Ricerca e tipicità dei vini del Trasimeno
Il futuro della Doc Colli del Trasimeno sta nella ricerca e nella tipicità. Questo il tema di fondo della due giorni che ha riunito a Castiglione del Lago amministratori, produttori, enologi, esperti e giornalisti nel tradizionale incontro che da alcuni anni organizza la Strada del Vino Colli del Trasimeno. Il seminario si è concluso con un convegno a Palazzo della Corgna, dal titolo “Clima e ricerca sul campo, la Doc Trasimeno si presenta”. È stata un’occasione di riflessione per individuare e valutare quegli aspetti che possano ulteriormente giovare al miglioramento qualitativo della vitivinicoltura locale e soprattutto alla riconoscibilità dei suoi vini.
LA SVOLTA: AFFINARE LA QUALITA’ – Attualmente la viticoltura del Trasimeno conta su circa 600 ettari vitati iscritti di cui però solo circa la metà rivendicati a Doc, per una produzione che nel 2012 ha fruttato 2.700 ettolitri di vino, con un’immissione sul mercato di circa 360 mila bottiglie. «Negli ultimi quindici anni il Consorzio di tutela», ha rivelato il suo presidente, Emanuele Bizzi, «ha lavorato molto per affinare la qualità rivedendo la base ampelografica con l’introduzione di vitigni internazionali e modificando parametri produttivi e di vinificazione, tra cui la diminuzione della produzione di uva per ettaro e gradazioni alcoliche più elevate. Negli ultimi cinque anni si sono raccolti i risultati di questo rinnovamento in vigna e in cantina».
PER TENERE L’ALCOL SOTTO CONTROLLO – Sul piano della ricerca, il professor Alberto Palliotti (Università di Perugia) ha parlato delle tecniche colturali per controllare in vigna l’alcolicità potenziale dei vini. «Fino a pochi anni fa», ha spiegato, «la preferenza dei consumatori era indirizzata verso vini più strutturati, di forte carattere territoriale e caratterizzati da elevati tenori alcolici. Oggi, due nuovi fattori, noti come global warming e bere consapevole, portano a riconsiderare gli attuali modelli produttivi, oltre a essere responsabili di un processo che per alcune aree vocate potrebbe voler dire perdere la propria vocazionalità, mentre altre che non lo erano potrebbero diventarlo».
ENOTURISMO 2.0 – Da parte sua il presidente della Strada del Vino, Roberto Berioli, ha posto l’accento sull’importanza del turismo enogastronomico per sottolineare la centralità della produzione vinicola nel territorio e per valorizzarla. Per questo motivo la Strada del Vino Colli del Trasimeno ha creato un’app per ricevere in tempo reale su smartphone e tablet informazioni utili su itinerari turistici, cantine e schede tecniche dei vini. “«Obiettivo di questa iniziativa», ha detto Berioli, «è portare gente nelle cantine del territorio, per raccontare la storia di ognuna e far entrare il consumatore in contatto diretto con il produttore».
ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO – La due giorni sul Trasimeno ha consentito agli ospiti anche di conoscere alcune importanti aziende vitivinicole (Castello di Magione, Berioli, Madrevite), così come di vedere all’opera uno dei più noti norcini dell’Umbria, Ivano Lisi, e di assistere a rievocazioni storiche rinascimentali e concerti della tradizionale rassegna “Bianco, Rosso e Blues”. In coda al convegno è seguita, infine, una degustazione dei vini dei produttori della Strada Colli del Trasimeno, al termine della quale ogni partecipante poteva eleggere il proprio “vino del cuore”.
Tag: Alberto Palliotti, bere consapevole, Colli del Trasimeno Doc, Emanuele Bizzi, global warming, ricerca, Roberto Berioli, Strada del Vino Colli del Trasimeno© Riproduzione riservata - 23/10/2013