Passando al concreto, abbiamo approfittato per sosrseggiare qua e là qualche vino… come i Vermentini, uno di costa, il Solosole prodotto da Poggio al Tesoro (l’azienda bolgherese di Allegrini) e l’altro dell’interno, il Pian di Seta di Monterufoli nel Pisano (Saiagricola). Il primo intrenso e morbido, solare appunto, pur con una buona freschezza, il secondo più asciutto, sottile, freschissimo. Due mondo lontani, due espressioni di territorio e di stile produttivo: cioè, solo un esempio di quanto sia in grado di fare Riccardo Cotarella, in termini di interpretazione, e non con un Nebbiolo o un Aglianico, ma con il ben più umile Vermentino.
In anteprima per i nostri lettori, l’intervista esclusiva di Cesare Pillon a Riccardo Cotarella (per leggere clicca qui), tra poco in edicola con Civiltà del bere novembre-dicembre.
Tag: Cesare Pillon, Città del Vino, Monterufoli, Nino D'Antonio, Poggio al Tesoro, Riccardo Cotarella, Riccardo Cotarella. Quasi un ritratto, Silvia Imparato© Riproduzione riservata - 09/11/2012