In Italia In Italia Jessica Bordoni

Réva: una Cantina per tre enologi nel cuore delle Langhe

Réva: una Cantina per tre enologi nel cuore delle Langhe

Ossequio alla tradizione sì, ma quanto basta per essere liberi di sperimentare. Fondata soltanto sei anni fa, la Cantina Réva di Monforte d’Alba ha già avuto modo di far parlare di sé e sembra avere molto altro da dire.

Réva racconta la storia dell’imprenditore ceco Miroslav Lekes, wine merchant e collezionista di vini di prestigio, che nel 2012 si innamora di questo angolo di Langhe e decide di fare il grande salto, diventando produttore.

Una Cantina per tre enologi

Per il suo progetto sceglie un nome tanto semplice quanto essenziale – réva in slavo significa uva – e lo affida a tre giovani enologi piemontesi, tutti con un’invidiabile background professionale (al servizio di Elvio Cogno, Vajra, Oddero…), lasciando loro un ampio margine di autonomia e ricerca. Perché uno e non tre? Per garantire un flusso di lavoro continuo, un dialogo costante tra le varie fasi di produzione. Poi, ovviamente, nel tempo ciascuno si è specializzato: Gianluca Colombo si occupa più strettamente della Cantina. Gabriele coordina i ragazzi in vigna, mentre Daniele Gaia è alla direzione commerciale.

Daniele Gaia, direttore commerciale 

Produzione langarola bio

Nei nove ettari vitati tutto è volto alla valorizzazione delle uve tipiche del territorio, dal Dolcetto alla Barbera, fino al grande Nebbiolo. L’approccio è sostenibile e la produzione certificata biologica (dal 2018). La selezione delle uve viene realizzata in tre momenti: il diradamento verde in campo, la vendemmia effettuata da mani esperte e la cernita in cantina, dove si è deciso di vinificare in maniera tradizionale, con lunghe macerazioni, ma optando per fermentazioni a basse temperature (intorno ai 21-22° C), lieviti indigeni e affinamenti non invasivi in legno per permettere ai vini di esprimere eleganza e personalità.

Ecco le note di degustazione dei quattro vini assaggiati al Ceresio 7 lo scorso 13 giugno durante la presentazione aziendale organizzata per la stampa milanese.

Grey, Langhe Bianco Doc 2018

L’eccezione che conferma la regola. Grey è vino da uve internazionali, non auoctone, ma si rivela un ottimo biglietto da visita per mostrare la creatività del team Réva. Ecco il blend: 70% Sauvignon grigio, 30% Sauvignon blanc. Rarissimo e delicato, dopo alcune analisi condotte dall’Università di Asti, il Sauvignon grigio è risultato essere la varietà impiantata negli anni Ottanta (forse per sbaglio) in una vigna collinare di Diano d’Alba, che dopo l’acquisizione si era inizialmente pensato di espiantare in favore del Dolcetto. Nel 2013 una serie di micro-vinificazioni (in acciaio, legno, macerato) hanno convinto gli enologi a farne un bianco fermentato per il 30% in barrique vecchie (con sosta sulle fecce e batonnage) e il 30% in vasche di acciaio. A gennaio si procede con l’assemblaggio e a marzo con l’imbottigliamento.  Mineralità e lunghezza sono le chiavi di lettura di questo bianco inusuale che già mostra in nuce la sua promessa di invecchiamento con note di idrocarburi e nocciola. Il fruttato è tropicale, con ricordi di salvia, la bocca è scattante e fresca.

Barbera d’Alba Superiore Docg 2017

È il frutto di due vigne diverse, per terreno, età e posizione. Da un lato quella di Monforte d’Alba, località San Sebastiano; dall’altro quella di Novello, in sottozona Ravera. La macerazione in acciaio si protrae per 30 giorni e la malolattica viene effettuata per il 70% in botti di rovere e per il resto in tonneau e barrique usate. Affinamento di almeno in anno in botte grandi austriache. L’annata 2017, decisamente positiva per la Barbera, ha regalato un vino di ben 15% vol.: una pienezza e una struttura che il vitigno supporta molto bene, esprimendosi con una beva immediata, dal tocco leggermente dolce (ma si tratta di residuo zuccherino). Frutto rosso in primo piano, anche sotto spirito e buona agilità al palato. Da riassaggiare anche tra qualche anno.

Barolo Docg 2015

Un Barolo alla vecchia maniera, frutto dell’unione di diverse partite da quattro comuni (Barolo, Monforte, La Morra e Serralunga), che si è appena aggiudicato i 95 punti da Decanter. L’annata 2015, ancora fanciulla, è destinata ad entrare nell’olimpo per il re dei vini piemontesi. Vinificazioni separate che permettono di giocare sui tempi di macerazione, rigorosamente in acciaio. Malolattica per l’80% in botti grandi di rovere austriaco e per il 20% in barrique usate. Poi altri 24 mesi in botte, di cui 12 a blend già avvenuto, per regalare maggiore rotondità e piacevolezza. Naso importante di rosa, frutti rossi, tabacco dolce e polvere di cioccolato. Tannino profondo e levigato.

Barolo Ravera Docg 2015

Prodotto solo nelle annate top da una vigna di 65 anni situata nell’ultimo “corner” di quell’anfiteatro naturale che è il cru Ravera. La posizione, poco riparata dai venti, garantisce una notevole freschezza e minimizza il rischio di umidità e muffe per le piante. I suoli sono calcareo-argillosi alternati a marne e arenarie fossili. Da notare anche il clone di Nebbiolo, l’ormai raro Michet, i cui acini piccoli e spessi favoriscono la maturazione, garantendo tannini morbidi, a fronte di basse produzioni. In cantina 30-35 giorni di macerazione in acciaio, malolattica in botti di rovere austriaco per l’80% e in barrique usate per il 20%. Poi due anni di affinamento in botti. Un Barolo equilibrato, suadente, di grande pulizia, con un’acidità viva e una fitta trama tannica. Bella speziatura dove emerge ancora il frutto rosso, contornato da accenni di incenso, tostatura e caffè macinato.

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© Riproduzione riservata - 18/06/2019

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